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Staccata vincente

di Paolo Carotenuto

Numero 180 - Settembre 2017

La MotoGp non è mai stata così avvincente, tra le tante conferme spunta improvvisamente il suo nome, il pilota emiliano ha un unico obiettivo: vincere


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È il pilota del momento, sta lasciando a bocca aperta tutti gli appassionati di motociclismo, e finalmente è riuscito a staccarsi dalla schiena l’etichetta di “possibile promessa”. Andrea Dovizioso in sella alla sua Ducati sta dando del filo da torcere a tutti i suoi avversari, anche al pilota italiano per eccellenza Valentino Rossi. Il Dovi nazionale ha vinto due Gran Premi di fila in sella alla Ducati, cosa che alla “Rossa” di Borgo Panigale non succedeva dai tempi di Stoner. Nonostante i grandi risultati che sta ottenendo, il pilota emiliano non sembra essersi montato la testa, anzi, ora più che mai Dovizioso resta concentrato sul suo obiettivo grazie anche al supporto di papà Antonio, sempre e comunque al suo fianco. Anche perché la carriera di Andrea inizia davvero molto presto, scoperto dall'Aprilia che decise di puntare su di lui intuendone le grandi capacità, divenne campione nazionale di motociclismo nel 2000 e l'anno successivo conquistò il Campionato Europeo Velocità nella categoria 125 cm³. Nel 2008 Dovizioso fa finalmente il suo debutto nella MotoGP in Qatar con una Honda del team privato JiR Team Scot, cogliendo subito un ottimo quarto posto e lasciandosi alle spalle Valentino Rossi. Dovizioso diventa la sorpresa della stagione, in grado spesso e volentieri di sorpassare le altre Honda ufficiali e di arrivare primo fra i vari piloti Michelin in più di un'occasione. Dopodiché è passato in Honda fino al 2012, anno in cui viene ufficializzato il suo passaggio alla Ducati. Il feeling tra la scuderia e Dovizioso non è mai stato un mistero, e finalmente dopo qualche anno di duro lavoro, è arrivato il momento di prendersi qualche rivincita. -taglio- Grazie alle tue ultime prestazioni, sei stato definito l’outsider della Moto GP. In molti dicono che è questo il tuo momento...

“Spero proprio di si! Non sono scaramantico, ma meglio non rischiare! Scherzi a parte, sto vivendo davvero un momento molto positivo mentalmente, fisicamente e con tutto il mio team. Mi definiscono outsider, perché nessuno si aspettava una mia risposta in pista così concreta, e finalmente sto riuscendo ad esprimere tutta la mia forza e dedizione per questo sport. Devo tutto a chi collabora con me, la moto in questo momento è perfetta ed io mi sento totalmente in sintonia con tutto e tutti. Finalmente i sacrifici fatti in anni ed anni di lavoro e gavetta stanno emergendo nel migliore dei modi.”

Com’è iniziato il tuo percorso nel mondo del motociclismo?

“Beh, se sono diventato un pilota è solo grazie a mio padre, che da sempre nutre la passione per questo sport. Addirittura era convinto che sarei diventato campione del mondo ancora prima che nascessi – ride ndr. C’è da dire che, però, nonostante il suo amore incondizionato per le moto, ignora tutto quello che c’è dietro la preparazione di una gara, è rimasto alla sua idea di corsa, a quel periodo in cui non c’erano tutte queste tecnologie ma quello che contava era la forza di volontà ed il coraggio. E questo mi ha abituato a non dover guidare per forza la moto perfetta, ma a non mollare mai. Mia madre, invece, non è mai stata troppo felice che facessi il pilota, alle gare viene solo per farmi un favore, ma soffre, a casa durante i GP sta in un’altra stanza.”

Insomma, eri destinato...

“Direi di si, ma mai senza essere forzato. Mio padre è stato bravo a trasmettermi la passione per le moto, ma anche a me sono sempre piaciute. A 7 anni riuscivo a fare la carburazione, i rapporti e la frizione della mia minimoto.”

Cosa rappresenta per te lo sport?

“È ciò che mi fa stare bene e mi rende felice. Ovviamente anche a livello fisico è importante praticare sport fin da piccoli, infatti, mi rattrista vedere ragazzi che passano -taglio2- tutto il tempo col cellulare e sono sempre stanchi e passivi. C’è poco da fare: lo sport trasmette valori importanti da applicare anche alla vita di tutti i giorni, l’importante è avere sempre rispetto e mantenere una propria dignità.”

Hai spesso cambiato compagni di squadra, c’è qualcuno di loro che ti è rimasto particolarmente a cuore?

“In realtà ce n’è più di uno; il più divertente è Crutchlow, oppure Pedrosa, dal quale ho imparato davvero tanto quando ero in Honda, ancora Iannone... ho sempre cercato di trarre il meglio da tutti, anche dai miei avversari.”

Sei anche padre di Sara, come riesci a conciliare moto e famiglia?

“Sara è la mia vita! Anche se per uno sportivo è davvero complicato riuscire ad essere presente come genitore, ahimè è necessario programmare molto e riuscire ad incastrare gli orari e gli impegni. Forse non sarò il padre migliore del mondo, ma cerco di difendermi come posso. In generale, devo ammettere che mi pesa molto non riuscire ad essere costantemente presente, ma per fortuna ho la mia famiglia che mi aiuta.”

Lo scorso giugno hai vinto al Mugello, che cosa ha significato per te?

"Vincere al Mugello è il sogno di tutti, è stata un’emozione indescrivibile, non riesco a trovare le parole giuste per descrivere un momento del genere. Anche vincere nel Motomondiale è il sogno di tutti, ma è talmente complicato. Basta guardare i piloti in lacrime, per capire quanta fatica e quanto sacrificio c’è dietro ogni singola gara ed in generale dietro una completa stagione sportiva. Riuscire a salire sul podio come primo, al Mugello, dove non avevo mai vinto e soprattutto con la Ducati, è stato fantastico. Sentendo l'inno nazionale dal gradino più alto del podio, è arrivata anche qualche lacrimuccia! Non sono riuscito a controllare l’emozione.”

Non resta che farti un enorme in bocca al lupo...

“Crepi, crepi...”


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