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Tanto vi passa

di Adriano Fiore

Numero 251 - Giugno 2024

Al Trianon di Napoli l'ultima tappa del tour di Francesco De Carlo con lo spettacolo "Bocca mia taci", specchio irriverente di necessaria autoironia


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L'atmosfera è quella di una chiacchierata fra amici, dove "tra un bicchiere di vino e una pizza", trovandoci per l'occasione al Teatro Trianon di Napoli, si discute dei grandi temi con ironia dissacrante, tante risate e spunti di riflessione "verso business alternativi": è un mix perfetto lo spettacolo di Francesco De Carlo "Bocca mia taci", che ha chiuso un fortunato tour di 40 date bissando con successo la tappa partenopea.-taglio- Omofobia, sessismo, patriarcato, ma anche aborto, calcio, Papa Francesco e Schopenhauer: De Carlo in un vortice di battute e pensieri tira dentro tutti, per un fil rouge che altro non vuole che parlare di noi a noi, portando metaforicamente in scena un grande specchio capace di farci sentire tutti semplicemente normali, "o delle merde" come più puntualmente direbbe lui (a ragione). Lo siamo quando piangiamo per Masterchef e non per i bimbi del Burundi, lo siamo quado ascoltiamo Dio o Michael Jackson fregandocene di preti e processi (con un'associazione come sempre non casuale), ma è lo stesso anche quando ad una bella ragazza preferiamo una partita di calcio, o tutte le volte che la ragazza è meno bella e ci tuffiamo in litri di vino (con o senza tannino). De Carlo prende in giro se stesso e gli spettatori in un unico grande momento di cinica onestà, a metà fra il terapeutico e il patologico, sfrecciando tra una mimica degna del primo Jim Carrey ed uno humour da erede nostrano di Bill Hicks, sul quel sempre labile confine tra vero e verosimile, tra finzione e vita vissuta. "Noi romani siamo l'unico popolo al mondo che ostenta l'essere pigri",-taglio2- ma Francesco in questo rompe la tradizione e regala al pubblico uno show ricco di "fuori programma", improvvisazioni e provocazioni, con l'aria di chi cerca di cogliere il nervo scoperto, dalla religione all'“ipocrita amore per gli animali", non tanto per girare il coltello nella piaga (o almeno non solo), ma soprattutto per ricordare a tutti della necessità di non prendersi troppo sul serio, di farsi scivolare addosso quello che può piacerci di meno e, in particolare, ricordando che alla fine le sue non sono lame ma solo parole, che pur se pronunciate con tutta la veemenza del mondo, alla fine, non fanno male a nessuno. "Non conosco nessuno che, dopo uno spettacolo, se l'è presa così tanto che poi è rimasto così per anni...", e difatti il messaggio più bello e veramente anticonformista forse è proprio quello che, lanciato all'inizio, l’artista riprende nei fuochi d'artificio del monologo finale: "Qualsiasi cosa vi infastidisce, fidatevi… vi passerà", e sarà proprio in quel momento che magari vi verrà anche da pensare che a volte vale la pena ridere e ridersi addosso, che tanto "per bestemmiare e magari insieme chiedere aiuto a Dio c'è sempre tempo...".





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