Città del Carnevale, della tarantella e del vino
Il Carnevale, diffuso in tutta Italia e nei paesi del mondo cattolico, è una celebrazione secolare che rimonta all’epoca romana quando, durante i Saturnali, venivano rovesciati i ruoli, la plebe per un giorno diventava dominante e ogni scherzo era consentito. In epoca cristiana è andato rappresentando il periodo ancora legato all’abbondanza, -taglio- infatti fino al martedì grasso abbondano i cibi di carne, i grassi e i dolci (in Campania: lasagna, sanguinaccio, chiacchiere, migliaccio… ). Così con l’ultimo giorno del Carnevale (“carnum levare”) si procede a “togliere la carne“ per tutta la quaresima che precede la Pasqua. In Campania la ricorrenza è viva e continua ad essere celebrata a Saviano, Maiori, Capua e in altri paesi, con modalità e caratteristiche peculiari, tra cui dominano quasi sempre carri allegorici, sfilate, maschere, travestimenti, degustazioni di specialità locali. Uno dei più celebri è certamente il Carnevale di Montemarano, tre giorni in cui si compiono una serie di rituali tramandati dalla storia orale che affonda le radici nel passato contadino. Si tratta infatti di un evento dai toni particolarmente rurali a ricordo di situazioni di lavoro e di raccolto legati alla terra e al vino, propri di un’antica civiltà agreste. La preparazione dura tutto l’anno e tutti gli abitanti sono coinvolti fin da piccoli. È un vero e proprio evento che attira turisti internazionali con il tutto esaurito nella ricettività alberghiera del luogo e dei dintorni. Diretta da un Pulcinella ”caporaballo” viene danzata la famosa “tarantella montemaranese” che lo stesso Maestro Roberto De Simone, raffinatissimo ricercatore di antropologia musicale, ha studiato e reso celebre. Quest’anno le manifestazioni sono state particolarmente ricche e affollate. Già a partire dal 2 febbraio, in mezzo ad una incredibile ressa di curiosi partecipi ed entusiasti, hanno sfilato a suon di musica gruppi organizzati come sciami di Pulcinella campagnoli, di fanciulle addobbate come fasci di mimosa, altre abbigliate da girasoli, bande musicali e maschere sciolte, in un’atmosfera di incontenibile allegria e divertimento. Vi ha luogo infine la cerimonia del Carnevale Morto, il corteo funebre del Carnevale e la lettura del Testamento. Anche il piacere del cibo è esaltato nella ”Piazza del Gusto” allestita con le tipicità enogastronomiche locali e tanto vino. E che vino! L’aglianico, il re dei vini del Sud. Un vitigno probabilmente introdotto in Italia intorno al VII-VI secolo a.C. dai Greci. Il nome potrebbe risalire all'antica città di Elea “Eleanico” o a “Ellenico”. Divenne “Aglianico” durante la dominazione aragonese nel corso del XV secolo e conta oggi su molte varietà: Aglianico del Vulture. In Basilicata; Aglianico del Taburno in provincia di Benevento; Aglianico del Cilento.-taglio2- E veniamo infine all’Aglianico di Taurasi, DOGC dal 1993. Il vitigno è coltivato in provincia di Avellino, tra i 400 e i 700 metri s.l.m. I terreni irpini sono ricchi in argilla, che permette alle uve di resistere alla siccità e avere la giusta acidità anche grazie al clima tipo continentale con forti escursioni termiche e bassa piovosità. Uno dei luoghi maggiormente vocati è proprio Montemarano che annovera una solida e radicata storia vinicola e un gran numero di cantine di qualità. Nel tempo i produttori locali hanno saputo cercare per i loro vigneti le posizioni idonee per ottenere prodotti in linea con gli standard più elevati. A settembre per tre giorni vi si tiene “la Festa dell'Aglianico”. In paese è presente un interessante Eco-Museo del Vino ubicato nel Palazzo-Castello dopo un moderno intervento di riqualificazione. Lungo il percorso espositivo si srotola una specie di nastro luminoso color viola, il colore del vino, che guida i visitatori. Il comune di Montemarano (Av) ha una popolazione di circa 3000 abitanti. Si trova ad un’altitudine 820 m É classificato zona 2 cioè di media sismicità. In occasione del terremoto dell’80 si registrarono vari feriti e molti danni alle abitazioni. Le chiese più importanti sono la Chiesa del Cuore di Gesù, la Chiesa dell'Immacolata Concezione, la Chiesa del Purgatorio e la Chiesa Madre di Santa Maria Assunta. Tra i palazzi gentilizi: Palazzo Toni del XVII secolo e Palazzo Fiorili-Buono in stile tardo-barocco. Monumenti che testimoniano di una storia ricca e articolata in un territorio che fu a lungo feudo dei Caracciolo. In tempi a noi più vicini, tra il 1940 e il 1943, fu uno dei comuni destinati ad accogliere profughi ebrei in internamento civile. Gli internati furono liberati nel settembre 1943 dagli Alleati. Il borgo, tutto da esplorare, vanta anche un santo: San Giovanni di Montemarano. Nato e morto lì nel XI secolo, è stato il primo vescovo di quella diocesi ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Il 21 Agosto ricorre la sua festa in quanto Patrono della cittadina.