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Musica e coscienza

di Paola Ratti

Numero 238 - marzo 2023

Alla scoperta del mondo musicale del cantautore Delio Lambiase, che torna sulle scene con il progetto “Mente che mente”


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Stanchi di ascoltare sempre la solita musica proposta dal mainstream? Allora iniziate a cercare e troverete nuovi territori abitati da artisti interessanti e per nulla banali, sia dal punto di vista musicale che testuale. -taglio-È il caso del cantautore Delio Lambiase che, dopo l'EP “Sacra nostalgia” (2019) e l'album “Radice” (2021), torna con un nuovo progetto intitolato "Mente che mente" anticipato da due singoli ovvero "Amy" e la title track. Abbiamo fatto due chiacchiere con lui per sapere qualcosa in più del suo affascinante mondo artistico. Mi parla del progetto "Mente che mente"? Quando ha iniziato a lavorarci? Da dove ha preso ispirazione per testi e sonorità? «Ho iniziato a lavorare al progetto “Mente che mente” nel 2019 parallelamente ad un altro progetto "Radici", un album in cui sono confluiti brani in vernacolare che avevo suonato in un duo acustico in vari locali della mia regione. "Mente che mente" rappresenta una critica serrata alle omologazioni delle vite e del pensiero e che ci vede un po' tutti vittime e complici di un sistema la cui roccaforte più importante è impiantata proprio nella nostra mente, mente che da strumento a nostro servizio è diventata il nostro padrone. Dentro è confluita la mia esperienza di "ricerca interiore" degli ultimi 10 anni, decine e decine di libri e film sulla presa di consapevolezza di sé». Cosa distingue questo lavoro dai precedente? «Sono state scelte, rispetto ai precedenti progetti, sonorità meno tradizionali. C'è una sorta di affrancazione dal mondo rock da cui provengo, non per rinnegarlo ma semplicemente per esplorare una dimensione diversa da quanto sinora ho ascoltato e suonato. È stato questo il modo per uscire, musicalmente parlando, dal conosciuto, dalla zona confort, dalla routine della mente, sperando di aver salvaguardato, comunque, l'autenticità di quello che volevo comunicare». Qual è il fil rouge che lega i brani di questo album, come i singoli usciti ovvero "Amy" e la title track "Mente che mente"? «"Amy" e "Mente che mente" sono brani molto diversi tra loro a partire dal sound. Il primo brano fa quasi da apripista ai suoni, molto più potenti, di “Mente che mente”, o anche di “Capitano Capitano” (il brano più crudo dell'album). Tuttavia, in entrambi i brani c'è il richiamo costante a smascherare le nostre zone d'ombra e a ricercare la nostra autenticità, il Senso del nostro stare al mondo. E la rivendicazione di questa autenticità - che passa attraverso le scelte di una donna,-taglio2- Amy (la stessa Amy che portiamo in qualche meandro dentro di noi) che sono diverse dalle scelte che fa la maggioranza delle persone - nonostante essa sia ostacolata quotidianamente dalla realtà. In "Mente che mente" volevo smascherare la residenza - la mente, appunto - in cui abita il maggior ostacolo alla nostra realizzazione intesa come attuazione del nostro Essere Reale». Quanto è stata importante, nel suo percorso umano e artistico, la scrittura del libro "Il grande salto"? «Il romanzo "Il grande salto" è stata una sorta di apertura di una diga al flusso imponente di tante riflessioni che avevo sedimentato in me. Da quel romanzo in poi ho iniziato a prestare costantemente ascolto al desiderio e alla necessità che sentivo di scrivere e comporre. A prescindere dal momento in cui questa necessità si è manifestata, ho compreso - prendendomene tutti gli onori e i rischi - che potevo aprire una finestra sul mio mondo interiore e le sue vicissitudini condividendolo con coloro che hanno una qualche risonanza con ciò che mi interessa davvero e che cerco di portare fuori attraverso questi strumenti che sono la scrittura e la musica». Secondo lei la musica può aiutare l'uomo a risvegliarsi dal torpore emotivo e mentale attuale? «Mi piacerebbe rispondere "sì", ma purtroppo la maggior parte della musica fa parte di questo torpore, lo asseconda e ne prende parte come protagonista. Come ogni manifestazione umana, anche la musica è legata alla coscienza - e, ovviamente, agli interessi - di chi la produce, di chi la veicola e di chi la ascolta. Oggi è, per lo più, un bene di consumo come tutti quanti gli altri, declassata a distrazione di sottofondo, pronta ad essere soppiantata dalla prossima uscita del prossimo brano di un venerdì qualsiasi. Tuttavia, esistono isole, poche, di rEsistenza. In queste isole la musica non fa alcun miracolo, ma può creare ponti fra anime affini e far sentire meglio le risacche di verità che alcuni - pochi - vogliono e possono ascoltare. Ma si tratti di coloro che, però, sono già fuori, almeno in una parte di loro, dal torpore generale». Prossimi programmi? La vedremo anche dal vivo? «Sto iniziando a lavorare ad un arrangiamento acustico dei brani, più confidenziale, in modo da proporli dal vivo più facilmente in piccoli contesti dove oltre ad ascoltare musica d'autore c è la voglia, almeno per una sera, di mischiare un po' le proprie vite».





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