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Perché vinceranno sempre loro

di Adriano Fiore

Numero 251 - Giugno 2024

Conflitti eterni ed incomprensioni di parte, rendono i nostri politici gli unici vincitori di questa guerra


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Dopo trent’anni di politica vista, studiata, analizzata e (a latere) vissuta, incontrando protagonisti piccoli e grandi, uomini e donne piccoli e grandi, sono arrivato a questa triste ma ineludibile conclusione: hanno vinto e continueranno a vincere loro, sempre e per sempre. Nello specifico, loro sono quelli che vivono di assoluti, di slogan, di “pensiero unico”, quelli del “mondo al contrario”, delle velate minacce, dei manganelli, delle adunate. -taglio- I fascisti? No. La destra? Nemmeno. Purtroppo per questi ancora non si è trovata una declinazione che possa descriverli al meglio, e probabilmente anche perché ciò sarebbe a loro inevitabile discapito, dando alla controparte (finalmente) un linguaggio pratico, facile e diretto per attaccarli e criticarli, come da par loro sono maestri in questo da anno. Gli basta urlare “Comunisti!” e il gioco è fatto. Oggi non serve nemmeno più il rolex, le barche a mare o altro dal cliché classico del radical chic. “Loro” nel loro modo di fare politica a colpi di titoli, di sensazionalismo, di sberleffi, prese in giro e promesse (da marinaio), hanno plasmato l’intero elettorato, che oggi non fa altro che pendere dalle labbra di chi fa il video divertente su TikTok, di chi gli chiede di chiamarlo per nome e dargli del tu, mostrandosi, in definitiva, un homme normale (o femme a seconda dei casi) in cui rivedersi ed a cui affidarsi, per simbiosi, empatia, affinità. Le competenze? I programmi? La visione? Le strategie? Tutte parole definitivamente morte e sepolte, e questo non tanto perché non c’è più nel mondo politico chi sappia argomentare al riguardo, a destra come a sinistra, ma poiché questi ultimi da almeno trent’anni non riescono a farsi capire da un popolo che ha drasticamente cambiato la propria cultura, intelligenza, capacità di concentrazione e di comprensione. Possono sembrare delle banalità, ma vi assicuro che non lo sono. Passando dall’astratto al pratico, la gente oggi vota Giorgia perché la capisce, mentre Elly si perde in discorsi troppo articolati e filosofeggianti (per l’ascoltatore/elettore medio). Ciò significa che la prima ha degli argomenti così privi di contenuti rispetto alla seconda che risultano così più di facile comprensione? Nient’affatto, l’agenda della Meloni, in ossequio alla sua linea politica ed alle idee sue e del suo schieramento in merito a welfare, lavoro, tasse, Europa etc., sono anch’esse articolate quanto quelle della Schlein, ma la leader della Garbatella non sente (e vede) la necessità di dire tutto, di spiegare troppo, di approfondire ogni pensiero. Riassume tutto in quattro o cinque frasi ad effetto, riassuntive per quanto possano essere degli slogan, e porta tutto davanti a piazze festanti o in televisione, dove la maggioranza delle persone l’ascoltano distrattamente e, anche così, la capiscono.-taglio2- La critica che più dovrebbe far male e allo stesso tempo riflettere “Gli Altri”, oggi presenti soprattutto all’opposizione sebbene qualcuno sia anche in maggioranza, riguarda la loro incomprensibilità. A questo punto le possibilità sono due: o nessuno glielo ha mai detto, rinchiusi in circoli in cui ciascuno si parla addosso e non sa o non vuol sapere qual è il vero linguaggio del paese reale, oppure ne sono tutti ben consapevoli, ma al tempo stesso hanno la presunzione che debbano essere i cittadini ad avvicinarsi a loro, ad informarsi, a sforzarsi a capire, ad approfondire i temi di ambo le parti in un percorso personale di formazione sociale e politica. Spoiler: questa cosa non accadrà mai, e pertanto “Loro” continueranno a vincere, stravincere, e governare a colpi di striscioni e cori da stadio. Per provare a cambiare il mondo può valere la pena mettere un attimo da parte l’orgoglio, il senso di superiorità, ed iniziare ad ascoltare ed imparare un mondo che oggi comunica in maniera diversa? Anche se questo comporta riassumere in maniera parziale e imprecisa i propri temi e pensieri, non è meglio che almeno tre o quattro concetti chiave passino, anche se in forma di slogan, piuttosto che lasciare il campo libero a chi in questo è diventato mastro indiscusso? È così difficile dire: vogliamo abbassare le tasse, aumentare il salario minimo, migliorare scuole e ospedali, difendere gli imprenditori dall’illecita competizione delle aziende straniere, etc.? È davvero così problematico dire questo e solo questo? Senza argomentare, senza spiegare, senza perdersi. E questo perché non ce n’è bisogno, perché altrimenti il concetto sfuma tra mille virgole ed eccezioni. La rivoluzione, storicamente, si è sempre fatta dietro poche e semplici idee. E se proprio non ci viene in mente nulla, possiamo anche copiare dai francesi, inneggiando a Libertà, Uguaglianza e Fratellanza, che già come inizio sembra nient’affatto male…





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