Quando guardiamo un film, spesso ci identifichiamo nei protagonisti, sentendoci coinvolti nelle loro scelte, nelle loro azioni che ci fanno riflettere sulla nostra quotidianità. Ma poi quando il film giunge alle parole “The End”, ritorniamo a casa e ci rimane dentro ancora l’emozione per ciò che non sempre fa parte della nostra vita, di scelte che avremmo sempre voluto fare, -taglio-ma che non abbiamo mai avuto il coraggio di fare. Così come non abbiamo forse mai avuto il coraggio di fare a noi stessi l’unica domanda davvero importante, ovvero: “Sono davvero felice? Sono soddisfatto della mia vita e delle mie azioni, o il mio è solo un adattamento opportuno a rendermi la quotidianità comoda, a volte molto comoda, ma nulla di più?” E’ da queste domande che dobbiamo partire per capire se possiamo considerarci liberi da qualsiasi vincolo e pronti se necessario a compiere scelte anche non facili, che spesso possono essere dei veri e propri atti di coraggio, come quelli che vediamo appunto nelle pellicole cinematografiche, ma quanti sono gli eroi comuni, persone che davanti ad una scelta non si tirano indietro e pongono il bene dell’altro o della comunità al di sopra del loro stesso bene. Il termine greco antico “ἣρως”, identifica l’eroe ed è ricollegabile al verbo preservare, quindi chiunque preservi l’ambiente, la società, le comunità da ciò che potrebbe inesorabilmente minacciarlo è da considerate tale. Quel cittadino provvisto di valori, di abilità, di qualità, quell’ ”homo novus” descritto da Sallustio e da Cicerone. Oggi sono eroi i medici, i componenti della protezione civile, delle forze dell’ordine, i pompieri, gente comune e tutti coloro che con coraggio si preoccupano di salvare l'umanità, come hanno dimostrato davanti al pericolo pandemico che ci ha colpiti. Come afferma Fabio Volo: “I veri eroi sono quelli che ogni giorno si alzano dal letto e affrontano la vita anche se gli hanno rubato i sogni e il futuro. -taglio2-Quelli che alzano la saracinesca di un bar o di un’officina, che vanno in un ufficio, in una fabbrica. Che non lottano per la gloria o per la fama, ma per la sopravvivenza. Sono coraggiosi. Gli eroi veri non stanno a cavallo”. Mettere se stessi e gli altri al riparo da ciò che può essere nocivo, è un grande esempio di responsabilità, e non importa se non è annoverato tra la nostra idea stigmatica dell’eroe, come ad esempio: chiudere il gas della cucina, subito dopo aver cucinato, evitando di mandare a fuoco un’intera casa con chiunque e qualunque cosa vi fosse dentro, salvando così la propria vita e quella dei vicini; rifiutare una “mazzetta”, perché in quel momento si impedisce al corruttore di porre fine alla speranza di chi è innocente davanti a un torto subito ingiustamente; seguire l’insegnante durante la lezione, evita che vi sia un regresso sino all’età della pietra, un regresso mentale nel quale la parola non ha fondamento. Ma possiamo immaginare che ciò che abbiamo scritto sopra sia un comportamento che appartiene a tutti gli essere umani? Purtroppo a volte ci siamo dovuti confrontare con l’indifferenza, di chi contrariamente all’eroe comune, sfugge qualsiasi coinvolgimento emotivo, andando avanti senza mai guardarsi intorno. Uomini e donne che vivono con distacco e freddezza, evitando di relazionarsi, ponendosi di fronte ad una persona o ad una situazione senza alcun interesse. Per fortuna il sentimento dell’indifferenza appartiene a pochi e forse chissà anche questi pochi potrebbero essere recuperati ai sentimenti, imparando che l’altro è parte di noi, al di là di qualsiasi circostanza o evento, perché, come affermava Martin Luther King: “Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi; è l'indifferenza dei buoni.”