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NADEESHA UYANGODA

di Maresa Galli

Numero 228 - Marzo 2022

“Non sono abbastanza nera per i neri e bianca per i bianchi”: così si definisce Nadeesha Uyangoda, la scrittrice e giornalista freelance italiana di origini srilankesi, nata a Colombo nel 1993, che vive in Brianza dall’età di nove anni


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“Non sono abbastanza nera per i neri e bianca per i bianchi”: così si definisce Nadeesha Uyangoda, la scrittrice e giornalista freelance italiana di origini srilankesi, nata a Colombo nel 1993, che vive in Brianza dall’età di nove anni. “L’unica persona nera nella stanza” (66thand2nd edizioni) è il suo libro, tra saggio e memoir, che si incentra su temi quali razza, identità e migrazioni, cercando di spiegare cosa significhi essere “italiani di seconda generazione”. -taglio-Mentre la cultura occidentale evita o stigmatizza la parola “razza”, diventata un tabù per il politically correct, Uyangoda esorta a “smettere di fuggire dal termine che non usiamo più ma che è ancora un concetto che impatta sulla vita delle persone nere, sui loro rapporti pubblici e privati e su quella delle minoranze etniche. È difficile parlare di razzismo senza nominare questa parola. Come dire che il razzismo non esiste. Non è censurandola che eliminiamo la questione razziale”. Negli anni ’90 a lei, bambina, veniva chiesto di non parlare in sinti, in cingalese ma solo in italiano poiché c’era una forte spinta all’assimilazione. “Questa omologazione – afferma - è sbagliata poiché porta a perdere, per gli immigrati di seconda generazione, una doppia cultura e identità. In un mondo perfetto manterremmo due lingue e identità”. Così, quando torna nello Sri Lanka, è percepita come straniera e allo stesso modo accade in Italia. La legge sulla cittadinanza non è al passo con le effettive esigenze della società poiché è ancora imperniata sullo “Ius sanguinis”. Uyangoda adopera un termine ricorrente, intersezionalità, ovvero essere donna e straniera, status che fa aumentare la discriminazione. Le persone che appartengono a gruppi marginalizzati per genere, etnia sono spesso costrette a riflettere sulla propria identità al contrario delle persone di pelle bianca, soprattutto uomini etero, che percepiscono la loro identità come normale. È tutto da rileggere alla luce dei mutamenti attuali:-taglio2- “gli italiani neri fanno già parte del tessuto sociale, sono membri attivi della nostra società e tuttavia non hanno accesso a determinati settori, come quello culturale, politico, mediatico. Ci sono poi delle stanze, quelle della musica e dello sport, in cui la loro rappresentanza è particolarmente evidente”, spiega l’autrice. È accettabile, si domanda, che un soggetto nero “abbia il ritmo nel sangue” o una velocità sovrumana e, allo stesso modo, non possa sedere nel Parlamento italiano? Uyangoda è critica anche sull’ipocrita solidarietà che suscitano casi come l’assassinio di George Floyd, auspicando che si giunga ad un reale risveglio della sensibilità verso le minoranze, a fare i conti con la propria storia e, in particolare, con il passato coloniale, con il razzismo presente nella società italiana. Occorre dare priorità a nuovi temi nell’agenda politica italiana, come la tutela dei rider o dei braccianti agricoli. Sono entrambe tematiche legate al mondo del lavoro ma che riguardano anche questioni razziali poiché relative a persone nere o provenienti dall’Est Europa e dall’America Latina. Ecco perché occorre sempre più confrontarsi su questi temi che l’autrice condivide anche con l’utilizzo del podcast (“Sulla razza”), discutendo di serie inclusive come “Zero” (Netflix), invitando tutti a vivere i cambiamenti in maniera costruttiva e adeguata ai tempi.





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