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Momenti catartici

di Gian Marco Tessier

Numero 208 - Marzo 2020

Nel suo nuovo EP Richi Rossini ci racconta di un superuomo stanco che riscopre i piaceri della vita


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Riccardo Rossini nasce a Parma, si avvicina al mondo della musica fin da subito, grazie al padre ex cantante lirico, compositore e conduttore radiofonico. Frequenta già da bambino il corso di pianoforte del Conservatorio di Parma. A diciannove alcuni problemi familiari lo portano lontano da Parma: si trasferisce a Genova dove scopre la passione per il mondo della formazione e della psicologia.-taglio- A ventitré anni apre un centro di formazione a Napoli e inizia a tenere corsi per scuole e università. Nasce così il desiderio di unire le due passioni e di usare la musica anche come mezzo per trattare tematiche psicologiche.

Iniziamo dal tuo incontro con la musica...

“Ho iniziato al conservatorio di Parma suonando il pianoforte, spinto anche da mio padre che era persona vicina al mondo della musica. In seguito, per varie vicissitudini personali ho girato molto l’Italia fino a ritrovarmi a Genova. Primi gruppetti, prime esperienze, ho suonato in una cover band di Rino Gaetano e poi ho deciso di produrre. Ho fatto questo EP per farmi conoscere. Dentro ho messo tutto quello che conosco: pianoforte, quartetti d’archi, canto, produzione elettronica. Tutto questo per l’obiettivo di far conoscere e di realizzare quello che è il mio vero sogno, ovvero un cartone animato musicale, che ho già scritto e si chiama Edenlandia. “

Il 5 Marzo è uscito il tuo ultimo singolo “MariaGrazia”. Puoi raccontarci qualcosa su questo brano?

“Parla di “poliamore”. Fa parte di questo EP intitolato “Gli amori del superuomo”. Mi sono immaginato questo superuomo afflitto, stanco dei piaceri comuni e quindi ho pensato a cosa potesse ancora scaldargli il cuore, cosa potesse farlo sentire vivo. Sono tre brani con nomi di donne ma nessuno è dedicato ad una donna. Cecilia è dedicato alla musica, Mariagrazia a questa nuova filosofia emergente, Lucia che parla di creatività ispirata a Lucy in the sky with diamonds.”

Da quale “esigenza personale” nasce questa forte passione per la musica?

“C’è stato un momento della mia vita, quando avevo diciannove anni che vivevo fuori casa, in un garage. Ero isolato, non avevo né televisione né telefono.-taglio2- Avevo una tastiera e riuscivo a vivere delle emozioni incredibili, da solo, con essa. Io se non suono, sto male. Per me è un’ossessione. Se sono lontano dal pianoforte non mi sento bene, sento un’esigenza fisica di suonare.”

Ho letto che sei laureato in Psicologia. Quanto ciò influisce sui tuoi testi e sulla tua musica?

“Influenza tantissimo. Già quindici anni fa avevo in mente l’immagine del Fonoautore che, attraverso il racconto delle sue esperienze, potesse trasmettere messaggi formativi agli altri. Io ho studiato ed insegnato anche formazione. Quando sono su un palco e quando sono in aula, sono due modi per esprimere ciò che sono. La psicologia porta a prendermi responsabilità rispetto a quella che è la mia arte. La musica è lo strumento di comunicazione più potente che esista. Delicata, anche pericolosa e liberatoria.”

Ho avuto il piacere di ascoltare e vedere il video su youtube anche di “Cecilia” che ho subito messo nella mia playlist personale. Credi nell’effetto catartico della musica?

“Assolutamente, si. È proprio una delle sensazioni che ricerco. Ogni volta che mi sento poco ispirato, penso alla sensazione mi danno la scrittura e la musica. Scrivere ti porta a sublimare qualsiasi tipo di emozione, anche negativa, in qualcosa di utile. Molti artisti trovano ispirazione dalla negatività. Nel momento in cui tu scrivi già stai trasformando quell’emozione, gli stai dando voce e la puoi comprendere. Quindi non solo è liberatoria ma aiuta anche a capire meglio ciò che vivi.”

Quali sono i tuoi progetti futuri?

“Ero in contatto con un’agenzia per partire con una serie di live. Purtroppo per via dell’emergenza attuale non sappiamo quando potremo partire. E’ difficile immaginarlo adesso. Nel frattempo farò dei live su Instagram per chi mi volesse seguire e ascoltare.”





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