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Tennis da protagonista

di Laura Fiore

Numero 202 - Settembre 2019

Andreas Seppi, classe 1984, ci racconta le sue vittorie e la sua passione per la terra rossa


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Lo Abbiamo ammirato a Halle, Germany e a Antalya, Turkey a giugno, il 1 luglio scorso è stata poi la volta di Wimbledon, London, Great Britain, dove a fine partita dichiara: “Avrei dovuto vincere anche il secondo, ma sono stato bravo ad andare subito via nel terzo e poi ho chiuso bene. Gli italiani che vincono sull’erba? Non so se è cambiata l’erba, sono cambiati i giocatori: Matteo Berrettini e Lorenzo Sonego battono tutti e due come treni, impattano bene la palla, hanno un gioco molto adatto all’erba. Quelli di prima, Volandri, Starace, non avevano il gioco per questi campi, erano meno aggressivi. Giocavano sulla terra, poi venivano qui la domenica prima e come andava andava. Rispetto a una volta c’è anche una migliore comunicazione tra i coach, stanno facendo un buonissimo lavoro gli allenatori che li seguono, c’è scambio di opinioni e di informazioni. Ora, dopo il torneo, farò la solita infiltrazione, e poi ricomincerò da Winston-Salem. Il discorso teste di serie, le proteste di Nadal, mah… gli Slam fanno quel caxxo che vogliono, per dire il tie-break al 12 pari è una cagata! Ma insomma, mica hanno preso Rafa e lo hanno messo testa di serie numero 15, no?”. Le tappe di agosto lo vedono, infatti, impegnato a Winston Salem, USA e a US Open, New York, USA e a settembre negli US Open, Doubles. Classe 1984, lui è Andreas Seppi, l’unico italiano ad aver vinto 3 titoli ATP su tre superfici di gioco differenti, dimostrando la sua versatilità. Grazie al suo Coach Sartori, è riuscito a scalare il ranking, raggiungendo la posizione #18 nel 2013, lavorando con tanta abnegazione e forza di volontà, è riuscito a ridurre la rigidità costituzionale che ora è vincente come tempra muscolare. Notevoli non solo le sue doti atletiche, ma anche la sua capacità di concentrazione mentale. Iniziato con gli Australian Open 2019 il tour tennistico di Andreas Seppi è continuato nelle maggiori competizioni tennistiche del mondo. Ma chi è Andreas Seppi? Ce lo racconta lui stesso in questa intervista: -taglio- Partiamo dalle origini: com’è nata la passione per il Tennis?

“Nessuno della mia famiglia giocava a tennis, mio padre giocava a calcio e ad hokey e mia madre invece era propensa per lo sci. Ho iniziato anche io con lo sci ma, poi, il mio amico d’infanzia iniziò a giocare a Tennis e io lo segui. E da li la passione aumentò sempre più.”

Tennis a parte, ti sarebbe piaciuto fare qualcos’altro nella vita?

“Il tennis è sempre stato l’unico desiderio della mia vita. Ho sempre desiderato, sin dall’inizio, di giocare, come protagonista. Non nego di aver dovuto superare anche momenti difficili, ma il mio Tennis non ho mai smesso di amarlo. Una volta in campo l’emozione cancella ogni altra preoccupazione.”

Parliamo di Australian Open e della vittoria su Federer…

“È stata una delle vittorie più belle della mia carriera. Battere Federer, che in quindici anni non ha quasi mai perso uno slam prima dei quarti o della semifinale, è stata una grandissima soddisfazione. È una delle partite di cui vado fiero e che ricordandola mi emoziona ancora. Prima di allora avevo perso già una decina di volte contro di lui, ciò invece di scoraggiarmi mi ha dato tranquillità. Ho giocato senza risparmiarmi , senza irrigidirmi e il risultato sperato è arrivato.”

Quanto influisce la superficie di gioco sul risultato della partita?

“Bah! Ogni superficie ha determinati pro e contro. La terra ti permette di incidere molto di più con le scivolate, in quanto c’è meno attrito. Al contrario il cemento invece, influisce, a lungo andare, sulle articolazioni e sulle ossa. Sull’erba, infine, si gioca veramente poco, e la differenza si sente soprattutto sui glutei e sui movimenti di frenata vista la sua scivolisità, che aumenta di molto il rischio di cadere. Tra tutte le superfici su cui ho giocato ritengo, però, che la più difficile sia quella di cemento.”

Superfici diverse, come affrontarle da un punto di vista fisico? -taglio2-

“Di sicuro un appropriato trattamento osteopatico, che è importante soprattutto quando cambi superficie, poiché cambiano i sistemi muscolari sollecitati e c’è bisogno di un piccolo aiuto per recuperare in fretta ed essere al 100% il prima possibile, cosa che da solo non si può fare. Inoltre credo che il tennis sia uno sport in cui avvalersi dei benefici di un trattamento osteopatico sia fondamentale in ogni occasione.

Sport e vita privata, si riesce a soddisfarle entrambe?

“Conciliare la vita privata e la vita professionale non è facile, perché la preparazione, le gare rubano alla quotidianità moltissimo tempo. Il segreto è cercare di ritagliarsi dei momenti speciali in cui essere soltanto Andreas. Stare qualche ora a settimana lontano dai campi da tennis, rigenera e fa calare la tensione. Ma questo credo che valga per qualsiasi sport o professione. “.

Programmi per il futuro?

“Per adesso il mio obiettivo è continuare a giocare ancora per qualche anno. Molto dipenderà dalla mia integrità fisica e dalla classifica, perché se dovessi scendere troppo e dover disputare nuovamente i Challenger, allora diventerebbe complicato dal punto di vista mentale. Per il dopo carriera c’è qualche progetto in America, ma nulla è stato ancora definito”

Quanto hai dovuto lavorare per giungere ad essere un campione del tennis?

“Sicuramente raggiungendo la giusta sicurezza nel servizio. Insieme al mio coach Massimo Sartori abbiamo, inoltre, svolto un grandissimo lavoro anche sulla spalla per renderla più elastica, visto che ero abbastanza rigido, ed anche su una corretta aggressività in campo, spingendomi maggiormente a rete."

Tra i vari Tornei, quali quelli che ti stanno più a cuore?

“Oltre Wimbledon, una competizione sempre emozionante, di sicuro gli Slam, che per ogni tennista sono sempre al primo posto, sia nel cuore sia nella mente.


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