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Sangue jazz

di Antonino Ianniello

Numero 235 - Novembre 2022

In attesa di sentire il suo ultimo lavoro discografico “Cosa farò”, entriamo nel mondo musical del contrabbassista e bassista elettrico Antonio Pepe


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Antonio Pepe, le cui origini vanno identificate tra Nocera Inferiore e Pagani, in provincia di Salerno, è tra quei musicisti che vengono definiti ‘con il jazz addosso’. Oggi è impegnato nel rush finale per la realizzazione del suo ultimo lavoro ‘Cosa farò’, un lavoro nel quale raccoglie temi e contenuti che hanno caratterizzato parte del suo percorso di vita e professionale.-taglio- Tra i diversi temi vi sono alcune favole anche buddiste … «Uno dei miei generi preferiti per la caratteristica dell’immediatezza, della profondità dei messaggi e la capacità di arrivare ai cuori di tutte le età, dai bambini agli anziani. Il punto di partenza è costituito dalla favola stessa e da una attenta e profonda lettura del testo che viene rielaborato in maniera tale da rendere coerente la metrica con la composizione musicale che si fondono creando armonia. In questo lavoro ha inserito la metafora della rana che, finita in una buca insieme ad un’altra, si affanna a saltare fuori dalla scomoda situazione. Le compagne del gruppo, rimaste sul bordo del fosso, vedendo quanto questo fosse profondo, si convinsero che non era possibile aiutarle ad uscire, gridando alle malcapitate che non sarebbero riuscite a sopravvivere.» tutto ciò per trasmettere quanto forte possa essere il potere delle parole. «Ne consegue che spesso, per raggiungere degli obiettivi, sia preferibile essere sordi ai cattivi consigli ed alle voci di scoraggiamento che spesso ascoltiamo.» Il brano ‘Cosa farò’ è certamente autobiografico, ad esso è accompagnato un brano dedicato alla perla della costa amalfitana (Positano) … brano che nei suoi versi racchiude lo stupendo luogo costiero dei reconditi posti oltre a raccontarne gli incontri e le avventure vissute nello splendido luogo incastonato nelle rocce della costa. Le sue favole in musica, suonate con un mood decisamente particolare, oltre che far venir fuori un particolare sound deciso ed accattivante, hanno la peculiarità di ‘avvicinare’ la fascia giovane a quella che è la musica ed in particolare a ciò che è il jazz. L’artista dell’Agro, in sintesi, mette in campo, certo in un modo assai originale, una nuova strategia d’insegnamento … riuscendo ad avvicinare al jazz stesso anche giovani ascoltatori. «Mi sono diplomato nel 1993 in contrabbasso al Conservatorio di Reggio Calabria, poi nel 2008 mi sono diplomato in Musica Jazz al San Pietro a Majella di Napoli. Da ragazzo ho iniziato gli studi di basso elettrico con l’immenso Rino Zurzolo e poi, successivamente, ho perfezionato gli studi sull’ improvvisazione, tecnica e linguaggio jazz e pop con Massimo Moriconi.» Che cosa ha rappresentato per te quest’ultimo maestro? ‹‹Devo dire che Massimo è stato, senza dubbio il mio punto di riferimento oltre che essere, come lo è ancora, un caro amico e lo ricordo per una cosa che mi diceva: ‘ogni nota di contrabbasso è l’espressione di un’orchestra intera e dietro ad ogni nota c’è la sensibilità, la grandezza della persona che la suona’. Mi ha, poi, trasmesso grandi valori umani, credo che non vi possa essere musica senza emozione ed è stupendo riuscire a trasmettere le tue emozioni in musica.» La particolarità di questo lavoro, tuttavia, sta nei brani ispirati dagli affetti più cari, dalle persone che hanno accompagnato e segnato il cammino,-taglio2- il percorso di uomo e di musicista. Primo tra gli altri, il brano strumentale dedicato ‘Nel cielo una stella ...’ dedicato a papà Gaetano, a cui piaceva molto recarsi nella stanza del figlio per emozionarsi nel sentirne la musica. Era un uomo molto sensibile ed Antonio, quasi senza accorgersene, nella parte finale del brano richiama a sé suo padre attraverso una frase musicale. Inoltre ci racconta che suo padre, fortemente devoto alla Madonna dei Miracoli venerata a Monte Albino, per cui nel brano ha cercato di ricreare in musica i suoi racconti mistici del posto di cui è stato custode per anni. A supporto di altri percorsi musicali in corso, non ultima la collaborazione con il grande Enzo Moscato, da qualche tempo promuove il suo progetto ‘One man band’ dove, in vari club, l’ascoltatore ha la possibilità di assistere ad uno spettacolo dove la sua voce accompagna a due bassi ed un contrabbasso. «Lì … la musica che offro spazia dagli anni sessanta ai duemila, attraverso pezzi di Battisti, Conte, Carosone, Pino Daniele, De Crescenzo, Sergio Caputo, Gaber, Bersani ed il tutto il tutto viene eseguito con delle basi personalmente arrangiate e programmate.» I concerti che ricorda sono tanti ma … tra questi, rammenta volentieri quelli con Pietra Montecorvino al Conservatorio di Torino, quello con Alan Wurzburger a Parigi, e gli ultimi concerti con Enzo Moscato. «Attualmente prediligo esibirmi da solo con i miei bassi e la mia voce con il progetto ‘One Man Band’ e devo dire che mi diverto tantissimo, personalizzando tante cover, alcuni brani li suono solo con il mio contrabbasso e la mia voce altri invece con delle basi. Lo strumento che mi tira fuori più emozioni è il contrabbasso, come pure il mio fretless.» Il sorriso e la serenità … che trapelano tra le corde dei contrabbassi di Antonio Pepe si spiega in un solo modo: «La mia personalità musicale si è formata soprattutto attraverso l’ispirazione buddista (per chi non lo avesse capito n.d.r.) trasmessami da Nichiren Daishonin (Nichiren è stato un monaco buddhista giapponese, fondatore del Buddhismo Nichiren, una delle maggiori correnti del Buddhismo giapponese) e soprattutto grazie al Maestro Daisaku Ikeda ... ›› Ecco … un buddista a tutti gli effetti: ed è qui, in quello che sembrava un arcano, che Antonio Pepe mette fuori il suo modo d’essere. Un musicista tollerante ed estremamente tranquillo. Uno che, poi, si trasforma in grinta, quando poi è sul palco a maneggiare il double bass. Resta comunque l’orgoglio per la sua città e per l’Agro Sarnese Nocerino intero. Il musicista è anche bene comune, da condividere. Il ragazzo è in cerca ancora di una label che possa produrre il suo disco … ma troverà la porta giusta ed allora veramente andrà forte. «Poi c'è il Maestro Pasquale Scialò che, per me, rappresenta il faro,e che vorrei ringraziare.»





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