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Meditare è vivere

di Pasquale Matrone

Numero 199 - Maggio 2019

Per neutralizzare, oggi, il tormento generato dalla dittatura del profitto che impone di scalare vette sempre più alte e impervie, si cerca il rimedio adatto a ritrovare la pace interiore e a riprendersi la propria vita...


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Per neutralizzare, oggi, il tormento generato dalla dittatura del profitto che impone di scalare vette sempre più alte e impervie, si cerca il rimedio adatto a ritrovare la pace interiore e a riprendersi la propria vita. Il totale affrancamento dalle passioni e dalle angustie del mondo viene indicato come l’obbiettivo più efficace da raggiungere. Si suggerisce, come pratica utile a realizzare l’intento, il ‘meditare’. Ma qual è la strategia giusta per farlo? Osservare i propri pensieri, come altro da sé, dopo averli rimossi dalla mente? Tendere a un distacco totale da ogni contatto col passato e il futuro, concentrandosi sul presente; su sensazioni e percezioni relative alle varie zone del corpo e dello spazio in cui esso è situato; sui ritmi del respiro? -taglio- Cose facili a dirsi, ma non a farsi. Molti ricorrono, perciò, a un esperto, idoneo ad allenarli, suggerendo, passo dopo passo, esercizi, pause, posizioni, segreti... Il ‘maestro’ procede, indicando ai ‘discepoli’ il sentiero da lui stesso scoperto con severa disciplina. La mente, però, continua a usare gli schemi di sempre: cerca di svolgere il compito al meglio. Non ci riesce. E questo la inquieta, le procura tensione, la logora ancora di più. Motivo del fallimento è l’avere frainteso la meta a cui mirare e il senso autentico del meditare. È veramente necessario prendere le distanze dalla vita, evitando di misurarsi con il male, la pena e il caos, per ritrovarsi equilibrati e saggi? Buddha, Cristo, Gandhi, Mandela... non lo hanno fatto: hanno scelto non d’ignorare la realtà bensì di viverne traversie, esigenze e attese. Accettandosi con le loro fragilità e -taglio2- imperfezioni, sono scesi in campo: per capire e agire, consapevoli che ogni essere umano ha la responsabilità di crescere e di aiutare gli altri a fare altrettanto. Hanno recuperato, così, la propria e l’altrui dignità nel dinamismo dell’amore, a testa alta: con gli occhi tesi a guardare prima dentro sé stessi, poi intorno a sé e infine verso l’alto. In questo modo, hanno onorato, attimo dopo attimo, il tempo da loro trascorso sulla terra. Si può quindi meditare, senza farsi schiavi di maestri e di regole, ma solo lasciandosi vivere. Nel presente e nel luogo in cui la propria avventura si svolge. Vigili. Con la schiena dritta, sempre; anche se il tipo di postura affatica. Riposare, all’occorrenza, quanto basta; e poi rialzarsi. Meditare, dunque, è vivere e sentirsi vivere. Qui e ora.





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