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Marco Profeta

di Tommaso Martinelli

Numero 213 - Settembre 2020

Una vita con sfumature rock quella del giovane cantautore, che ci racconta il suo sguardo sul mondo della musica italiana, tra ricordi, passioni ed il sogno, un giorno, di incontrare Ed Sheeran


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La musica è entrata nella sua vita quando aveva appena cinque anni e, da allora, non ne è più uscita. Marco Profeta, autore e interprete del singolo “Sono il cattivo”, ci svela come e perché il mondo delle sette note abbia dato un significato più profondo a tutto quello che ha vissuto finora. Il cantautore romano, -taglio-raggiante per gli ottimi risultati conseguiti dalla sua ultima fatica musicale, ci apre il suo cuore raccontandosi con generosità e profonda sensibilità.
Marco, come è nata la tua ultima hit “Sono il cattivo”? “Ricordo che ero in macchina e mi trovavo sommerso dai miei pensieri. Guardavo la mia vita mentre la strada scorreva davanti a me: sentivo solo di aver deluso le persone che amo, a volte a causa dei miei difetti, a volte a causa delle mie scelte. Mi sono chiesto: sono davvero il cattivo? È partito tutto da lì. Un insieme di consapevolezze, di bilanci, di illusioni e delusioni, maturati in un frangente di vita quotidiana apparentemente normale.” Che messaggio ti piacerebbe lanciare attraverso questo brano? “Ho imparato, negli ultimi anni, a mettermi in discussione seriamente. Un'operazione complessa, ma utile. Ne ho, per dirla tutta, sempre avuto tanta paura. Come se fosse un baratro in cui si sprofonda, temendo che la risalita sia difficile. Invece si tratta solo di un tunnel alla cui fine c’è sempre e comunque una luce: la luce della verità. Un faro che abbaglia e che ristora. Quando siamo in grado di metterci davvero in discussione apriamo il cuore agli altri riuscendo a vivere più intensamente tutti i rapporti interpersonali. É un esercizio interiore che regala nuovi doni alla nostra vita.” Da che cosa ti lasci ispirare nella scrittura di una canzone? “Generalmente l’ispirazione nasce da un momento in cui riesco ad avere un confronto con me stesso, in silenzio. Sono istanti unici nei quali sembra di essere fuori dal tempo e si può osservare la vita da un’angolazione diversa. Da un punto di vista che magari fino ad allora non avevamo calcolato, ma che risulta, in molte occasioni, determinante per la nuova possibilità che vogliamo dare a noi stessi, alla nostra vita.” Qual è, secondo te, lo stato di salute della musica italiana oggi? “L’industria musicale italiana mi sembra che non funzioni come dovrebbe, soprattutto a livello meritocratico. Ci sono, però, tanti spunti nuovi, tanta musica giovane che sta cambiando nel profondo questo settore, anche se non ce ne accorgiamo ancora del tutto.” C’è un artista italiano e uno straniero con cui sogni di collaborare? “Il mio sogno più grande sarebbe quello di poter collaborare con Elisa. Mi vengono i brividi solo a pensarci. Come artista straniero invece vorrei tanto poter passare un pomeriggio con Ed Sheeran, credo che il suo talento sia smisurato, così come la sua bontà d'animo.” Se dovessi paragonare la tua vita a un genere musicale quale sceglieresti? -taglio2-“Credo che la mia vita sia una ballata pop, con qualche accento rock, ma anche alcuni momenti decisamente neo melodici (ride, ndr)!” Hai mai pensato a come sarebbe oggi la tua vita se non ti fossi innamorato della musica? “Mi è capitato spesso di avere questo pensiero ed ogni volta mi rendo conto che non sarebbe stata la mia vita. Ma quella di un altro, come avere per le mani qualcosa che senti non ti appartenga. In qualsiasi forma e a qualsiasi livello vivrò la musica, l’importante è che sia al centro della mia esistenza.” Ti ricordi quando e come è nata questa passione? “Me lo ricordo eccome, avevo cinque anni. Vidi Cristina D’Avena cantare in televisione. Corsi da mia madre in lacrime, non so nemmeno perché piangessi. Mi avvicinai a mia madre e le dissi, con assoluta convinzione, nonostante la giovanissima età, che avrei voluto fare il cantante come Cristina D’Avena. Se ci ripenso rido e piango allo stesso momento ancora.” Hai mai pensato di partecipare a un talent musicale? “Non amo la competizione, soprattutto nella musica che è un po’ come l’amicizia, più ce n’è meglio è. Pensare di dover competere per un posto in un talent non mi fa impazzire, ma ce ne sono alcuni di grande qualità che diventano il veicolo per farsi ascoltare, per poter vivere un’esperienza a tutto tondo nella musica. Mai dire mai, allora... Se dovessi indicarci la canzone simbolo della tua infanzia e quella più rappresentativa della tua adolescenza, quali sceglieresti? “‘The Final Countdown’ degli Europe è la canzone che ha segnato la mia infanzia, avevo la musicassetta e l’ho consumata a forza di ascoltarla. Durante l’adolescenza credo che tutte le canzoni di Laura Pausini abbiano fortemente caratterizzato tutti i frangenti più importanti di quel periodo di crescita.” A quali nuovi progetti ti dedicherai nei prossimi mesi? “Sto lavorando ad alcune idee che potrei definire un po’ diverse dal mio stile. Amo sperimentare e me la rischio. Credo sia fondamentale per chi fa musica. Per fortuna ho sempre al mio fianco il mio producer Daniele Rossini, che è il mio specchio emotivo, nonché i miei angeli custodi Anna Addeo, Josè Muscarello e Fabio Massimo Colasanti.” I sogni, dice qualcuno, devono uscire da quei famosi cassetti. Se rovistassimo nei tuoi, che cosa troveremmo? “Il mondo intero. Sogno sempre in grande, non perché io sia disilluso, ma perché sono fermamente convinto che i sogni migliorino la realtà e ci mostrino i pregi degli obiettivi che raggiungiamo.”





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