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Note dal passato

di Teresa Pugliese

Numero 229 - Aprile 2022

“Maramao” è l’atteso album di Matteo Ferrari, attore e cantante che racconta la musica di un’altra epoca


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Ascoltare “Maramao”, il nuovo album di Matteo Ferrari, significa chiudere gli occhi e fare un salto nel passato. Molto lontano. L’atmosfera di un’Italia in bianco e nero, di dolci armonie che parlano d’amore. “Mamma”, “Parlami d’amore Mariù”, “Mille lire al mese”, “Il pinguino innamorato”, “Ma l’amore no”,-taglio- sono solo alcuni dei titoli inseriti nel nuovo album di Matteo Ferrari cantante ed artista trentino da sempre impegnato tra recitazione teatrale e musica. Questo suo nuovo lavoro è tratto dal concerto “Maramao, canzoni tra le guerre” che ha debuttato il 25 gennaio 2020, durante il quale l’artista ha reinterpretato quattordici celebri canzoni italiane scritte nel ventennio tra i due conflitti mondiali in modo autentico ma originale, con un tocco di audacia e personalità. Matteo ci consegna un album ricco di ricordi e dolcezza, dove ognuno di noi può immergersi nel proprio passato o scoprire qualcosa di nuovo. L’armonia del sentimento lega questa nuova e sempre verde musica che abbiamo scoperto così insieme a lui. Hai scelto canzoni di un’altra epoca, ma sei un ragazzo degli anni novanta. Come mai questa scelta insolita? “Partiamo dal presupposto che io vengo dal teatro musicale e dunque la formazione di un attore-cantante comprende tutta la storia del musical quella che va da fine ottocento ai giorni nostri. Il periodo che amo di più di quel repertorio è quello degli anni ’20 ’30 e anche ’40 e quindi Gershwin, Cole Porter, Jerome Kern, tutti quei compositori che hanno ispirato i nostri italiani che per motivi a noi noti non potevano ascoltare questa musica. Era addirittura difficile farsi arrivare gli spartiti in epoca fascista. Si era capito che questa musica portava con se una grande novità. Sono legato a quel repertorio perché mi piace molto. Per me non è una scelta così straordinaria, è un repertorio che musicalmente vale tanto e che purtroppo non è celebrato con frequenza in Italia. Non capisco perché le stesse canzoni americano vengano cantate abitualmente da molti cantanti, anche pop, mi verrebbe in mente Micheal Bublè, e in Italia non abbiamo la stessa ammirazione per la nostra arte di quegli anni.” -taglio2- La cosa che colpisce della tua musica non è solo l’arrangiamento dei tuoi brani ma anche la rua voce che appare quasi sempre molto sussurrata. È anche questa una scelta controcorrente la tua, in un mondo musicale sempre più “urlato”? “Credo che ogni repertorio ha il proprio modo di essere cantato. Penso anche tanto ai testi, gli artisti usavano un giro di parole per arrivare a dire che provavano un sentimento per qualcuno o usavano molte metafore molto eleganti. Sono testi che oggi non si scrivono più, ma perché è cambiata la società. Quasi tutte queste canzoni parlano di amore e dell’angoscia di rimanere da soli, lo fanno magari parlando dello appassire dei fiori, sono immagini molto poetiche che oggi non è facile trovare.” Il tuo è uno stile molto recitato nel cantare, questo perché sei anche attore, come hai anticipato tu, riporti molto la tua esperienza sul palcoscenico nella musica? “Sì, per me è fondamentale la parola recitata e accompagnata dalla musica. Questa la ingigantisce, la carica di significato. La musica trascende.” È una sorta di esperimento sociale e musicale il tuo, rivolto più che a chi vuole rivivere quegli anni, ai giovani o no? “Questo è uno dei miei intenti. Ma perchè anche gli arrangiamenti sono molto freschi, nonostante queste canzoni abbiamo anni sulle spalle hanno una straordinaria contemporaneità. Molti ragazzi non le conoscevano, altri le ascoltano volentieri ora.” Questo progetto nasce al contrario direi, è tratto in realtà da un concerto e cioè da Maramao canzoni tra le guerre che ha debuttato il 25 Gennaio 2020 vero? “Ha fatto una trafila inversa, come si faceva una volta insomma. Si sperimenta, si prova un repertorio dal vivo già con gli ascoltatori e grazie alla possibilità di replicare il concerto qua e là si taglia, si aggiunge qualcosa e così arrivi al prodotto discografico con molta più sicurezza. Sono rimasto fedele a quell’atmosfera che si era creata nel live. E dovremmo tornare a suonare dal vivo. Finalmente!”





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