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Scorretto e fiero

di Adriano Fiore

Numero 259 - Aprile 2025

È un inno alla libertà, di parola e non solo, il nuovo spettacolo "Fall" di Giorgio Montanini. Che come sempre non fa prigionieri, e di certo nemmeno troppi nuovi amici...


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Pensando a chi oggi, in Italia, è capace di unire comicità, satira irriverente e pensiero libero, anche se "politicamente scorretto", l'unico nome che viene in mente è quello di Giorgio Montanini. -taglio- Attore poliedrico, comico manco a dirlo, o meglio stand up comedian, lo conosciamo tutti sia per le sue interpretazioni al cinema, sia (soprattutto) per i suoi spettacoli tra (molto) teatro e (purtroppo poca) tv. Vediamo il nuovo one man show di Montanini dal titolo "Fall" al Teatro Trianon di Napoli, storica cornice che lo accoglie nuovamente tra applausi scroscianti e tante risate (talvolta amare). Montanini è in gran forma, grondante di quell'adrenalina di chi vorrebbe spiegare e darsi sempre di più al proprio pubblico, per ragionare insieme sull'oggi e sul mondo in cui stiamo vivendo, tra influencer e parole tabù, ma anche ripensando agli anni del Covid, o semplicemente a quanto le generazioni di oggi che hanno tutto sembrano essere più annoiate di quelle di ieri. I gamer, Parenzo, la religione e i suoi dogmi, Neri Marcorè ed il grande rammarico di aver tutti vanificato la possibilità di essere davvero liberi e democratici: c'è tutto questo e molto altro nello spettacolo di Re Giorgio, che cattura un pubblico che lo segue attento ed ovviamente divertito. -taglio2-Si parla di diritto al voto, di Lenin, Stalin, della Rivoluzione Bolscevica, della dialettica servo padrone e dei suoi sviluppi fino ai nostri giorni: detta così sembra una rievocazione di un congresso del PCI, ma le quasi due ore di intrattenimento tambureggiante riescono a mescolare tutto questo passando per la Meloni, Borrelli, Marchionne e la Manager del Mac Donald sotto casa. Tutto sembra connesso e tutto torna nella comicità di Montanini, che prova a spingersi sempre oltre, a voler dire quello che ad alcuni può forse dare fastidio, ciò che per molti, tra cui Max Giusti, è anacronistico e magari demodé, ma lo fa dritto come una spada, pronto a sfidare faccia a faccia anche il Padre Eterno pur di dire la propria, sempre, comunque e a modo suo. Alla fine quel che resta di ogni suo spettacolo è la voglia di parlarne, di prendere uno ad uno quei tanti temi affrontati o anche solo sfiorati, e farsi condurre dal suo ritmo in riflessioni su noi stessi, su quello che siamo e saremo e sul nostro posto sulla terra. E chi se ne frega se pure qualcuno pensa sia piatta, "anche perché, alla fine, quando piove, se era rotonda l'acqua dalla pozzanghera cascava...".





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