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PAOLO CREPET

L’arte della vita

di Benedetta Mariani

Numero 204 - Novembre 2019

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Il famoso psichiatra e sociologo ci parla della sua ultima opera letteraria e ci fornisce una prospettiva diversa da cui guardare il nostro presente


Psichiatra, sociologo, educatore, saggista, Paolo Crepet è uno dei personaggi italiani più stimati di sempre. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Padova nel 1976 e poi in Sociologia presso l'Università di Urbino nel 1980, Crepet ottiene nel 1985 la specializzazione in Psichiatria presso la Clinica Psichiatrica dell'Università di Padova e da quel momento inizia il suo percorso professionale all’interno dell’animo umano e più in generale della vita nella sua pienezza. Come dirà in questa intervista, è tutto incentrato alla ricerca della felicità e definisce la sua professione una vera e propria passione ed arte. Nel corso della sua carriera Crepet ha scritto numerose pubblicazioni vincendo nel 2015 il Premio letterario La Tore Isola d'Elba. È stato inoltre ospite a molte trasmissioni televisive, nelle quali ha sempre cercato di rendere comprensibile a tutti la psichiatria e la sociologia. Il suo ultimo libro è di quest’anno e s’intitola “Perché finisce un amore”, scritto con la giornalista e scrittrice Alessandra Arachi; è un insieme di storie e di grovigli dolorosi che hanno come protagonisti Paola, Domitilla, Tommaso e Carla: un racconto denso e articolato in cui gli autori scelgono di stare dalla parte in ombra dell’amore, quella parte di cui altrimenti finisce per occuparsi solo la cronaca nera.-taglio-

Ha dichiarato più volte che nella sua vita tutto parte dalla ricerca della felicità, ad oggi pensa di essere riuscito ad essere felice?

“È una domanda alla quale è difficile rispondere; personalmente mi capita spesso di pensare di essere felice ma è pur vero che mi capitano periodi in cui vivo uno stato di inquietudine interiore dovuto a tutto quello che mi circonda. Per il lavoro che faccio mi viene naturale guardare al mondo nella sua totalità, e non coltivare solo il mio piccolo orticello. Per questo amo molto la psichiatria, per me rappresenta l’arte di rimuovere gli ostacoli alla felicità, reputo questa disciplina un’arte.”

Se non avesse intrapreso questo percorso ad oggi sarebbe?

“Un artista. Nella mia famiglia l’arte è sempre stata molto presente a partire dai miei nonni. Sono stato abituato ad apprezzare la bellezza in ogni singola cosa e a dar sfogo alla mia creatività in tutti i modi possibili. Mi capita che davanti ad un’opera d’arte io mi commuova, e riuscire a cogliere l’emozione è una cosa bellissima.”

Oggi la bellezza è molto presente nella vita di ognuno di noi, spesso pero si sfocia in un eccessivo edonismo...

“Sì, ma è un processo inevitabile. Tutti vogliamo continuamente piacere all’altro, ci piace la sensazione che si prova nel sentirsi belli ed ammirati, basti pensare a tutte le nuove applicazioni che permettono attraverso dei filtri di apportare istantaneamente delle modifiche fisiche al nostro corpo. Tutti desideriamo modificare in qualche modo la nostra immagine, ma a dirla tutta non si tratta di una novità: 20 anni fa con i Macintosh chiedevo agli studenti di fare qualche esperimento sulla propria immagine. Si tratta di un cambiamento antropologico: non ti accetti più come sei e vuoi diventare come l’immagine perfetta di te in foto. Ci sono diversi chirurghi che mi hanno raccontato di persone che chiedono interventi sul proprio corpo perché oggi sono molto fotografati.”

Pensa ci stancheremo prima o poi di tutti questi social?

“Sì, ma chi crea queste piattaforme sa perfettamente che esiste questa possibilità e quindi di volta in volta trova un modo per far restare tutti attaccati allo schermo. È un po’ come un serpente che si morde la coda, l’unico modo per ‘liberarsi’ è spezzare la catena.”

Nel suo ultimo libro, scritto a quattro mani con Alessandra Arachi, "Perché finisce un amore" scava nel mondo dei sentimenti. Secondo lei cosa significa amare nei tempi moderni?

“l’Amore è diventato il sentimento più difficile da vivere. Abbiamo trovato tantissimi modi per definire le relazioni e la parola amore viene utilizzata in pochissimi casi. Le relazioni sono diventate liquide, frammentate e sono vissute con la stessa superficialità con cui si vive in generale l'oggi. Questo è uno dei 'territori' su cui la rivoluzione digitale ha prodotto danni incalcolabili. La digitalizzazione ha creato una 'precarietà culturale' e tutto questo ha avuto un risvolto anche nei rapporti, creando una precarietà affettiva. È tutto collegato, perché il metodo che si usa online è sempre lo stesso, sia quando si flirta che quando si fa ricerca per preparare un esame o una relazione di lavoro.”

Ci sarà almeno uno spiraglio di miglioramento...

“Uno spiraglio c’è sempre, il problema è trovarlo! Al giorno d’oggi siamo molto concentrati su cose poco importanti senza essere consapevoli che prima o poi ci arriverà il conto di tutto quello che abbiamo ‘combinato’ finora, e non mi riferisco solo ai cambiamenti climatici ma anche proprio alle persone. Chissà quando saremo in grado di ritornare agli albori, a quando non era importante l’apparire a tutti costi ma anche l’essere; sembra un discorso assurdo, ma io credo che qualcosa succederà, anche perché la storia è un ciclo che si ripete...”

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