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Settore moda

di Emanuela Chiumeo

Numero 185 - Febbraio 2018

Abbiamo incontrato Giulio Di Sabato, presidente di Assomoda, in occasione della Mercedes Fashion Week di Mosca


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Dopo aver terminato i suoi studi negli Stati Uniti e aver fatto i primi passi nel settore del design, Giulio Di Sabato ritorna in Italia dove lavora per una società Americana. Il caso lo porta a Milano dove inizia il lavoro di assistente expo-manager per una grosso fashion-brand. Nell’88 decide di aprire il suo show room a Milano, SARI SPAZIO srl, primo multibrand. “Milano, negli anni '80, pur avendo raggiunto un’ampia esperienza nel settore moda, mancava di show room multibrand anche per giovani designer, oggi ne è diventata la capitale e il 65% degli show room sono multibrand; un settore in continua evoluzione diventato un punto di riferimento per i buyers di tutto il mondo". La grande intuizione di Giulio fin dagli anni '90 fu quella di rivolgersi al mercato straniero. Per accedervi aveva bisogno di una struttura che gli fungesse da garante. Assomoda (Associazione degli agenti e distributori che agiscono nei settori abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori e articoli sportivi.) senza costi onerosi, gli concede un contratto di agenzia. “Assomoda, con una semplice iscrizione e dietro un corrispettivo irrisorio, mi diede la possibilità di avere un contratto di agenzia con cui presentarmi alle aziende. All’epoca non avrei potuto avvalermi di un avvocato, troppo caro per me. Da allora ho capito quanto sia importante avere una struttura che ti supporti quando avvii un’attività. -taglio- Mi ripromisi da quel momento di ricambiare con i giovani ai loro primi approcci al settore moda. Sono stato socio di Assomoda per tantissimi anni, per poi diventarne prima consigliere e poi Presidente, incarico che copro da tre anni”. Cerchiamo di capire, con Giulio, cosa sta succedendo nel settore moda italiano e in cosa si contraddistingue dagli altri. Il settore moda occupa il secondo posto in Italia dopo quello automobilistico, con un fatturato di 90 miliardi (il 5% del PIL).“Il mondo della moda”, ci dice Giulio di Sabato, “va considerato nella sua composita rete di attività. Si passa dal mestiere sartoriale, artigianale, al design fino a raggiungere il settore industriale. Le istituzione, dagli anni ’60 quando l’industria della moda è incominciata a crescere, fino ad oggi, sembrava ignorare tale potenziale. Ma qualcosa sta cambiando, dopo più di 50 anni, per la prima volta, un Presidente del Consiglio ha partecipato all’inaugurazione della settimana della moda di Milano”.

L’Italia, nel settore moda, è l’unica filiera ancora esistente al mondo?

“Partiamo dai filati (spinnig company) fino ad arrivare alle piccole e medie imprese manufatturiere, spina dorsale del design italiano, per poi passare alla distribuzione intermedia (agenti, rappresentanti) fino a raggiungere la vendita al dettaglio. Questa filiera allungata è rimasta solo in Italia e tutte le associazioni legate al settore moda, Assomoda è una di esse, cercano di preservarla e svilupparla. Nella piattaforma formativa bisogna far comprendere ai giovani che si affacciano al mondo della moda che non esiste solo la figura del designer, ma che sono altrettanti importanti e redditizi altri lavori. È questo l'orientamento che si è imposto la Copac, scuola della Confcommercio. Il primo anno lo studente conoscerà i diversi mestieri, solo al secondo anno, una volta comprese le sue potenzialità, lo si indirizza. Far conoscere ai giovani che si avvicinano al settore moda i diversi settori della filiera come quello di modellista, ricamatore, sarto, significa fornirgli innumerevoli e redditizi canali canali di sbocco con un potenziale occupazionale sicuramente maggiore rispetto alla sola figura del designer. Un giovane che decida di occuparsi di distribuzione, ma che abbia già una conoscenza del prodotto, che riconosca la natura di un doppio ritorto, avrà maggiori possibilità di inserirsi anche nel settore della rappresentanza e distribuzione".

Ma cosa si sta facendo per i giovani stilisti?

"I giovani designer sono la linfa del nostro settore e rappresentano una parte della filiera. Dal 2005 è stato introdotto anche un meccanismo di protezione dei -taglio2- giovani stilisti e da agenti ci siamo trasformati in distributori accollandoci i rischi connessi alla diffusione di un brand. Pur mantenendo le nostre tradizioni, necessarie perché si possa parlare di Made in Italy, va ricordato che anche nel nostro settore sono in atto cambiamenti necessari per stare al passo con i tempi. Innovazione, servizi, sono ormai fattori da cui non si può prescindere. Il giovane design può organizzare uno show ma ciò che è veramente importante è vendere poi la collezione, non basta solo mostrarla. Se un giovane stilista riesce a vendere la sua collezione ad 1 milione di euro, da noi distributori riceverà quella cifra a prescindere dal crollo della valuta nazionale del Paese acquirente. Garanzia importante per un giovane design che ha bisogno di un flusso continuo e certo di capitali. Il distributore, sempre per i giovani stilisti, sviluppa campagne PR e cura le vendite online. Utilizziamo anche un'azione diretta parlando delle giovani promesse con i nostri bayers cinesi, russi, indiani e questo perché noi fungiamo anche da garanti. Il vendere un prodotto che ha sfilato non significa che alla fine il prodotto che si otterrà sia esattamente quello".

Lei è stato l’ideatore della prima Fashion Week Russa...

"La Russia ancora oggi resta uno dei primi mercati di sbocco dei nostri prodotti. Stesso punto di partenza per la Cina con cui abbiamo appena concluso un accordo di collaborazione e sviluppo delle fashion week e anche di sostegno ai giovani stilisti italiani. La Cina risulta avere un grande potenziale ed una moneta sempre più stabile. Per alcuni giovani stilisti cresciuti nell'ambito della piattaforma formativa italiana, l'anno scorso è stata organizzata la prima sfilata. Presenti giovani stilisti russi. Va chiarito che un abito realizzato in Italia da uno stilista di qualsiasi nazionalità esso sia, resta un prodotto Made in Italy e ciò perché il talento non può avere confini, ma la filiera e le sue caratteristiche si".

Con Assomoda, Camera di Commercio, Sistema Moda Italia, avete firmato di recente un accordo con l'intento di raggiungere, per alcune attività, un'operatività congiunta...

"Si tratta solo del primo di una serie di incontri, per creare un tavolo condiviso di confronto tra i diversi protagonisti, compresi quelli della distribuzione intermedia e finale come showroom e negozi, che insieme alle fiere promuovono i prodotti a valle e spesso sono quelli che offrono visibilità alle nuove leve del fashion. Lo scopo è di utilizzare anche nel settore moda, quelle sinergie che il più delle volte in Italia non vengono sfruttate".


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