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Maneskin

Diversi da loro

di Gianmarco Tessier Ph Francis Delacroix

Numero 219 - Aprile 2021

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“Teatro D’ira – Vol. I”, il nuovo album della band vincitrice dell’ultimo Festival di Sanremo, segna la rinascita del rock italiano, proponendo qualcosa di “diverso”, puro, e soprattutto con qualcosa da dire…


“Zitti e buoni”. Quasi sicuramente lo dicevamo anche madri disperate ai loro figli sul finire degli anni ’50 negli States ed in UK, laddove il rock ha affondato le sue radici per emergere come un grido di ribellione fino ai giorni nostri. Pete Townshend, storico leader dei “Who”, diceva “il rock non eliminerà i tuoi problemi, ma ti permetterà di ballarci sopra”, e probabilmente è con questo mood nelle vene che è nato il “fenomeno” Måneskin, capaci di passare dai banchi di scuola del Liceo Montale di Roma al palco dell’Ariston, calcato non da semplice meteora ma da protagonisti assoluti, come già era stato per la loro precedente esperienza a X-Factor. Manuel Agnelli vecchio rocker col “pelo sullo stomaco” (almeno metaforicamente per quello che ci ha fatto recentemente vedere), lo aveva in qualche modo intuito che erano dei predestinati: un sound aggressivo e “incazzato” il giusto, uno stile curato al dettaglio con degli spin-off clamorosi come l’enigmatica Victoria, il fascino indios di Ethan e lo snobbismo british di Thomas, oltre ovviamente ad un frontman da paura come Damiano, che già dalle auditions del talent di Sky aveva ipnotizzato tutti. I Måneskin, prima della recente consacrazione mediata, nascono a Roma nel 2015, frutto di passione musicale e amicizia dai tempi della scuola tra Thomas Raggi, Victoria De Angelis e Damiano David. Il batterista, Ethan Torchio, arriverà ad unirsi alla band solo successivamente grazie ad un annuncio su Facebook. Sei anni dopo, Marzo 2021, a pochi giorni dall’uscita di “Teatro d’ira – Vol. I”, secondo album del gruppo dopo “Il ballo della vita”, possiamo dire che il rock italiano con loro ha trovato una nuova linfa, un necessario rinvigorimento, toccando evidentemente cuori e menti della popolazione italiana come oramai da tempo non era più in grado di fare. L’album presenta brani in inglese e in italiano, con singoli più rock, altri più pop ma tutti con un comune denominatore: la rabbia giovanile, costruttiva e non distruttiva, “un’ira catartica che spinge alle rivoluzioni culturali”. Questo è il loro obiettivo nella vita ancor prima che musicale: essere chi vogliono, sentirsi liberi e non giudicati, elevarsi sopra le cose “in piena filosofia epicurea”. Vogliono essere leader di un cambiamento artistico e culturale e lo fanno portando una musica nuova, fresca, piena di contenuti e musicalmente potente. Sono in quattro ma sembrano in trenta sul palco. Sono energia, pura ed incontaminata, di cui avevamo bisogno e che risveglia l’anima in un periodo come questo segnato da solitudine e difficoltà concrete ed astratte. “Non è nostro interesse incasellarci in una categoria, stabilire cosa è rock e cosa è no, ma in Italia non ci sono ventenni che suonano come noi. Scriviamo quello che ci piace e se ci vogliono dire che non siamo rock che facciano pure”. Emancipazione, lotta contro stereotipi ed etichette, considerazione alta di sé, impossibilità viscerale al conformismo, “This is Rock” diceva Jack Black nel film cult “The school of rock”. Ritornando all’album, “Teatro d’ira – Vol. I” è stato anticipato dal brano che ha vinto Sanremo, “Zitti e Buoni” che, solo nella settimana del festival, ha raggiunto due milioni di views e più di un milione di streaming su Spotify. Un risultato incredibile, considerando che solo cinque anni fa, nel 2016, cantavano per le strade di Roma e ora hanno nel loro bagaglio due album prodotti da Sony, una finale di X-Factor, una vittoria a Sanremo e il tour del loro primo album “Il ballo della vita” sold out in tutte le date. Con l’uscita del nuovo disco, i Måneskin hanno annunciato anche il loro nuovo tour di 11 date che li vedrà iniziare al Palazzo dello Sport di Roma (14 e 15 Dicembre) e al Mediolanum Forum di Assago (18 e 19 Dicembre) per poi finire nell’iconica Arena di Verona il 23 Aprile 2022. Quando nasce il brano “Zitti e Buoni” e perché portarlo a Sanremo? “Zitti e Buoni è un brano che nasce prima di X-Factor, nei nostri primissimi anni di lavoro. È un brano che ha subito molte modifiche perché la nostra identità è cambiata nel tempo. Abbiamo imparato e scoperto nuovi sound, nuovi aspetti anche di noi stessi e così è cambiata anche la canzone. Noi siamo una band musicale che ha studiato e si è “allenata” per avere un’identità riconoscibile, un progetto e una musica che sentissimo nostra, autentica. L’idea di portarla a Sanremo ci è arrivata in modo naturale perché è un brano che ci identifica molto, diverso dalle usuali proposte di Sanremo e pensavamo potesse essere la scelta giusta.” Da dove deriva il titolo dell’album “Teatro d’ira – Vol. I”? “L’idea era quella di mettere in contrapposizione il teatro e l’ira, un luogo di pace e arte insieme a qualcosa che porta ad un contrasto. Il teatro è il luogo che viene accostato a qualcosa di elegante e raffinato e noi abbiamo voluto posizionare l’ira in un luogo del genere perché è una rabbia costruttiva, che può manifestarsi in tutti i contesti anche quelli più impensabili.” Quando siete sul palco diventate una cosa sola, un corpo unico. Quali sono, fuori dal gruppo, le vostre identità e quali le dinamiche del gruppo? “Viviamo tutti da soli, separati. La nostra vita e la nostra musica la viviamo in modo spontaneo, libero e cerchiamo di separarci dal mondo esterno. Victoria è quella più sul pezzo, sa sempre come rispondere e a livello logistico è la più organizzata. Thomas è il più casinista, diciamo il più divertente e che cerca di divertirsi sempre. Edgar è il più preciso, il maestro del gruppo. Io (Damiano) sono l’incendiario, metto benzina e accendo sempre il fiammifero.”

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