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Salvare il mondo con una realtà simulata

di Franco Salerno

numero 178 - Giugno 2017

L’esempio profetico del “Sogno di Scipione”


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Un dubbio si aggira per il Pianeta: viviamo in una realtà simulata creata dal cervello di un folle? Se davvero fosse così, ci potrebbe salvare da questo inganno universale? Nel 1999, usciva nelle sale di tutto il mondo un film destinato a diventare un cult: “Matrix”. I protagonisti dovevano salvare il mondo ed il genere umano. Oggi, come si pone e come risolve questo amletico dubbio? Forse potremmo fare un breve viaggio nel mondo antico, che inventò una realtà “altra”, fatta di bene e di male, di uomini e dèi, di malvagi e di eroi: la terra del Mito e del Sogno. Che i Poeti esplorarono, cantarono, esaltarono. Ecco a voi alcuni fotogrammi del trailer che potrebbe contenere le scene clou di un film, mai girato, ma ben radicata nell’immaginario della civiltà occidentale. Basta rileggere l'ultima parte del sesto libro del “De re publica” (55-51 a. C.) di Marco Tullio Cicerone, uno dei Padri della cultura classica. -taglio- La “realtà simulata”, indagata da questo passo (generalmente indicato con il titolo “Il sogno di Scipione”), affronta un argomento che oggi ci sorprende: il premio ultraterreno destinato ai grandi uomini politici benefattori della patria. Nel passo viene raccontato un sogno, nel quale a Scipione l'Emiliano appare il nonno adottivo Scipione l'Africano. Questi, nel predirgli le sue glorie future e la sua morte prematura, gli dischiude un "mondo nuovo", in cui gli mostra una visione delle sfere celesti. Questo sito meraviglioso, posto nella Via Lattea, sarà riservato come premio dagli dei alle anime degli uomini politici virtuosi. Qui, in una dimora lontana dalla Terra, sarebbero vissute per l'eternità le loro anime immortali. "La Terra -confessa l'Emiliano- mi sembrò tanto piccola che mi vergognavo del nostro dominio", cioè della dimensione meschina della bassa politica. Sembra strano che una società così laica e mondana come quella romana, sorretta dal mito della forza, della violenza e della guerra e generalmente orientata verso una cultura pratica e realistica, abbia potuto partorire un testo così “fantastico” e, oggi diremmo, “virtuale”. -taglio2- Che capovolge ogni approccio di certezza e di razionalità. Basti leggere una frase spiazzante, come questa: "I vivi sono quelli che volano via dalle catene del corpo, invece quella che voi chiamate vita è morte". Il corpo, insomma, viene visto come una prigione da cui liberarsi. "Osserva le cose celesti, considera secondarie quelle terrestri": consiglia Cicerone in un altro passo dell'opera. È naturale chiederci a questo punto: “Ma, questa prospettiva non rischia di essere astratta e improduttiva?”. Questa, in realtà, è l’impressione che ci suggerisce un primo impatto con il testo. Ma, se ben riflettiamo, comprendiamo un grande messaggio, che profeticamente anticipa l’ottica salvifica di “Matrix”. Scipione intende, infatti, allontanare il vero uomo di stato da un'eventuale sopravvalutazione dei disvalori connessi con il Potere. Se i nostri politici leggessero questo gioiello della cultura latina, sicuramente proverebbero a cambiare questo mondo, proprio alla luce dei valori di una realtà "altra" e simulata.





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