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Nel tuo tempo a Firenze

di Maresa Galli

Numero 237 - Febbraio 2023

Bella la mostra “Olafur Elíasson: Nel tuo tempo”, dedicata all’artista islandese-danese nell’incanto di Palazzo Strozzi


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Conclusasi con successo lo scorso 22 gennaio 2023 presso la Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze la mostra “Olafur Elíasson: Nel tuo tempo”, dedicata all’artista islandese-danese, classe 1967, celebre per le sue opere immersive che collocano al centro lo spettatore. La mostra, a cura di Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, -taglio- comprende installazioni, interventi minimali e sculture nate dal lavoro di Elíasson negli spazi di Palazzo Strozzi. Infatti l’esposizione coinvolge gli ambienti rinascimentali del museo, dal cortile al Piano Nobile fino alla Strozzina. Elementi fondamentali del percorso visivo-emozionale sono il colore, l’acqua e la luce, che interagiscono con i sensi sviluppando un nuovo modo di porsi dinanzi alla realtà e alla sua rappresentazione. Elíasson padroneggia varie forme espressive come la scultura, la pittura, la fotografia, i video, le installazioni e i media digitali. La sua arte è stimolata dalla percezione, dall’esperienza vissuta, dai sentimenti individuali e collettivi e la sua opera coinvolge il pubblico in azioni di educazione artistica, sociale e ambientale. Dal 1997 le sue personali sono state ospitate nei principali musei di tutto il mondo. Nel 2019, presso la Tate Modern di Londra, Elíasson ha messo in scena “In real life”, retrospettiva sulla sua pratica artistica degli ultimi venticinque anni, trasferita poi nel 2020 al museo Guggenheim di Bilbao. Nel 2020 ha tenuto la mostra “Olafur Eliasson: Symbiotic Seeing” alla Kunsthaus Zürich e “Sometimes the river is the bridge” al Museo di Arte Contemporanea di Tokyo. Per la mostra “Life” del 2021, l’artista ha rimosso la facciata in vetro della Fondation Beyeler a Basilea e creato un’installazione dove l’acqua verde di uno stagno è stata deviata nelle gallerie del museo, insieme con piante, anatre e ragni. Lo studio Olafur Elíasson, con sede a Berlino, è oggi attivissimo laboratorio di artigiani, architetti, archivisti, ricercatori, amministratori, cuochi, storici dell’arte e tecnici specializzati la cui attività parte da un pensiero della scrittrice e studiosa di storia afroamericana Saidiya Hartman: “Ogni generazione affronta il compito di scegliere il proprio passato. Le eredità vengono scelte tanto quanto vengono trasmesse. Il passato dipende meno da ‘ciò che accadde allora’ che da desideri e malcontenti del presente”. La prima opera che il visitatore ha incontrato nel percorso espositivo a Palazzo Strozzi, “Under the weather”, grande installazione site specific per il cortile, gigantesca ellissi sospesa che, attraverso l’effetto moiré crea “uno spiazzamento percettivo attraverso un gioco di interferenze visive” per destabilizzare “l’impressione della rigida architettura ortogonale di Palazzo Strozzi, mettendo in discussione la sua percezione di struttura storica stabile e immutabile”. -taglio2- Colpisce “Triple seeing survey”, con la luce proiettata da tre faretti sistemati nel cortile che filtra attraverso i finestroni di Palazzo Strozzi e crea dei doppi sulla parete. Nella sala successiva si trova “Tomorrow”, con la luce esterna colorata attraverso filtri per mostrare un’alba o un tramonto. L’opera rivela l’interesse di Elíasson per la scomposizione della luce bianca nelle sue diverse lunghezze d’onda. Si giunge infine a “Just before now”, giochi di riflessi con le finestre del palazzo, con filtri blu e arancioni. Suggestiva “Beauty”, installazione che mostra un arcobaleno immerso nella nebbia; “Room for one colour” è l’ambiente nel quale si mette in discussione la percezione della realtà. La mostra ha saputo mescolare installazioni storiche e altre recenti di Elíasson: “How do we live together” è il grande arco montato su specchio appeso al soffitto che crea una sensazione di disorientamento. L’anello che congiunge spazio reale e spazio riflesso costituisce il ponte tra i due mondi. Forti le installazioni luminose: “Solar compression”, “Red window semicircle” e “Triple window”, che conducono all’interno di ambienti dove faretti proiettano luci colorate creando effetti diversi. Si giunge, infine, alle ultime due sale del piano nobile, prima con le caleidoscopiche installazioni “Firefly double-polyhedron sphere experiment” e “Colour spectrum kaleidoscope”, per poi passare a “Room for one colour”, la “stanza gialla” ispirata dalla “Yellow room” di Bruce Nauman. Un’altra opera nuova colpisce lo sguardo, “Your view matter”, opera digitale che utilizza la tecnologia VR (realtà virtuale) presentata per la prima volta al pubblico. “City Plan” è l’opera che fa riflettere sul flusso delle informazioni, con una serie di specchi che riflettono le prime pagine di alcuni giornali locali. Anche “Eye see you” si basa sull’effetto moiré, e “Fivefold dodecahedron lamp” è un dodecaedro contenente un tetraedro che proietta riflessi e ombre. Il visionario artista con la sua mostra sottolinea le grandi domande che ci poniamo e la pluralità di narrazioni possibili. “Ho usato le finestre – spiega Elíasson – per rendere visibile l’invisibile”. Noi definiamo la realtà attraverso le lenti da cui guardiamo. E, con tutta la storia alle spalle, leggiamo il tempo presente, spettatori ma soprattutto co-produttori dell’opera d’arte che trasforma lo spazio che viviamo.





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