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Siamo pronti ad uscirne?

di Lucia De Cristofaro

Numero 217 - Febbraio 2021

Abbiamo aspettato il mese di gennaio con grande speranza, tutti abbiamo creduto che iniziando la campagna vaccinale in poco tempo avremmo iniziato a riappropriarci della nostra vita, messa in stand by dal Covid 19


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La prima fase del lockdown l’abbiamo vissuta come un necessario sacrificio per poter evitare un grosso guaio, capitatoci senza responsabilità alcuna di noi poveri cittadini ed evitare che si propagassero i contagi già così numerosi, che hanno mietuto vittime, straziando il cuore di tutti noi. L’estate, poi,-taglio- ci aveva fatto sperare finalmente in un futuro senza pandemia e invece ecco che dopo pochi mesi estivi, vissuti respirando finalmente aria esterna alle mura delle nostre case, siamo di nuovo diventati prigionieri delle nostre abitazioni, e abbiamo affrontato anche questo periodo con grande spirito di sacrificio, restando tutti inevitabilmente agli arresti domiciliari sanitari, vivendo una vita virtuale senza gambe e senza corpo, perché questo era sempre fermo sulla sedia posta davanti ai nostri computer. Ognuno di noi trovava conforto nel pensiero che presto tutto si sarebbe risolto, ma dopo tutti questi mesi, quasi un anno ormai, ecco che continuiamo ad avere notizie non rosee per una rinascita reale e non solo temporanea. Certo le scuole sono riaperte finalmente per tutti i gradi, ma serpeggia la domanda: “ Fino a quando?”. Per non parlare, poi, della cronaca di tutti i giorni, ossia: vaccini che non sono sufficienti, la campagna vaccinale rallentata, il settore ristorazione che con riaperture a mezz’asta non riesce a risalire la china di tanti mesi di chiusura, così come tanti altri settori economici, e l’elenco potrebbe essere lungo, che continuano a conteggiare forti perdite, senza vedere alcuna luce alla fine del tunnel, ad aggiungersi alla serie di negatività ci si è messa anche la crisi di governo, mentre scriviamo, si sono appena sciolte le incognite su: “Rimarrà Conte?”, “Si affiderà la presidenza del Consiglio ad altra personalità politica?”, “Si andrà a nuove elezioni?”, con l’affidamento dell’incarico da parte del Presidente della Repubblica a Mario Draghi, quale nuovo presidente del Consiglio dei Ministri, sperando che vada tutto liscio. La grande esperienza di Draghi,-taglio2- fa ben sperare per l’avvio di una strada economica che rilevi le attuali incertezze per il futuro. Una economia, che abbiamo visto spegnersi giorno dopo giorno, anche, perché, parlare di economia in generale sembra qualcosa lontano da noi, ma quando andiamo a guardare da vicino quelle attività imprenditoriali, grandi o piccole che siano, che con tanto amore, sacrificio, devozione, sono state portate avanti, con onestà, pagando tasse e quant’altro necessario è, senza paura di smentita, uno scoramento, una malattia pandemica chiamata “default”, da cui difficilmente ci si riprende, soprattutto a livello umano. Riappropriarci della nostra vita, questo il proposito per il futuro, anche se il mondo ci fa ancora paura, perché ciò che ci dovrebbe fare più paura di tutti è la “rassegnazione”. Rassegnarsi significa accettare passivamente tutto quello che passa sulle nostre teste, significa chiudere le saracinesche rimanendo inermi davanti a ciò che crediamo inevitabile. Forse dovremmo dare più spazio alla “resilienza”, affinché ognuno di noi trovi la capacità di affrontare e superare questo evento traumatico, questo periodo di difficoltà, di cui non abbiamo alcuna colpa, dove ognuno deve di sicuro fare la propria parte e i cittadini italiani hanno da tempo dimostrato di voler essere in partita rimboccandosi le maniche, speriamo che anche la politica e le istituzioni trovino il loro equilibrio per farla anche loro la propria parte in modo “organico” e “strutturato”. Mi sovviene ora il pensiero di come vedremo a distanza di anni questo periodo storico e come lo interpreteremo socialmente e politicamente…”Ai posteri l’ardua sentenza”.





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