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Tempo al tempo

di Lucia de Cristofaro

Numero 239 - Aprile 2023

Viviamo in un’epoca che corre veloce, che non si fermerebbe mai. Riprendere fiato sembra quasi impossibile tanta è la velocità con cui viviamo anche le nostre interazioni umane


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Viviamo in un’epoca che corre veloce, che non si fermerebbe mai. Riprendere fiato sembra quasi impossibile tanta è la velocità con cui viviamo anche le nostre interazioni umane, che sono ormai fatte di messaggi, di foto, di parole spesso abbreviate da simboli per essere più veloci, ma dove, diciamolo, si è perso il gusto della conversazione, della parola ascoltata, di un dialogo costruttivo, dove le parti in un interscambio affettivo, intellettuale, cognitivo possano giungere ad idee e soluzioni che non avrebbero immaginato. -taglio- Generazioni presenti e passate, stanno pian piano perdendo il contatto con la realtà, smarrendo il senso delle azioni reali, troppo impegnati a coltivare relazioni sui social e troppo presi a lasciarsi trascinare dal flusso incontrollato e anarchico del web. Questi ritmi basati su una velocità eccessiva che, umanamente, non possiamo permetterci, ma che per necessità anche professionale, portiamo avanti in modo maniacale, premendo sempre di più sull’acceleratore, ci fanno perdere il senso del tempo. Un tempo che grazie ad un calendario scandito da giorni festivi e feste religiose, in Italia feste cattoliche, in altri paesi feste di altri credi religiosi, ci dà la possibilità, anzi ci costringe a rallentare. “Rallentare” ecco la parola che da robot umanizzati ci fa rientrare nella nostra dimensione “umana”, vera e reale. Pause che spesso ci danno quasi fastidio, pensando a quante cose abbiamo da fare, ma necessarie alla nostra salute fisica e mentale. Lo stress lavorativo e sociale non ha mai fatto bene a nessuno e se il nostro ritmo veloce ci rende economicamente benestanti, di sicuro come altra parte della stessa medaglia ci rende poveri di rapporti relazionali e poveri di quel buonumore, di quello spensierato andare senza meta, che è l’unico a regalarci il gusto di ridere, facendoci sentire bene. E se televisione, pubblicità e social, spingono sull’acceleratore concettuale del carpe diem, del vivi adesso, sulla tempestività e l’importanza del presente,-taglio2- della velocità e della sintesi, ripensiamo ai valori condivisi e acquisiti come: il valore della pausa e del silenzio, spazi necessari per la riflessione. Quello che non dobbiamo mai dimenticare è che la realtà interattiva è composta di avvenimenti vissuti in maniera isolata dal resto del mondo reale, un tempo che ci richiama all’ordine dell’essere sempre presenti, connessi, pronti ad agire. Può anche darsi che chi si ferma è perduto, non ha modo poi, però, di proseguire la corsa in modo sano, visto che essa è basata solo sulla accelerazione senza le pause necessarie. E farsi spingere da desideri indotti a chiedere sempre prodotti tecnicamente veloci e con il giusto brand, diventando divoratori bulimici di tutto, ci mette nella condizione di essere divorati a nostra volta. Festività non deve essere, però, sinonimo di obsolescenza programmata per far fiorire le industrie e le società di settore, e ci riferiamo anche alle Giornate Internazionali, nate per riflettere e che sono anch’esse appannaggio di pubblicità aziendali per vendere i loro prodotti, ma un modo per staccare tutti i nostri dispositivi e dire oggi al centro del mio tempo ci sono io, i miei pensieri, le mie emozioni, i miei sentimenti, da condividere con chi amo, con la mia famiglia e tutto il resto rimanga fuori da questo mio tempo, perché di sicuro il mondo accelerato sarà lì anche domani.





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