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Tutta colpa del pipistrello

di Adriano Fiore

Numero 209 - Aprile 2020

Si intitola così il video divenuto virale in rete, in cui il regista e blogger indaga su come la pandemia da COVID-19 abbia potuto avere inizio, ponendo tante domande rimaste finora senza risposta


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Ha iniziato la sua carriera come fotografo di moda, entrando nel mondo del cinema nel 1982 con il suo primo lungometraggio “Summertime”. Trasferitosi a Los Angeles, ha poi lavorato come sceneggiatore e consulente narrativo, girando il film “Aaron Gillespie Will Make You a Star”, con l'attore Scott Caan. -taglio- Ritornato in Italia nel 2003 crea il sito web Luogocomune.net, impegnato nella divulgazione di teorie del complotto, come quelle che contestano il rapporto della Commissione sugli attentati dell'11 settembre 2001 o come la teoria sull'assassinio di John F. Kennedy, lo sbarco dell'uomo sulla Luna, le scie chimiche e tanto altro. Quando ci fu l’epidemia di Ebola in Africa, nell’autunno del 2014, pubblicò la notizia, uscita sul quotidiano Daily Observer in Liberia, che vedeva uno scienziato locale, il dottor Broderick, accusare apertamente gli americani di aver ingegnerizzato in laboratorio il virus dell’Ebola. Il suo video “Tutta colpa del pipistrello”, diventato virale sui social in questi giorni di crisi sanitaria, lo vede avanzare varie ipotesi su quello che ci potrebbe essere al principio del contagio, mettendo in relazione vari avvenimenti, documenti ed interviste. Al di là di quanto già riportato e mostrato, ecco il suo punto di vista.

Il suo video sostiene la tesi della mano americana dietro alla diffusione del Covid-19. Perché, però, gli americani lo avrebbero dovuto fare proprio ora?

“Non è che io posso affermare che sia stata fatta una operazione del genere. Io ho solo messo in fila alcuni elementi che rendono plausibile questa ipotesi, denunciata peraltro dallo stesso governo cinese. Allora o sono tutti complottisti, oppure hanno qualcosa in mano se consideriamo che è stato proprio il Ministro degli Esteri cinese a fare la dichiarazione, chiedendosi: ‘Non sarà che sono stati gli americani a portarcelo qui?’ Evidentemente avranno fatto dei ragionamenti per cui questa cosa se non altro è plausibile. C’è differenza tra suggerire un’ipotesi e fare dietrologia. Quindi non riesco a immaginare perché lo si faccia proprio adesso, bisognerebbe entrare nella testa di chi ha fatto questa cosa.”

Perché, dal suo punto di vista è più plausibile l’ideazione americana, e il consequenziale trasferimento in Cina del virus, rispetto alla tesi avanzata dagli stessi americani che si tratti di un esperimento cinese?

“Queste sono due ipotesi diverse. Il fatto che ci sia proprio a Wuhan, la prima città dove è scoppiata l’epidemia, un laboratorio scientifico dove si maneggia questo tipo di materiale, può far avanzare l’ipotesi che siano stati loro a perdere il controllo sull'esperimento. Bisogna, però, ricordare che questo laboratorio sebbene sia in Cina, non è un laboratorio cinese. È gestito infatti da una comunità scientifica internazionale, quindi la sua sede domani potrebbe tranquillamente cambiare. Per risalire a com'è andata un approccio efficace potrebbe essere quello di chiedersi ‘cui prodest?’. Questa domanda, come ben spiegato nel mio video ‘Tutta colpa del pipistrello’ ci conduce, attraverso una serie di avvenimenti e dichiarazioni, a poter pensare che forse, e sottolineo forse, gli Stati Uniti avevano calcolato la cosa, sbagliando i calcoli naturalmente, penando che i cinesi lo avrebbero contenuto, com’era stato per le ultime sei o sette epidemie che avevano avuto sul loro continente. Con molta probabilità, il fatto che il virus travalicasse i confini non poteva prevederlo nessuno. Forse, e sottolineo nuovamente forse, gli USA speravano di dare una botta all’economia cinese, in questo momento particolarmente delicato per gli equilibri delle economie internazionali, e poi invece la cosa ha preso dimensioni globali, anche per il fatto che siamo molto più globalizzati rispetto al passato, dando vita ad una vera pandemia. È chiaro che considerando che ora gli americani ce l’hanno in casa e che per loro è una ‘botta enorme’, viene da pensare che non sia possibile che l’inizio lo abbiano dato loro.”

Abbiamo ipotizzato alla volontà di colpire la Cina, ma se davvero il virus dovesse essere frutto di un’invenzione da laboratorio, l’obiettivo non poteva anche essere proprio quello di colpire più paesi come poi purtroppo si è verificato?

