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Non sono alternativo

di Teresa Pugliese

Numero 199 - Maggio 2019

Un artista da tenere d’occhio Eman, che con il suo nuovo disco si propone con uno stile tutto suo, sulle orme del nobile cantautorato italiano


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Emanuele Aceto è il nuovo che avanza nello scenario del cantautorato moderno. Non solo per la sua musica: originale, fresca, sincera, ma soprattutto per il suo modo di essere che ricorda tanto gli artisti del passato che hanno fatto grande la musica italiana. L’album “Eman”, bissa il successo dei suoi precedenti lavori, che lo hanno visto protagonista delle classifiche, ma soprattutto nuovo idolo del web. Il cantautore calabrese affronta tematiche diverse che analizzano la vita e la società in tutte le sue sfumature, con uno stile tutto suo, lontano dalle etichette e dagli stereotipi che gli stanno stretti e che non gli appartengono.

Il tuo nuovo album “Eman” viene fuori dopo il successo clamoroso di “Amen” il tuo ultimo disco. Quanto c’è di Emanuele e di Eman in questo progetto?

“Credo tantissimo perché quello che Eman canta e racconta è quello che vive Emanuele, non è mai stato un alter ego. In questo disco ci sono tutte le persone che ho incontrato, tutte le esperienze che ho fatto, così come i racconti degli altri.” -taglio- Nel video di “Tutte le volte” racconti la bellissima storia d’amore e di dolore di Dj Fabo e della sua fidanzata. Una vicenda delicata, come mai hai scelto questo tema?

“L’ho scelto quando ho scavato nel significato della parola amore, volevo qualcosa che parlasse della perdita, ma che fosse qualcosa di diverso. Ho scelto un tema così forte sia perché era molto attuale, sia perché a me da molta antipatia la storia che la relazione tra Fabo e Valeria fosse incentrata sul dolore e sulla morte, e che nessuno abbia mai visto invece quale grande atto di amore c’era dietro. Questo stare insieme comunque, nonostante la tragedia.”

I tuoi concerti sono seguitissimi dal tuo pubblico, che è sempre molto numeroso. Cosa provi tu dall’altra parte del palco, quando sei lì davanti a loro?

“È la stessa emozione che provano loro, è come un’onda, tu devi essere abbastanza forte per poterla ribattere, ed è tutto un dare e avere tra te e il pubblico che non so spiegare bene a parole, penso che uno debba un po' viverle alcune cose. Sapere di far parte della vita del tuo pubblico in maniera così forte è una cosa bellissima.”

La tua musica spesso è etichetta come Indie, in realtà tu hai sempre dichiarato che in Italia questo concetto è ormai superato o vissuto diversamente da come è inteso nel resto del mondo.

“Sì, è vero. Io non mi rifaccio all’Indie perché ho capito che l’italiano ha fatto di tutto questo un genere, e quindi poi tutti quelli che vogliono fare questo usano la stessa formula. È come parlare di tutto e di nulla. Io penso che spesso e volentieri ci sia un po'di narcolessia nella musica -taglio2- in quel senso lì. Nel mondo l’Indie è tanto altro, invece qui si conferma essere sempre più la riproposizione di cose che già ci sono. Non mi reputo e non sono Indie, quando mi chiedono che genere canto io rispondo: il mio.”

Anche se non ti senti legato a questo tipo di musica, sei considerato una grande novità nello scenario del cantautorato italiano. Quali sono stati, e quali sono oggi i tuoi idoli, gli artisti a cui ti ispiri?

“I miei idoli, per quanto riguarda la musica italiana, penso che siano sempre i soliti, De Andrè, De Gregori, Bertoli, Finardi, ascolto anche gruppi nuovi, o artisti internazionali. Quello che mi ha fatto scuola è prima di tutto il cantautorato italiano, perché aveva questa bellezza unica di saper raccontare le vite, di essere molto pregno di significati come di emozioni. Io sono figlio di questo genere.”

Ti dichiari sempre molto attaccato alla tua terra di origine, quanto ti influenzano le tue origini calabresi?

“La Calabria è un posto difficile, non è abituata a vedere il successo dei suoi artisti, spesso c’è invidia. Il pubblico, così come questa terra è abbandonato, io ho un obiettivo e cioè far capire a tutti che la Calabria non è solo la mafia, ma è tanto altro. Per questo io ho sempre far voluto capire, specialmente ai giovani, che l’opportunità che ha avuto Eman è l’opportunità che possono avere tutti, mi piacerebbe essere un esempio in questo senso.”





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