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Luigi Piccatto

Mondi vicini e lontani

di Silvia Giordanino

Numero 240 - Maggio 2023

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Vi riproponiamo, a poche settimane dalla sua scomparsa, l’intervista da noi realizzata al grande maestro Luigi Piccatto, noto fumettista e vero e proprio genio riconosciuto dal mondo dell’arte


Torinese, classe 1954, Luigi, in un primo tempo della sua giovinezza, studiava Medicina, con l'obbiettivo di specializzarsi nella Medicina Sportiva, essendo egli stesso un grande atleta. Non tutti sanno, infatti, se non gli appassionati che fu fondatore, con Maurizio Berini, dei Giaguari, nel lontano 1979. -taglio- Canottiere e appassionato di sport, si innamorò subito di quella strana disciplina che, allora, si vedeva solo in alcuni film d'oltre oceano, ossia il Football Americano. Presto l’idea di una squadra a Torino prende piede, e già nel 1980 i Giaguari Torino muovono i primi passi giocando contro le squadre milanesi. Piccatto ricoprirà il ruolo di Quarterback nei primissimi anni, sotto la guida di Ken Richer, per poi diventare Head Coach. Meticoloso, studioso del gioco, appassionato ed entusiasta a lui si deve il celeberrimo logo dei Giaguari, frutto della sua grande passione, il disegno. Ma la vita si sa, ha pronte per noi Vie a noi inaspettate. interrompe gli studi di medicina nel 1977 per dedicarsi al fumetto e lavorare per "Corrier Boy". Nei primi anni 80 realizza brevi racconti per "LancioStory" e "Skorpio" e nel 1985 alterna al lavoro di fumettista quello di disegnatore pubblicitario free-lance. Il suo debutto bonelliano risale all'anno successivo, con l'episodio di Dylan Dog "Il ritorno del mostro". fa parte dello staff di Dylan Dog sin dai primi numeri della serie dedicata all'Indagatore dell'Incubo. Suoi sono i disegni di alcuni dei numeri più amati dai lettori, come "Cagliostro!", "I conigli rosa uccidono" e "Golconda!". Ha inoltre disegnato tutti gli albetti dedicati a Groucho che venivano allegati alle uscite di Speciale Dylan Dog, dal numero 6 del 1992 al numero 13 del 1999.Negli anni successivi pubblica anche sul "Corriere dei Piccoli", mentre per la Bonelli editore disegna tra le altre cose il primo numero di Demian e il Romanzo a fumetti Darwin, da cui nasce nel 2019 una miniserie di otto numeri. (fonte www.sergiobonelli.it) Il comics o la bande dessinèe è arte: né lontani né vicini sono lo stesso pianeta! Ci parli del personaggio da lei disegnato: Dylan Dog, un vero e proprio fenomeno editoriale! “Creato da Tiziano Sclavi, Dylan Dog è il più celebre protagonista di una serie horror italiana, (anche se “horror” è una definizione limitativa…), pubblicata da Sergio Bonelli Editore. Negli anni, dapprima lentamente e poi in un crescendo sbalorditivo, è esploso il “fenomeno Dylan Dog”, diventato il fumetto più venduto in Italia. Non soltanto: per la prima volta, un fumetto a larga diffusione popolare si è anche affermato come fumetto d’autore, osannato dalla critica e dagli intellettuali più famosi.” Ma chi è il nostro Dylan? “Dylan Dog è un detective privato che si occupa esclusivamente di casi insoliti, in tutte le sfumature del termine. Ha poco più di trent’anni, è inglese, vive a Londra in una casa piena di oggetti paurosi e con un campanello che invece di suonare lancia un urlo semplicemente... agghiacciante. I suoi clienti hanno sempre a che fare con il mistero e quasi mai con i soldi, Dylan, infatti, è sempre “ in bolletta”. Non è un eroe, ma è affascinato dalla paura, soprattutto se inspiegabile. Ha una vecchia pistola, ma a esercitarsi con questa preferisce lavorare ad un modellino di galeone e, ovviamente, ama le donne…” Fumetti e comunicazione: come sono cambiati i linguaggi ed i messaggi rispetto al secolo scorso? “Ci sarebbe moltissimo da dire (sorride, ndr) quanti giorni abbiamo? Partiamo dal presupposto che il fumetto è arte di massa iniziato dal riconoscimento negli anni ‘60 della Pop Art Americana con Roy Lichtenstein e Andy Warhol. Parlando da un profilo intellettuale italiana, il fumetto ha avuto dalla sua recente considerazione semiotica: sto parlando di Umberto Eco. Negli ultimi anni è stata spesso citata la sua frase «vado a letto tardi, perché leggo Kant», ma noi ne preferiamo di gran lunga un’altra: «Posso leggere la Bibbia, Omero o Dylan Dog per giorni e giorni senza annoiarmi». E ancora lo “sdoganò” quando i benpensanti si scandalizzavano per le immagini. Ma, mi permetto di dire, che i grandi intellettuali non hanno pregiudizi...Il suo amore per i fumetti non è rimasto però fermo ai tempi della sua giovinezza. Negli anni ’90, ad esempio, prese le pubbliche difese proprio del nostro Dylan Dog. E ce n’era bisogno: davanti al grande successo di vendite del personaggio della Sergio Bonelli Editore, alcuni giornalisti e gruppi di pressione si scandalizzarono per la violenza di alcune storie e i riferimenti sessuali di alcune scene. Umberto Eco, invece, ne lodò la qualità. I linguaggi ed i messaggi cambiano nel mondo del fumetto con il tempo, come tutto, ma il valore artistico si mantiene.” Ha avuto un “maestro”, qualcuno che lo ha particolarmente ispirato? “Un fumettista da ricordare: Jean Giraud, grande disegnatore e fumettista francese più noto con lo pseudonimo di Moebius, quando morì nel 2012 , aveva 73 anni, per me è stato un lutto. Un artista molto interessante! Nelle sue opere più famose il suo tratto è molto nitido e attento ai particolari, estremamente realistico nella rappresentazione. A partire dagli anni Sessanta J.G. Moebius si interessò sempre di più alla fantascienza. Realizzò illustrazioni per libri e riviste, prima di pubblicare storie in proprio con lo pseudonimo Moebius, che si riferisce al matematico tedesco August Ferdinand Möbius e alla particolare superficie che da lui prende il nome e che, nella sua rappresentazione più famosa dovuta al disegnatore olandese M. C. Escher, è simile al simbolo dell’infinito in matematica (in realtà introdotto a metà del Seicento). A metà degli anni Settanta fondò insieme ad altri disegnatori una rivista di grandissima influenza, non solo nel campo del fumetto ma più in generale in quello delle arti visive, Métal Hurlant. Qui comparvero alcune delle storie e delle serie più famose della sua carriera di disegnatore di fantascienza, come Il garage ermetico e Arzach. Queste storie sono caratterizzate da ambientazioni fantastiche ed estremamente varie, con trame spesso poco comprensibili e non lineari. Nel 1981 cominciò un’altra sua celebre serie, L’Incal, frutto di una collaborazione con Alejandro Jodorowsky, con cui lavorò per molti anni”. Si sente di ringraziare qualcuno per il suo lavoro? “Certo, il mio team. Senza di loro sarebbe stata molto più dura.”

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