Continua il successo internazionale per il cantautore, che dagli anni ’80 continua a farci cantare, ballare ed innamorare
“Self control”, “Battito animale”, “Infinito” è “Gente di mare” rappresentano solo una piccolissima parte delle canzoni che fanno parte della discografia di Raf. -taglio- Da oltre quarant'anni, ogni volta che si ripresenta al pubblico, il cantautore di origini pugliesi conquista la vetta della hit-parade, riempiendo stadi e piazze con i suoi concerti. Eppure Raffaele Riefoli continua a conservare intatta l'umiltà degli esordi. Merito anche della sua affiatata famiglia, formata dalla moglie Gabriella Labate e dai figli Bianca e Samuele, che rappresenta un'insostituibile fonte d'ispirazione. Albatros Magazine lo ha incontrato a Miami, dove è stato premiato come Eccellenza dell'anno, in occasione della diciottesima edizione degli Oscar dei Porti. Raf, a Miami hai ricevuto un riconoscimento come Eccellenza dell'anno nell'ambito della kermesse “Oscar dei Porti”. Che effetto ti fa? “Sono stato molto felice di ricevere questo riconoscimento e, per questo, ringrazio l'ideatore della manifestazione, Roberto Onofri. È stato emozionante ritirare il premio circondato da tantissimi italiani, ma in particolare da mia moglie Gabriella e da mia figlia Bianca. Mio figlio Samuele non c'era perché, in questo periodo, è molto preso dalla conclusione dei suoi studi universitari.” Oltre che in Italia, nel corso della tua carriera hai ottenuto successo anche all'estero. Che effetto ti fa? “Ne vado enormemente fiero, ma quello che mi inorgoglisce ancora di più è la percezione positiva che oggi si ha dell'Italia nel resto del mondo. E di questo continuo a rendermene conto durante i miei viaggi. Spesso, infatti, durante qualche evento celebrativo della musica nostrana all'estero, mi è capitato di constatare personalmente che molti di quei luoghi comuni che in passato caratterizzavano l'Italia – come pizza, mandolini e mafia – oggi, fortunatamente, non ci sono più. E il nostro Bel Paese è giustamente diventato qualcos'altro. E noi italiani ne dobbiamo andare maggiormente fieri, al netto di tutti i problemi che purtroppo affliggono la nostra nazione. Però, ripetuto, io sono molto felice che gli italiani e l'italianità siano finalmente così apprezzati ovunque.” Nonostante i prestigiosi traguardi raggiunti sul fronte discografico, hai sempre dichiarato che il tuo successo più grande è la famiglia. Confermi? “Sì, e pensare che, quando ero ragazzo, immaginavo ben altri piani. Ero un ribelle, andavo contro tutto, specialmente contro le tradizioni. Insomma, ero una testa calda (sorride, ndr). Con il passare del tempo, però, ho avuto modo di ricredermi.” Che cosa, in particolare? “Ho capito quanto sia importante poter contare, in qualsiasi momento, sul sostegno della propria famiglia. E quanto sia fondamentale cercare di conservare i valori più importanti e autentici. E per famiglia, ci tengo a specificarlo, intendo quella di qualsiasi genere, non solo quella tradizionale. L'importante è che si tratti di una famiglia basata sull'amore. Tutto questo conta moltissimo, perché quell'amore poi si riversa sull'educazione dei propri figli, sulle nuove generazioni. Trasmettere buoni sentimenti, quelli che portano alla pace – di cui oggi, specialmente, tutti abbiamo bisogno – e non all'odio, è essenziale. Tutto parte dalle nostre famiglie.” Tu sei sulla cresta dell'onda sin dagli anni '80, eppure sei sempre rimasto con i piedi per terra… “Quando si è giovani, spesso il successo arriva all'improvviso e c'è sempre il rischio di perdere il contatto con la realtà. E aggiungo che, purtroppo, il successo, quando non lo si sa gestire, tende a cambiare le persone. E non mi riferisco esclusivamente ai giovani. Io, per esempio, conosco persone di tutte le età che, a un certo punto, cominciano a soffrire di deliri di onnipotenza. Chi riesce a non cadere in queste trappole è chi il successo lo ha davvero e sa come goderselo. La cosa più importante di tutte, però, è riuscire ad avere una certa sensibilità nei confronti della vita, senza mai dimenticare che le cose realmente importanti sono altre.” Da un po' di anni ti sei trasferito in Florida, a Miami. Come mai? “Una ventina di anni fa, precisamente nel 2004, decisi di venire a Miami in vacanza, ma non avrei mai immaginato di potermici trasferire un giorno. Invece, sin da subito, mi sono reso conto di quanto sia accogliente e calorosa come città, motivo per cui io e la mia famiglia abbiamo deciso di trascorrervi gran parte dell'anno. Miami non è la classica città degli Stati Uniti, ma un luogo dove, a qualsiasi ora del giorno, si può andare a spasso in pantaloncini. Insomma, è bellissimo quel senso di libertà che si respira, specialmente in riva al mare, che io amo, come ho spesso cantato in alcuni brani del mio repertorio.” Non hai mai detto addio, però, all'Italia. “Sono molto legato alle mie radici, per questo credo di aver trovato un perfetto equilibrio, lavorando e vivendo, assieme ai miei cari, sia in Italia che negli Stati Uniti.”