“Guarda, quando provi ad entrare nella testa di certi personaggi ti perdi, perché è gente che non ragiona normalmente. Non so se tu sai che io sono tristemente noto per aver denunciato la questione dell’11 settembre. Tante volte mi dicono: “Ma gli americani non si farebbero mai da soli una cosa del genere!” e questo è verissimo: gli americani, inteso come popolazione, sono sicuramente insospettabili, nessun essere umano ‘normale’ farebbe mai una cosa del genere a un suo simile. Ma qui non stiamo parlando del popolo ma di un manipolo di psicopatici. Gente che è talmente accecata dal potere e dal desiderio di controllo, che a loro non gliene frega niente di far morire 3000 persone nelle Torri Gemelle, perché il vantaggio che ne viene, dal loro punto di vista, è molto più forte. È difficilissimo entrare nella testa di questa gente. L’ipotesi della contaminazione intenzionale, volendo capire quali possano essere le motivazioni, è come cercare di ragionare nella testa di un folle. È come dire: ‘Perché secondo te Giovannino (nome ipotetico) che è folle ha fatto quell’azione? Non lo so, è folle!”

Questi di cui però lei parla chi sono? Chi sarebbero? Leggendo una sua precedente intervista ho visto che secondo lei non esiste una sorta di “club dei malvagi” a livello internazionale...

“Io, per la precisione, sostengo non che non ci sia un club, ma che non c’è un unico club. Per me esistono sicuramente dei gruppi di gente che in qualche modo si fanno anche la guerra tra di loro proprio per avere più controllo e più potere. Le ‘famiglie’, tra virgolette, non sono solo nella mafia, ma ci sono anche in quello spazio temporale chiamato potere, ovvero lì dove pensiamo ci siano i buoni. Per capirci, non c’è un gruppo, una setta con il cappuccio che si riunisce il giovedì pomeriggio in una cappella segreta a decidere del destino del mondo, quest’immagine la lasciamo ai romanzi. Esistono, invece, diversi gruppi di potere, che magari si combattono anche tra di loro. Ciò è molto più plausibile. Nel video del ‘pipistrello’ ho fatto una riflessione, ovvero che mentre noi siamo tutti qui a dannarci, c’è anche chi ‘rischia’ di guadagnare un miliardo e mezzo da questa operazione con il fondo di investimento ‘Bridgewater’. Non sto dicendo automaticamente che sono stati loro, sto solo portando questo esempio che ci dà la dimostrazione pratica che non tutti necessariamente durante le crisi soffrono. E torniamo alla domanda di prima ‘Chi ci guadagna?’. Finché non si approfondisce chi, quando, come e dove ci ha guadagnato, è molto difficile fare nomi o anche solamente indicare categorie di chi può esserci dietro a simili storie.” -taglio2- Gli americani direbbero “follow the money”, ma c’è qualcuno che indagherà veramente? Considerata la situazione mondiale, a chi dovrebbe toccare di trovare il colpevole?

“Non indagherà nessuno, e infatti questo è il problema. Gli unici potrebbero essere i giornalisti, cui rivolgo l’appello finale del mio video, soprattutto parlando a quelli delle grandi testate e network. Sono gli unici che hanno veramente i mezzi per scavare e andare a fondo, mettendo insieme i tasselli di questo puzzle così complicato, affinchè facciano qualcosa. Purtroppo però è una categoria di persone facilmente ricattabili, che facilmente si uniformano al pensiero dominante. Ci vuole coraggio per uscire fuori dal coro, e ci vuole altresì che tale coraggio sia condiviso anche dal Direttore della testata e dal suo Editore, che potrebbero benissimo dirgli: ‘Invece di pensare ai complotti va’ a casa e stai on tuo figlio!”. La risposta dunque alla domanda: ‘A chi tocca trovare il colpevole’, resta teorica. Purtroppo come detto, credo che non lo farà nessuno, ci sono troppi interessi in gioco.”

Scoperchiare il vaso di Pandora non è cosa da poco. Non crede che dietro certi “silenzi” ci possa essere la paura di ciò che potrebbe accadere se la verità diventasse di dominio pubblico? Abbiamo già visto risse nei supermercati e corse agli armamenti, potrebbe essere una strategia anche tacere. Che ne pensa?

“Sono due domande diverse, una è che se nelle alte sfere c’è chi sa: e la mia risposta è si, avendone avuto un ritorno diretto di ciò...”

Quindi c’è qualcuno che sa...

“C’è qualcuno che mi ha fatto sapere che la mia ipotesi avanzata nel video è tutt’altro che pellegrina.”

È una persona del mondo della politica o dell’imprenditoria?

