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Piccole cose creano grandi cambiamenti

di Antonio Morabito

Numero 198 - Aprile 2019

Ci stiamo forzatamente abituando a vedere crollare gli alberi delle nostre città con una frequenza sempre più allarmante


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Ci stiamo forzatamente abituando a vedere crollare gli alberi delle nostre città con una frequenza sempre più allarmante. Dinanzi a un fenomeno così vistoso che ci sorprende e ci coinvolge, viene da chiedersi che cosa stia succedendo e come poter reagire a questa preoccupante “moda” urbana ma anche più generalizzata, sintomo di cambiamenti profondi dell’ambiente del pianeta. Grande enfasi ha avuto l’abbattimento degli alberi in Val di Fiemme nella foresta di Paneveggio, la "foresta dei violini", a seguito di un violento maltempo. Quegli alberi rasi al suolo potranno diventare violini, costruiti dalle mani dei maestri liutai di Cremona. Quegli abeti rossi, che la natura ha piegato hanno trovato un destino più nobile rispetto a tanti alberi abbattuti o dati alle fiamme in tante aree del pianeta.-taglio- Ma ciò non sminuisce il dramma del disastro ambientale che si va estendendo nelle città e in diverse aree forestali sia nazionali che in tutta la terra. La vita degli alberi ha un suo ciclo di inizio e fine. La loro esistenza può essere drasticamente interrotta, come nel caso del taglio dei legni nelle foreste pluviali pianificato dalle grandi multinazionali. Esempi clamorosi sono le foreste amazzoniche e quelle tropicali del Borneo e di altre isole indonesiane che hanno visto allargare una deforestazione senza controllo. La deforestazione è una prassi nefasta in vaste aree del pianeta e in particolare in Asia e Africa. Ma anche gli incendi, in gran parte dolosi, nei tanti boschi dell’Italia in particolare al Sud rappresentano ferite irreparabili ai danni del territorio. Si pensi al dramma recente in California dove incendi letali e distruttivi hanno imperversato nelle coste più famose di Los Angeles e Santa Barbara, causando vittime e distruzione. Le cause di tanta violenza del fuoco sono soprattutto ascrivibili al clima e ai venti caldi, conseguenza di un lungo periodo di siccità che ha colpito la California. Negli ultimi decenni i cambiamenti climatici hanno ingigantito la furia dei venti e gli effetti disastrosi della forza della natura, accelerando processi degenerativi nell’ambiente, lo sradicamento degli alberi e sconvolgendo il loro ritmo naturale. In Italia, nel Triveneto la situazione del patrimonio boschivo è largamente compromessa: ''Ci vorrà un secolo per tornare ai livelli precedenti”. Non migliore è il destino di larghe aree del sud del Paese dove agli incendi devastanti segue l’abbandono. Per tornare al patrimonio ambientale del passato servirebbero ingenti risorse e una massiccia mobilitazione di sforzi a tutti i livelli. Ma non sembra esserci questa tendenza. Allora acquistano valore enorme gli sforzi di ogni singola comunità e degli individui. Appunto le piccole cose e i piccoli progetti che possano ridare vita e speranza. Riflettendo su tali temi, mi hanno molto colpito le riflessioni di Bruno Agosti, dal titolo, “Il valore delle piccole cose, scommessa di Carlo Zanotelli”. (https://sassdelestrie.webnode.it). L’autore descrive, con la saggezza che gli è riconosciuta, la sua riscoperta “delle vere e proprie meraviglie della natura…i paesaggi che le stagioni caricano di colori diversi... il “paradiso terrestre, che ci viene invidiato da tutti coloro che sono costretti ad abitare in città”. Ma anche qui egli resta deluso. Passeggiando nei suoi luoghi incontaminati a Port attraverso il bosco di Somargen. Si accorge con grande sorpresa che il grosso abete che cresceva vicino alla strada, “era stato tagliato… all’altezza di circa un metro dal terreno… una cosa degna del premio Attila”. E commenta amareggiato “far crescere una pianta di quelle dimensioni occorre un secolo o forse più”. E quasi a riparazione di questo oltraggio porta una testimonianza