logo-editoriali

SAHAR MUSTAFAH

di Maresa Galli

Numero 213 - Settembre 2020

Sahar Mustafah pubblica “The beauty of your face” (“La tua bellezza”), un romanzo importante in un’epoca di intolleranza e incomprensione delle altrui culture e religioni


albatros-sahar-mustafah

Figlia di immigrati palestinesi, cresciuta a Chicago, vissuta cinque anni in Cisgiordania, insegna letteratura in un liceo di Chicago. Membro di “Radius of Arab American Writers” e collaboratrice di “Voices of Protest” (movimento che promuove l’opera di scrittori e artisti in esilio), con il suo primo libro di racconti, “Code of the West”, -taglio-ha vinto il “Guild Literary Complex”. I suoi riferimenti letterari sono gli scrittori Toni Morrison, Naomi Shihab Nye, Laila Lalami, Susan Muaddi Darraj, Mohja Kahf, Randa Jarrar, Mahmud Darwish. “La tua bellezza” racconta la storia di un uomo armato che compie una strage in un liceo femminile islamico. L’uomo è americano, bianco, ed ha acquistato il fucile automatico online. Afaf Rahman, palestinese e americana, la protagonista, è la preside del liceo. La donna si rifugia in uno stanzino per pregare, e in quel terribile frangente ripensa alla propria vita. La memoria torna al 1976, quando la sua famiglia venne divisa e la sorella maggiore Nada fuggì di casa, sente struggente l’amore per il fratellino Majid. Rifiutata dai compagni per la sua “diversità”, sofferente per l’instabilità della madre, infelice a causa del turbolento matrimonio, troverà un po’ di pace grazie alla fede. Dolore e mancanza di senso di appartenenza sono il suo bagaglio emotivo. Afaf decide di non fuggire, ma di affrontare l’assassino per comprenderne le motivazioni, per leggere il suo gesto. Unica luce, un gruppo di donne che infine, le farà conoscere l’Islam. L’autrice si è ispirata al terribile fatto di cronaca dell’omicidio di tre giovani musulmani americani, uno dei tanti mass shootings per di più a sfondo razzista, evento accaduto nel 2015 a Chapel Hill (Nord Carolina). Grazie al suo racconto la scrittrice porta il lettore a conoscenza della cucina, della musica, -taglio2-dei diritti religiosi dei musulmani. Al centro della storia “i temi universali della crescita, dell’identità, della ricerca del proprio posto in una comunità, e di quel che si prova quando si perde una persona cara e di come quell’assenza formi la tua identità. C’è anche il punto di vista dell’uomo armato, che è ancora un essere umano in carne ed ossa”, spiega Mustafah. L’autrice non trincia giudizi ma invita a porsi in ascolto, ad immaginare che esista una seconda opportunità per tutti. “Spero che il mio romanzo dia vita, con altre voci ghettizzate, a una ‘nuova letteratura Americana’, facendo cadere la natura scissa delle nostre identità, con storie che mettano al centro le esperienze di immigrati, rifugiati ed esiliati, e dei loro figli, come Afaf, che ereditano il trauma generazionale e gli effetti dello spaesamento e dell’intolleranza negli Stati Uniti”, spiega. Il romanzo ha il merito di far riflettere sul momento storico, sul suprematismo bianco, sulla necessità di un controllo delle armi, sul Black Lives Matter. “Dobbiamo confrontarci sul modo in cui i semi del bigottismo sono cresciuti, sopraffazione e sfruttamento hanno avuto una differente ricaduta nelle varie comunità” – afferma l’autrice che, con il suo racconto, esorta a stigmatizzare l’odio e la paura, l’estremismo di ogni sorta, richiamando i valori universali alla base della convivenza umana.





Booking.com

Booking.com