Pubblico mondiale per “Un ballo in maschera” al Teatro San Carlo di Napoli, capolavoro di Verdi con Anna Netrebko nel ruolo di Amelia
Dopo il trionfo di “Tosca”, il Teatro di San Carlo registra il tutto esaurito alla prima e ad ogni replica de “Un ballo in maschera” con spettatori provenienti da tutto il mondo. Melodramma in tre atti, musica di Giuseppe Verdi, libretto di Antonio Somma, è tratto dal libretto “Gustave III, ou Le Bal masqué” di Eugène Scribe. -taglio- Produzione del Teatro Regio di Parma. La regia di questo moderno allestimento è a cura di Massimo Pizzi Gasparon Contarini, che ne firma anche la versione delle scene e dei costumi di Pierluigi Samaritani e il disegno luci. Le coreografie sono di Gino Potente. L’Orchestra e il Coro del Teatro di San Carlo, preparato da Fabrizio Cassi, sono diretti da Pinchas Steinberg. A causa della censura dell’epoca Verdi fu costretto a trasferire l’ambientazione italiana a Boston, sul finire del ‘600. Al centro dell’opera campeggiano i sentimenti, l’amore impossibile, la divinazione e le arti magiche, il tradimento, la vendetta, l’omicidio. “Un ballo in maschera” è un’opera magnifica nella fusione di grandi pagine musicali, drammaticità e profondità psicologica. “Un ballo in Maschera”, tra grand opéra e melodramma, è già una sorta di anticipazione dell’ “Otello” verdiano, e il compositore racconta i sentimenti attraverso il tema del mascheramento. Verdi, in quest’opera, attua una sperimentazione artistica, dopo aver assimilato le influenze parigine, con l’introduzione di grandi concertati, del ballo, di rondò e di momenti comici attraverso uno spirito shakesperiano, come in “Rigoletto”. Il Cigno di Busseto si apre ad un linguaggio orchestrale e armonica molto sottile, ad una vocalità più ampia e più libera. Ovazioni per Anna Netrebko che debutta nel ruolo di Amelia, personaggio complesso e tormentato, fortemente drammatico che il soprano affronta con grinta e capacità psicologica e teatrale. Una voce forte, dai favolosi acuti, poderosa e duttile, perfetta per la protagonista verdiana fragile e infantile. Da brividi l’interpretazione della romanza “Ma dall’arido stelo divulsa”, con le note cesellate e incanto di pianissimi, con il pathos nella romanza “Morrò, ma prima in grazia”, a lungo applaudita dal pubblico entusiasta. Al suo fianco un’altra voce strepitosa: quella di Ludovic Tézier nei panni di Renato, segretario e amico del conte. Il baritono possiede una voce duttile e possente, dal fraseggio perfetto, drammatica ed emozionante che conferisce grande spessore al personaggio, notevole nei tempi teatrali. Brillante anche il tenore Piero Pretti nel ruolo del governatore Riccardo, dalla voce potente e dalla tecnica perfetta, capace di calarsi con grande bravura nei diversi stati d’animo del personaggio.-taglio2- A lungo applaudita Elisabeth DeShong, al suo debutto sancarliano nei panni di Ulrica la maga, mezzosoprano di grande bravura e presenza scenica che campeggia in un antro scuro e demoniaco dall’atmosfera gotica. Evoca le forze del male, tenebrosa profetessa di sciagure, come mostra nell’esordio con “Re dell’abisso”, ma il suo timbro non è solo grave ma anche acuto e potente. Si sono alternati nelle diverse recite: Anna Netrebko, Oksana Dyka (Amelia), Piero Pretti, Vincenzo Costanzo (Riccardo), Ludovic Tézier, Ernesto Petti (Renato). Completano il cast Cassandre Berthon (Oscar, paggio), Romano Dal Zovo (Samuel, nemico del conte), Adriano Gramigni (Tom, nemico del conte), Maurizio Bove, (Silvano, marinaio), già allievo dell’Accademia di Canto del San Carlo, Massimo Sirigu (un giudice/un servo di Amelia). Rigorosa la direzione di Steinberg, impeccabile nei tempi e nei volumi, così come il plauso va al Coro ottimamente preparato da Fabrizio Cassi e all’Orchestra. Notevole anche la partecipazione della Scuola di Ballo diretta da Clotilde Vayer. Belle le scene, con le luci evocative che esaltano i sentimenti contrastanti dei protagonisti dell’opera. Cromatismi decisi e netti per i costumi, come il rosso degli abiti dei prelati, i paggi in bianco e le vesti dei protagonisti, di contro abiti dai colori più sfumati per le masse. Di grande effetto sono le bandiere inglesi della colonia del Massachusetts, la scalinata di corte, le ampie vetrate del palazzo del conte Riccardo e il grande leone, ma anche l’antro dell’indovina e l’orrido campo gotico avvolto nella nebbia tra croci e rovine. Scene di grande forza pittorica di richiamo caravaggesco e dei maestri fiamminghi. Dice Massimo Pizzi Gasparon Contarini: la musica, la pittura, la danza, il canto e tutte le arti sono, in realtà, un modo per esorcizzare la morte e darci la dolce illusione di diventare immortali”. Di certo eterne sono le opere verdiane, nella loro “Renaissance” universale che non ha mai fine.