interessante, un piccolo gesto solitario. “Carlo ha voluto piantare vicino al suo maso dei castani appositamente innestati per produrre frutti commestibili. Si tratta del primo impianto del genere in Val di Non, una sfida ed una provocazione alla dominante ed indiscussa “cultura della golden”. “Il castano, infatti, non richiede alcun trattamento con antiparassitari, perché è una pianta che si sa difendere da sola. Richiede solamente di una potatura iniziale per sagomare le piante in modo tale che producano dei frutti. Il valore delle piccole cose, della semplicità, di quella vita -taglio2-di un tempo che tanto ci affascina e tanto ci manca. Ma ora tutto questo lo abbiamo demolito, in nome del progresso che ci ha resi schiavi di una società fondata sul profitto, sul capitale, dove uno non conta perché è, ma conta per quanto ha”. La testimonianza di Bruno Agosti sui progetti in controcorrente rispetto alla cultura dominante, richiama quella che mi racconta Alberto Spizzichino, uno dei soci fondatori della onlus italiana della Keren Kayemeth LeIsrael, la più antica organizzazione ecologica che opera in Israele. Fondata da oltre un secolo mira allo sviluppo, bonifica e rimboschimento della terra di Israele. KKL è leader nello sviluppo di tecnologie e competenze in molteplici settori: agricoltura, ricerca scientifica, lotta alla desertificazione, trattamento delle risorse idriche. Il verde di Israele è la prova concreta che il KKL investe le proprie risorse in un ampio programma ambientale, operando non solo nel Paese ma come ponte per la pace, attraverso progetti comuni anche nel resto del mondo. E’ una realtà dalla quale si può trarre grande insegnamento. Progetti di comunità locali che diventano realtà grazie alle donazioni dei membri. La KKL Italia Onlus, presieduta da Sergio Castelbolognesi, (www.kklitalia.it) è oggi impegnata in progetti di solidarietà sociale e ambientale, promuove e attua studi, ricerche e raccolte fondi finalizzati ad obiettivi specifici, come trasmettere alle nuove generazioni i valori universali legati al rispetto del verde e del territorio. Progetti che puntano a ricreare aree verdi a rendere vivibili spazi deserti o bruciati. Sono esempi straordinari di progetti che danno valore alle piccole cose e che acquistano un significato ampio. Quando si esce dal proprio piccolo mondo, si scopre di non essere isolati dal resto dell’umanità. Non mancano grandi realizzazioni nel mondo di spazi verdi strappati al deserto e alla siccità; ve ne solo molteplici, dal Medio Oriente ai Paesi arabi dai Paesi nordici alle Americhe. Sono spesso progetti di grandi dimensioni e mezzi, ma anche molti vengono realizzati grazie alla cura di piccole comunità e di iniziative private, culturali e sociali. Si dà cosi risalto al valore dei piccoli gesti. Come avviene per il tempo, la memoria delle cose realizzate e così pure per i sentimenti della gratitudine e della tolleranza che sembrano, passati di moda nei contesti frenetici dei tempi attuali. Tornano allora alla mente i detti di Oliver Twist: "sono le piccole cose che danno un senso alla vita". Dove non c’è abbondanza le piccole cose acquistano un valore maggiore: una casa, il cibo sano, acqua in abbondanza, il verde come valore da promuovere e condividere. La strada per un mondo migliore passa quindi attraverso le scelte individuali. L’era dei disastri ambientali ha insegnato la necessità ma anche ’urgenza di ricorrere alle energie pulite e rinnovabili e a proteggere la natura in cui viviamo e a difenderla. Sono i temi della “Laudati Sii” di Papa Francesco, il mondo visto come “casa comune” dove tutto è interdipendente, dove le azioni di ognuno hanno necessariamente conseguenze per tutti. Per chiudere, riprendo l’auspicio lanciato di recente dal presidente del Gruppo Fai, Andrea Carandini, che invita a reintrodurre la festa degli alberi. Sarebbe un primo importante passo per dare valore alle piccole cose. Un albero sembra cosa di poco conto, ma tanti alberi creano una foresta.


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