“È del mondo delle persone che sanno. Non ha a che fare con l’imprenditoria e diciamo che quello che fanno queste persone non è politica specifica. Ma potrebbe anche avermi detto qualcosa di non vero o un parere personale.”

Riguardo invece l’opportunità di darne notizia?

“È implicita responsabilità di chi ha il potere. Ad esempio in relazione all’11 settembre magari qualche politico lo ha capito benissimo, lo ha capito anche subito che era tutta una messa in scena, fatta apposta perché serviva per andare a fare la guerra in Afghanistan ed in Iraq. Magari lo avevano addirittura anche letto nei documenti. Però a questo punto uno si domanda: ‘Posso lanciare un’accusa del genere che destabilizzerebbe completamente un paese?’. Prendiamo ad esempio il caso Kennedy, ormai tutti sanno che Kennedy è stato ucciso dalla Mafia e dalla CIA in una operazione congiunta. Chiunque abbia approfondito il caso Kennedy lo sa con certezza, perché ci sono stati anche i testimoni, ma ciò non significa che possa diventare una verità ufficiale. Perché la verità ufficiale destabilizzerebbe una grande nazione come gli Stati Uniti, quindi si devono fare i conti con le eventuali reazioni che potrebbe avere il pubblico. Faccio un altro esempio è diventato virale nelle scorse ore il video della puntata del programma TV ‘Leonardo’ di qualche anno fa, in cui si affermava che era stato possibile realizzare una manipolazione genetica per alterare un certo coronavirus in laboratorio. Su tale video si sono precipitati tutti i media, per smontare immediatamente questa ipotesi, con una fretta che è praticamente sintomatica: perché sono partiti in quarta tutti insieme? Perché evidentemente c’è un ragionamento di qualcuno che afferma, che ha ammesso che questa potesse essere un’ipotesi plausibile, ma che nessuno può permettersi che prenda piede. Anche se di tali comportamenti poi ognuno deve rispondere alla propria coscienza.”

Se la scelta tra silenzio e verità toccasse a lei, cosa sceglierebbe?

“Ho qui davanti a me in questo momento l’ultimo fotogramma del mio film sull’11 settembre, dove chiedo: ‘Se una persona che ha il potere arrivasse alla conclusione che l’11 settembre è stato un auto attentato, è più giusto, anche se antipatriottico, denunciare questo attentato, oppure tacere e lasciare che il popolo resti nell’ignoranza?’ Non penso di poter dare io una risposta definitiva. Personalmente opterei per la seconda, ossia per dire la verità, ma io non sono presidente di nulla, e forse per questo mai lo diventerò.”

Per concludere c’è anche chi rispetto al suo lavoro, alle sue tesi spesso si precipita a smontarle e a metterle in discussione, affermando che non hanno alcun fondamento. Cosa risponde a chi dice che sono tutte frottole e che è facile fare complottismo e dietrologia? “Io rispondo di solito che nei miei film non c’è nessuna tesi dichiarata. Ci sono solo delle domande. Ad esempio: ‘Se è vero, come dice la versione ufficiale, che per l’ 11 settembre l’edificio 7 sarebbe caduto a causa di un incendio, spiegatemi come può accadere questo quando si fa decelerazione di gravità, considerato che le leggi della fisica non lo permettono?’. Ma quando parlo con qualcuno che non sa rispondermi poi finisce sempre con il saltare il fosso e dire ‘Tu dici tutte palle’. Il punto è questo: nessuno risponde alle mie domande. Nel mio film 11 settembre ci sono 50 domande di questo tipo, nessuno ha mai risposto. Nel mio film ‘American Moon’, ci sono 42 domande, rivolte a quelli che sostengono che siamo andati sulla luna, alle quali nessuno fino ad ora ha ancora risposto, qualcuno ci ha provato ma ha dato risposte che non stanno in piedi. Uno può dire fin che vuole Mazzucco racconta palle, ma mi dimostrassero il contrario!”

Sono comunque tematiche forti. È certo, ad esempio, che l’uomo non sia mai stato sulla luna?

“Assolutamente no. Io non posso affermare con certezza assoluta, prendendo l’esempio dell’allunaggio, che l’uomo non è mai stato sulla luna, sarei un folle. Però ho delle certezze che riguardano l’aspetto fotografico, avendo fatto io il fotografo per 40 anni, e pongo delle domande su questo. Se nessuno mi sa rispondere, possiamo dire che è implicitamente dimostrato che le foto sono false, ma se qualcuno mi spiega come certi particolari siano possibili, allora quelle immagini possono diventare vere. Il mio atteggiamento non è mai di sparare una tesi e dichiararla, ma porre delle domande su argomenti che non stanno in piedi; ed è li che di solito casca l’asino.”





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