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Psicologia delle fake news

di Marco Zorzetto

Numero 261 - Giugno - 2025

Cosa ci spinge a credere a notizie palesemente false anche dopo che sono state smentite? Quali sono i meccanismi psicologici che rendono difficile distinguere tra verità e illusione?


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Viviamo nell’epoca dell’informazione costante, in cui ogni giorno siamo esposti a un flusso continuo di notizie, aggiornamenti e opinioni. Eppure, paradossalmente, proprio in questo mare di contenuti cresce la nostra vulnerabilità alla disinformazione. Le fake news si diffondono rapidamente, influenzano opinioni, polarizzano il dibattito pubblico e — soprattutto — attecchiscono nelle pieghe più intime della nostra mente.-taglio- Cosa ci spinge a credere a notizie palesemente false anche dopo che sono state smentite? Quali sono i meccanismi psicologici che rendono difficile distinguere tra verità e illusione? E, soprattutto, come possiamo difenderci? Ne parliamo con Dott. Michele Canil, psicologo a Treviso, che ci accompagna in un’analisi lucida e approfondita dei processi mentali che alimentano la nostra esposizione alle fake news. Quali meccanismi psicologici ci rendono più vulnerabili alle fake news? L’essere umano ha una predisposizione naturale al bisogno di dare risposta ai propri interrogativi. Quando la realtà fornisce risposte frustranti o difficili da accettare, possono attivarsi meccanismi di difesa che portano a preferire spiegazioni fantasiose, capaci però di salvaguardare l’integrità psichica. Diversi sono gli errori cognitivi che influiscono nel filtraggio delle informazioni, tra cui i bias cognitivi, vere e proprie distorsioni del pensiero, l’effetto di conferma (di cui sentiamo un forte bisogno) e la dissonanza cognitiva. Perché tendiamo a credere a una notizia falsa anche dopo che è stata smentita? Anche Freud affrontò questo tema. Credere a una notizia falsa, pur sapendo che lo è, rappresenta un modo per proteggere la propria identità da frustrazioni o insicurezze. Accettare di essere stati ingannati o di non avere gli strumenti per comprendere a fondo una questione può risultare psicologicamente doloroso. Le false spiegazioni, anche se idealizzate, permettono di conservare un’immagine positiva di sé e di evitare il giudizio esterno o interno. In che modo le emozioni influenzano la nostra percezione della veridicità di una notizia? Le emozioni influenzano profondamente la nostra percezione della verità. Come Freud osservava ne Il disagio della civiltà, aderire a una determinata corrente di pensiero può diventare una forma di assolutismo o integralismo, che protegge l’individuo dal sentirsi giudicato, preservando alcuni aspetti dell’ego. Si crea così un’incongruenza tra emozione e razionalità Come funziona l’“effetto echo chamber” e perché alimenta la credibilità delle notizie false? L’“effetto echo chamber” si verifica quando una persona viene esposta ripetutamente a notizie che confermano le proprie convinzioni, soprattutto attraverso algoritmi dei social e dei motori di ricerca che selezionano i contenuti in base alle preferenze dell’utente. Anche se false, alcune notizie vengono presentate come “rivelazioni segrete”, aumentando la loro autorevolezza percepita. Spesso sono orchestrate con l’intento di creare un’apparenza di veridicità, offrendo all’individuo un alibi psicologico per esternalizzare la colpa. -taglio2- In che modo l’overload informativo può indebolire la nostra capacità di distinguere il vero dal falso? L’overload informativo serve a disorientare e decostruire la capacità critica. È simile a tecniche di ipnosi “da strada”, che sfruttano il sovraccarico cognitivo per confondere l’interlocutore. Quando siamo bombardati da informazioni, il nostro cervello fatica a processarle razionalmente, rendendoci più vulnerabili alla manipolazione. Inoltre, molte tematiche richiedono competenze specifiche che spesso il lettore medio non possiede. Approfondire richiede impegno e fatica, che oggi si tende a evitare in favore di contenuti veloci e facilmente assimilabili Quali strategie psicologiche possono aiutarci a difenderci dalle fake news? Per difendersi dalle fake news, è essenziale sviluppare un pensiero critico più solido e ridurre il desiderio di sentirsi “competenti in tutto”. Bisogna confrontarsi con esperti qualificati e accreditati, verificare sempre le fonti delle notizie, e diffidare dei contenuti sensazionalistici. Occorre anche fare attenzione all’effetto del conformismo sociale: il fatto che un’opinione sia condivisa da molti non la rende necessariamente corretta. È importante sapersi distaccare dal bisogno di appartenenza, soprattutto quando ci spinge ad accettare acriticamente narrazioni infondate. Come possiamo “rieducare” il nostro cervello a non cadere nella trappola delle notizie false? Rieducare il cervello significa coltivare l’abitudine a consultare fonti affidabili, preferibilmente accademiche o giornalistiche di comprovata serietà, e sviluppare una visione più ampia, evitando letture che rischiano di stimolare pensieri all’estremo di un’ideazione complottista. È fondamentale evitare i pensieri paranoici, che tendono a distorcere i fatti e a generare un senso illusorio di controllo. Solo attraverso uno sforzo costante e consapevole possiamo riacquisire la capacità di distinguere tra vero e falso, e diventare lettori più critici e responsabili.





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