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Torneremo come prima

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Numero 216 - Dicembre 2020 Gennaio 2021

In questi nostri tempi, dominati dalla tragedia della pandemia, è opportuno riscoprire valori della cultura classica, come il dubbio, la moderazione e la speranza


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Ci avviciniamo alle feste natalizie. Le più desiderate. Le più amate. Le più attese. Da adulti e da bambini. Fino all’anno scorso attendevamo alcuni riti tipici del Natale: il cinepanettone, la settimana bianca, il veglione in famiglia con parenti ed amici condito da una raffica di baci e abbracci e da auguri pronunciati tra canti e brindisi. -taglio-Quest'anno, sicuramente, siamo, a causa della pandemia, molto preoccupati, tesi, protesi a capire l’andamento dei contagi, che ormai riguardano drammaticamente tutti. Alcuni si chiedono: “E’ meglio, in questa situazione, essere tristi e consapevoli o felici e incoscienti?” O forse è ancora meglio incamminarci per una terza via? E, cioè, chiederci se e quando sarà possibile tornare a un ritmo di vita che ci consenta almeno un abbandono della tensione e coltivare qualche speranza. Che, di certo, si affaccerà sul volto del mondo se sapremo oggi soffrire e rinunciare a molte abitudini vuote ed esteriori. Cerchiamo di analizzare il problema alla luce della saggezza degli antichi. Ripercorriamo, perciò, i sentieri solcati dai grandi scrittori di Roma antica sui temi del dubbio, della moderazione e della speranza. Innanzitutto, furono i Latini a scoprire la positività del dubbio. Il celebre assioma di Cartesio "Dubito, dunque sono" affonda le sue radici in una riflessione di Cicerone, che nelle sue "Discussioni tusculane" affermò che è positivo e fertile il pensiero secondo cui il saggio si muove "tra dubbi, perplessità ed esitazioni". Solo chi sottopone al dubbio le sue idee ne sta valutando con attenzione la praticabilità. Questa massima ci fa spostare verso un altro concetto ad essa collegato: il fatto che il saggio debba evitare gli eccessi. Certo, -taglio2-i toni forti e provocatori fanno facilmente presa sulle persone che si lasciano sedurre da ciò che si impone per la sua anomalia. Ma molto spesso "l'ignoranza produce baldanza, mentre la riflessione richiede temporeggiamento", come scrive Plinio il Giovane. Costui riprese una celebre frase di Pericle, sulle labbra del quale Tucidide pone la succitata frase nel suo "Epitaffio", opera in cui lo statista greco pone in rilievo la virtù che contraddistingue la politica di Atene, fondata sul raziocinio e sulla moderazione, che non vanno confusi con l'insicurezza e con la viltà. E solo chi sa attentamente valutare, sa anche sperare. La speranza è la dote più grande dell'uomo romano ed è quella che noi ci auguriamo possa accompagnarci nel 2021. Fu un martire del Cristianesimo come San Paolo di Tarso, che, scrivendo in latino, pronunciò nella “Lettera ai Romani” una delle sue massime più profonde: "Sperare contra spem", cioè "Sperare contro ogni speranza delusa". Sentenza che ci invita a coltivare la speranza, proprio quando sembra che non ci sia spazio per essa. E' vero: non dobbiamo sperare quando tutto va bene, ma quando tutto va male. E proprio la speranza ha alimentato un bellissimo aforisma moderno: “Anche se avrò aiutato una sola persona a sperare, non avrò vissuto invano” (Martin Luther King).





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