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Salto ad ostacoli

di Maria Paola Di Plama

Numero 220 - Maggio 2021

Filippo Bologni racconta la sua storia


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Filippo Bologni, sette volte campione italiano di salto ad ostacoli, entrato a far parte del medagliere Europeo. Componente del gruppo sportivo dei Carabinieri. Figlio d'arte: il padre è Arnaldo Bologni, cavaliere famoso con due Olimpiadi alle spalle e vincitore del Gran Premio Roma al Concorso ippico internazionale “Piazza di Siena” del 1994.-taglio- Da quanto tempo pratichi equitazione? “Considerando il fatto che mio padre fa il cavaliere di mestiere, ed ha partecipato per due volte alle olimpiadi, posso tranquillamente dire che in mezzo ai cavalli ci sono nato e cresciuto. La prima gara l’ho fatta quando avevo otto, il mio destino era già scritto.” Quale rapporto hai con il tuo cavallo? “Un rapporto strettissimo, dedico a lui tantissimo tempo, calcolando che solo il lunedì ed il martedì sono a casa e mi alleno una media di cinque ore al giorno con più cavalli, in quanto non possiamo affaticare troppo l’animale per poter reggere poi il ritmo delle gare internazionali. Invece dal mercoledì alla domenica siamo sempre in concorso in giro sui campi di gara. Passo la mia vita a cavallo, e per me è una cosa bellissima.” Come affronti una gara a livello emozionale? “Dipende da che gara dovrò affrontare. Sicuramente prima di un campionato Europeo sono un po’ teso, ma per fortuna riesco a contenere abbastanza questa emozione. Normalmente però non ho preoccupazione prima di entrare in campo, ma le ore prima. Per smorzare la tensione cerco solo di concentrarmi . Tra l’allenamento e la gara, come cambia l’atteggiamento del cavallo? “Tutti i cavalli, come è giusto che sia, cambiano almeno minimamente l’atteggiamento tra lavoro a casa e campo gara.-taglio2- Durante il lavoro si cerca la posizione giusta per far allenare tutti i muscoli del corpo del cavallo, in gara deve invece poter svolgere al meglio il salto.” Quale rito esegui con “Chopin”, prima della gara? “Io ripasso il percorso e lo accarezzo per corromperlo. Lui mi insulta mentalmente perché non ha voglia di lavorare e vuole andare a mangiare le carote. Rispondendo seriamente invece, niente di particolare. Campo prova base con riscaldamento e piccoli salti. Il fatto di essere figlio di un campione, come ha influito sulla tua carriera? “Mi ha solamente aiutato. Innanzitutto perché già da subito ho avuto le giuste dritte. C’è chi dice che uno potrebbe sentirsi sotto pressione perché tutti lo guardano e lo giudicano. È vero. Ma io voglio essere sotto gli occhi di tutti, è motivo per aumentare la mia concentrazione.” La tua altra grande passione: la musica. Ci parli di “Destriero”? “Nace da un percorso percorso creativo e concettuale. Molti lo vedono un brano più maturo, e di sicuro lo è, distaccandosi in parte dallo stile rap di: “Deja Vu”, “Spettacolare” e “Ce la farò”. Il fatto che la canzone si apra con il suono di una chitarra acustica e di un pianoforte è un voler raccontare musicalmente. Il testo, infatti, è molto esplicito, dichiarando apertamente l’amore per un compagno di vita, prima ancora che di sport: il cavallo.” Vi lasciamo proprio con le parole di “Destriero”, che segnano l’amore del cavaliere Bologni per il suo cavallo e la sua sensibilità: “Dentro ogni caduta / C’è qualcosa da imparare / Perché ogni mia vittoria / E’ figlia di una delusione”.





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