Si gonfia la rete!
In un ambiente come quello del calcio, in cui solo negli ultimi anni si sta dando risalto alle donne, questa ex bomber e allenatrice “l’ha spiegata” proprio a tutti
Molto nota nel mondo dello sport italiano, Patrizia Panico è un'allenatrice di calcio ed ex calciatrice italiana, di ruolo attaccante, CT della nazionale Under-16 maschile. Grazie alle sue doti tecniche e ai risultati ottenuti, è divenuta l'emblema del calcio femminile in Italia raccogliendo il testimone da Carolina Morace. Ha vinto quattordici volte il titolo di capocannoniere della Serie A, in aggiunta al titolo di capocannoniere nella Champions League femminile 2007-2008, superando proprio la stessa Morace, ferma a 12; ha marcato quasi seicento reti in più di cinquecento incontri con le maglie di Lazio CF, Torino, Modena, ACF Milan, Bardolino Verona/AGSM Verona, Torres e Fiorentina. La Panico ha vinto 23 titoli di club ripartiti in 10 Scudetti, 5 Coppe Italia e 8 Supercoppe italiane; con rispettivamente 204 presenze e 110 reti detiene sia il record di presenze in nazionale italiana, con cui ha vinto l'argento all'Europeo di Norvegia e Svezia del 1997 e preso parte alla fase finale del Mondiale degli Stati Uniti 1999, sia quello di migliore marcatrice della squadra. Ritiratasi nel 2016, Patrizia Panico è assistente tecnico della nazionale italiana Under-16, prima donna ad allenare una rappresentativa maschile italiana.
Patrizia, lei è il volto-simbolo del calcio femminile degli ultimi 20 anni ed è la prima donna italiana a guidare una nazionale maschile di calcio. Cosa ha provato quando le hanno dato questa notizia?
“Beh, estrema gioia! Ovviamente mi avevano già comunicato che ci sarebbe stata questa possibilità, però fino a quando non ne sono stata certa non riuscivo bene a realizzare quello che stava accadendo. -taglio- Essere la ‘prima’ è molto importante per me, significa avere una grande responsabilità e quindi riuscire a rendere questo status di allenatrice nazionale una condizione assolutamente normale.”
A proposito dello status di allenatrice, secondo lei sarà possibile vedere donne sulle panchine di serie A?
“Ne sarei felice, ma purtroppo devo ammettere che in Italia siamo molto indietro sotto questo punto di vista, anche perché se fosse diverso non avrebbe avuto tanto eco la notizia del mio debutto su una panchina nazionale. Nel nostro Paese è ancora molto forte la divisione di genere in determinati settori, e non parlo solo dell’ambito sportivo. Che poi, a parlarne mi sembra assurdo: ci sono allenatori uomini per le squadre femminili, allora perché non rendere possibile anche il contrario? Staremo a vedere…”
Facendo quindi un po’ il punto della situazione, il binomio donne-calcio a che punto si trova?
“In Italia c’è un movimento in forte espansione, basti pensare al fatto che una rete importante come Sky abbia deciso quest’anno di trasmettere il campionato femminile di serie A, però le donne che giocano a calcio ancora non vengono considerate come delle professioniste. Nel resto d’Europa la situazione è completamente diversa, sono un bel po’ avanti, però piano piano sono convinta che in Italia sentiremo parlare di grandi giocatrici proprio come avviene con i colleghi uomini.”
Lei allena la nazionale italiana maschile under-16, ci sono state delle difficoltà con i suoi ragazzi durante i primi allenamenti?
“Assolutamente no; i ragazzi sono molto più avanti degli adulti, infatti non stanno a guardare il genere, ma le competenze di un allenatore.”
Che tipo di rapporto ha con i suoi atleti?
“Bellissimo, mi reputo davvero fortunata perché il gruppo che alleno mi da grandi soddisfazioni sia in campo che fuori. Io mi sento un mister un po’ ‘vecchia scuola’, quindi quando c’è bisogno di una strigliata d’orecchie certo non mi tiro indietro, ma al tempo stesso nella mia squadra vige la meritocrazia e questo viene molto rispettato dai ragazzi. Come dicevo prima, seppur molto giovani, si rendono conto se hanno di fronte una persona appassionata e trasparente ricambieranno al cento per cento questa sincerità.”
Le è mai capitato di essere discriminata in quest’ambiente?
“Nel mondo del calcio (e non solo), per le donne, la discriminazione è all’ordine del giorno. Specialmente nel dilettantismo, dove ti trovi davanti ad approssimazione, superficialità, a gente che non ti paga anche se giochi in Champions! Dico che ne siamo un po’ stufe, anche perché alcune persone non si rendono conto che c’è una linea molto sottile che divide l’essere simpatici e l’essere delle teste di cavolo!”-taglio2-
Ci piacerebbe conoscerla anche fuori dal contesto calcio; cosa fa quando non è sul campo?
“Mi sono laureata in Scienze della Comunicazione a Sassari e nel tempo libero (poco) ho tantissimi hobby: surf, fotografia, e dopo aver visto il Giappone femminile vincere i Mondiali, ho iniziato anche a studiare il giapponese!”
Patrizia Panico in tre parole:
“Coraggiosa, leale e umile.”
Qual è il ricordo più bello legato a quando era una giocatrice?
“Difficile scegliere, ce ne sono davvero tanti che mi porto nel cuore, questo perché ho sempre amato questo sport in maniera incondizionata. Da quando ero giovane e ancora oggi da allenatrice, ogni volta che metto il piede sull’erba di un campo sento una scarica di adrenalina in tutto il corpo. Se mi avessero chiesto trent’anni fa cosa avrei fatto, non avrei mai immaginato che sarei riuscita a realizzare tutti i miei sogni. Sono felice e so che continuerò ad esserlo!”
“Ci sono allenatori uomini per le squadre femminili, allora perché non rendere possibile anche il contrario?”