Al Palapartenope di Napoli approda l’European tour dell’iconico chitarrista con una band superlativa, per scrivere un’altra pagina di storia del rock
Il grande rock a Napoli ha come sede elettiva il Palapartenope, che ha visto un grande concerto di Steve Hackett, accompagnato da musicisti stratosferici. Il celebre chitarrista, compositore e cantante ha scolpito pagine di storia della musica prog rock. -taglio- Fondamentale il suo contributo a storici album dei Genesis, come “Nursery Cryme”, “Foxtrot, “Selling England by the Pound” e “The Lamb Lies Down on Broadway”, band con la quale ha registrato otto dischi, dal 1971 al 1977. Suo l’incanto di tecniche chitarristiche inarrivabili che lo collocano tra i migliori virtuosi mondiali della sei corde. I Genesis, ovvero Peter Gabriel, Phil Collins, Mike Rutherford, Tony Banks e lo stesso Hackett, sono entrati nella storia con il loro prog rock potente, ispirato, ricercato. Con il pubblico napoletano Hackett condivide uno speciale feeling, ricambiato con entusiasmo. Nel 2016 Hackett, nel ricevere una targa dal Comune di Napoli, ha sottolineato “la cultura profonda, le radici antiche e la tradizione musicale rilevante” della città. In un Palapartenope gremito Hackett e la sua band hanno offerto uno spettacolo in due tempi, “Genesis Highlights & Solo”: il primo, dedicato al repertorio solista del musicista ed il secondo, quello più atteso, dedicato ai successi dell’iconico gruppo. Reduce dal successo del tour dello scorso anno, che ha celebrato i 50 anni del capolavoro “The Lamb Lies Down on Broadway”, doppio album, l’ultimo con Peter Gabriel, il mitico chitarrista ha tenuto sette date italiane per la gioia dei fan. Sul palco con Hackett un “dream team”: alle tastiere Roger King (Gary Moore, The Mute Gods); alla batteria, percussioni e voce Craig Blundell (Steven Wilson); al sax, flauto e percussioni Rob Townsend (Bill Bruford); al basso e chitarra Jonas Reingold (The Flower Kings); alla voce il carismatico Nad Sylvan (Agents of Mercy). Hackett impugna la chitarra con l’eleganza di un maestro, per regalare energia rock e fusion con brani estratti dai suoi album incisi come solista, “Voyage Of Acolyte” (1975), “Spectral Mornings” (1979),-taglio2- fino al recente “The Circus and the Nightwhale” (2024), concept autobiografico. Notevole la carrellata dei suoi brani: “Shadow of Hierophant”, “Camino Royale”, “EveryDay”, “These Passing Clouds”, “People of The Smoke”, “Fly on a Windshield”, “The Devil’s Cathedral”. E vere e proprie sinfonie, con la magia di racconti e immagini potenti, incanto di fiati e ritmica trascinante, sono i brani eseguiti dei Genesis: “Firth of Fifth”, dal capolavoro “Selling England by the Pound”, l’attesa e lunga suite “Supper’s Ready”, “The Chamber of 32 Doors”, “Hairless Heart”, “The Lamb Lies Down on Broadway”, “Broadway Melody of 1974”, “Carpet Crawlers”. Molti brani sono strumentali ed altri cantati da Hackett e dal talentuoso Nad Sylvan. Non potevano mancare “Squonk” e “Dance on a Volcano”, entrambi tratti da “A Trick Of The Tail”, del ’76, il primo lavoro senza Gabriel, in un lungo medley con “Los Endos – Slogans”, e ancora “Lilywhite Lilith”, “The Lamia”, in un crescendo ritmico che merita la standing ovation. Un concerto perfetto, con massimo interplay di musicisti stratosferici dai coinvolgenti assolo e dal perfetto gioco di squadra. Il sapiente effetto di luci ha sottolineato la potenza e la poesia dei brani. La brillante, impeccabile esecuzione delle composizioni ha regalato al pubblico un concerto di sogno. “La musica che i Genesis hanno realizzato negli anni ’70 – ha affermato Hackett - è al di là del tempo. Ebbe un impatto potente su tante persone che continuano a percepirne la forza”. A prescindere dalle etichette, la storia della musica è debitrice ai Genesis, alla loro creatività, al loro tocco di maestri. Non c’è chitarrista che non adori “Horizons”, una poesia in punta di note.