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Riletture d’autore

di Maresa Galli

Numero 247 - Febbraio 2024

Al Teatro di San Carlo “I Vespri Siciliani” di Emma Dante, che rivisita l’opera verdiana sostituendo agli invasori francesi i mafiosi dei nostri giorni


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“I Vespri siciliani” di Giuseppe Verdi, in scena al Teatro di San Carlo dal 21 al 31 gennaio, diventano, nella regia di Emma Dante, un’opera politica contro la mafia, per non dimenticare e risvegliare le coscienze. -taglio-cLo spettacolo è una coproduzione tra il Lirico di Napoli, il Teatro Real di Madrid, il Comunale di Bologna e il Teatro Massimo di Palermo, dove è andato in scena nel 2022 a trent’anni dalle stragi di mafia del 1992. “Il San Carlo per il sociale – i volti della memoria per un presente di legalità” è il progetto del Lirico che ha riservato, nelle recite del 24 e del 31 gennaio, 400 posti per i familiari delle vittime e per le associazioni impegnate nei beni confiscati alle mafie. Don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Polis e Garante per i diritti dei detenuti del Comune di Napoli, ricorda che la memoria delle vittime testimonia che il loro sacrificio non è stato vano. In Campania gran parte delle vittime erano cittadini che si trovavano al posto sbagliato nel momento sbagliato, mentre i volti delle vittime siciliane sono soprattutto di servitori dello Stato morti nell’adempimento del loro dovere. “Il noi deve vincere”, è questa la preghiera dei Vespri. Nel programma di sala è stato inserito un testo dal libro “Non chiamateli eroi” del procuratore Nicola Gratteri e Antonio Nicaso. Emma Dante, celebre regista, drammaturga, attrice palermitana, che spazia tra teatro, cinema, lirica, letteratura, è sempre attenta al contesto siciliano, al microcosmo familiare, alle disuguaglianze, al potere. Nel 2021 ha curato la regia de “La Bohème” per il San Carlo, ripresa nel 2023. Racconta la sua visione de I Vespri. Come nasce la sua regia che trasforma e attualizza la celebre rivolta del 1282 contro i dominatori francesi, gli Angioini, in un esercito di mafiosi dei nostri giorni?
“Quando ho letto il libretto dell’opera e ho incontrato il personaggio di Elena mi è venuto naturale pensare a Rita Borsellino, al suo dolore per l’uccisione di suo fratello Paolo perché lei entra in scena piangendo suo fratello e ha un desiderio fortissimo di vendicarlo. L’opera sarà abitata da facce a noi conosciute, dai nostri morti, dalle vittime della mafia che non è soltanto un fenomeno locale, siciliano ma italiano. Ho preso spunto da questa geniale intuizione dell’opera che la farà restare eterna che mette al centro un conflitto che ognuno usa per sé per non dimenticare. -taglio2- Elena, che è principalmente una combattente, non solo una che si innamora di uno che non può avere, non è solo il centro di una storia sentimentale ma il centro di una coscienza politica”. È dunque una commemorazione per ricordare le vittime della mafia… In scena sfilano gonfaloni con i volti delle vittime innocenti… “La mia messa in scena vuole essere un omaggio e anche una commemorazione delle vittime della mafia. Se non ci sono i vivi i morti si dimenticano. Questa commemorazione dei Vespri deve a mio parere unire il Paese: raccontare Palermo è raccontare l’Italia, perché parla della nostra storia. Per questo motivo, durante l’aria di Elena, quella in cui la duchessa chiede al popolo di avere coraggio, caleranno dei gonfaloni. Nella scena dei gonfaloni non sono presenti immagini dei santi, ma i ritratti di coloro che in Sicilia hanno perso la vita a causa della mafia, come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Boris Giuliano, Pippo Fava, Peppino Impastato, Piersanti Mattarella, Placido Rizzotto, Libero Grassi, Cesare Terranova. E con loro Silvia Ruotolo, Giancarlo Siani, Annalisa Durante e tanti altri”. Come sono stati immaginati i luoghi dallo scenografo Carmine Maringola? C’è la fontana di piazza Pretoria nella quale sfilano i gonfaloni. Colori, materiali, rispecchiano questi sentimenti… “Sono partita dal “Mosaico della Memoria”, un itinerario dei luoghi dei delitti di mafia. Centrale è la “fontana della Vergogna” di piazza Pretoria a Palermo dove ci sono statue di uomini e donne nudi. Nella nostra versione vi è una rivisitazione simbolica dove la testa è diventata un animale per raccontare la mostruosità di questi uomini. I colori dominanti sono il bianco del marmo e il nero dei siciliani vestititi a lutto: gli hanno rubato tutto, la bellezza… Le tute acetate degli oppressori ricordano un esercito poiché anche gli oppressori sono soldati, l’esercito del male. Nel finale faccio morire Arrigo che si ribella alla violenza. Mi sono ispirata al “Il Padrino Parte III”, all’urlo muto di Al Pacino (Michael Corleone) straziato dalla morte della figlia Mary. Noi possiamo fare molto per l’inclusività dei figli dei malavitosi ma non è facile da scardinare la mentalità mafiosa. Occorre portare il nemico dalla nostra parte. I figli, sono loro che vanno salvati. I Vespri oggi siamo noi”.





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