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LO STATO SOCIALE

di Agnese Serrapica

Numero 219 - Aprile 2021

“Uno spirito combattivo di critica sociale”: questo ciò che caratterizza il gruppo bolognese, che reduce dall’ennesimo successo sanremese, non vede l’ora di raccontare a più persone possibile la loro “visione del mondo”


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È il quintetto della “vecchia che balla”. Amici da vent’anni, da dieci anni sono Lo Stato Sociale. Si chiamano Albi, Bebo, Carota, Checco e Lodo, e sono i protagonisti della storica esibizione sanremese del 2018 che li consacrò fra le band italiane più amate. Arrivarono secondi, ma fu tutt’altro che un problema. -taglio-Tradizione vuole, infatti, che arrivare secondi sul podio dell'Ariston porti davvero bene. E così fu: la loro trascinante 'Una vita in vacanza' risultò il brano più trasmesso in radio per oltre un mese, restò in vetta alle classifiche per molte settimane ed entrò prepotentemente nella testa e nel cuore di tutti. Salvo una breve apparizione sul red carpet di Sanremo 2019 in duetto con Renato Pozzetto, Lo Stato Sociale ritorna al Festival dopo tre anni, con «Combat pop», un brano incisivo e graffiante, con una prima, grande novità: il brano è cantato da Alberto e non da Lodo, come ci si sarebbe aspettato. L’uscita dal “lodocentrismo”, oltre a dare spazio alla creatività di ognuno, non è stata in realtà una provocazione, la scelta è stata molto più semplice: a tutti i componenti piaceva l’interpretazione di Albi. Semplici e diretti, come sempre. Un brano intenso, “Combat pop”, portato sul palco con una coreografia studiata e messa in scena per lanciare un messaggio forte e chiaro. Il fatto di “dare voce” è una prerogativa, una specialità de Lo Stato Sociale. “Vogliamo più che altro lasciare un segno, poi se arrivi primo o ultimo non dipende da noi, ci interessa mandare qualche messaggio”. Paradossalmente, raccontano i ragazzi “per “Combat Pop” è nato prima il titolo che la canzone, con uno spirito combattivo di critica sociale, per raccontare quello che ci circonda, la nostra visione del mondo, il nostro punto di vista, il tutto in chiave pop, popolare. Questo vuol dire arrivare a più persone possibile, che è da sempre uno dei nostri principali obiettivi”. Un pezzo, il loro, che ne rappresenta pienamente lo stile, senza prendersi e prendere nulla troppo sul serio, pur portando in sè un messaggio serissimo: la difficoltà dell’abitare un mondo in cui ci sono cose che non vanno bene, ingiustizie a cui porre rimedio. «Siamo idealisti. Mettiamo in contraddizione due termini come popolare e conflitto per tornare a ragionare sulla contraddizione che viviamo. In una situazione in cui qualcosa non va è necessario il conflitto per cambiare, ma questo deve avvenire senza lasciare indietro nessuno». A ben guardarli, e soprattutto ascoltarli, bene ci si rende subito conto che sono il naturale risultato di un lungo processo fatto di paziente gavetta, totale condivisione, autenticità e tanta, tantissima ironia. A Sanremo 2021, in un momento storico assai complesso, la band ha deciso di portare sul palco dell’Ariston i lavoratori dello spettacolo, un settore fermo da oltre un anno a causa della pandemia. E sono proprio loro, i cinque componenti del gruppo, a chiedere nei vari interventi la partecipazione dei rappresentanti di questo mondo, senza il quale nessuna forma d’arte o di spettacolo potrebbe sopravvivere. L’attenzione non è rivolta ai front man o a chi sale sul palco o appare in tv,-taglio2- ma a un universo abitato da fonici, tecnici delle luci e del suono, microfonisti e tante altre categorie, senza le quali sarebbe tutto al buio e senza voce. Tutto spento, insomma. Al Festival con Lo Stato Sociale quest’anno anche Toto e Morris, a rappresentare gli esercenti, a sostegno della categoria in difficoltà, per portare l’opinione pubblica a conoscenza di una situazione di disagio. “Chiediamo dignità, per noi e per il nostro lavoro. Sarebbe bello se altri artisti sposassero la causa. Se Sanremo va in onda, se il Papa parla, dietro ci sono i lavoratori dello spettacolo. Se noi stacchiamo la spina si ferma tutto. Servono iniziative e coesione da parte di tutti”. Nel periodo del Festival, Lo Stato Sociale ha pubblicato il quarto disco di inediti dal titolo “Attentato alla Musica Italiana”, che contiene il brano con cui la band ha gareggiato nella categoria Big a Sanremo. Il disco rappresenta per Lo Stato Sociale una nuova, incredibile, sfida: un EP corale, composto in totale da 25 pezzi e diviso in cinque sotto-dischi da cinque tracce l'uno. Cinque capitoli in tutto, uno per ogni componente della band, un’operazione assolutamente unica nel suo genere. Cinque dischi che lasciano spazio alle singole personalità e alle idee artistiche individuali. Un’operazione d'insieme, che mette a nudo le particolarità dei cinque membri del collettivo bolognese per poi riunirle in un’unica trama. Un lavoro globale per approfondire i linguaggi e dare uno spazio orizzontale e un volume di musica molto più largo. “Attentato alla Musica Italiana è il nostro tentativo di poter tornare a godere con le canzoni”, racconta la band. “Un giorno torneranno i concerti, tornerà il motivo per cui scriviamo le canzoni, ovvero cantarle e ballarle insieme, torneranno i salti e il sudore, torneranno l’aggregazione e la socialità dal vivo. Sarà una grande abbuffata e godremo come matti ma nel frattempo abbiamo scelto di far crollare il castello, demolire il palazzo e arare il campo, per poter seminare nuove idee”. Credono nel cambiamento e portano avanti le buone maniere. “Il problema vero è la monocultura. L’idea che ci sia un’unica e sola maniera in cui vivere, sbagliare, amare e stare con gli altri. Siamo pieni di condizionamenti e moralismi, il senso comune spinge alla mediocrità, invece la bellezza sta nell’essere persone diverse. Devono essere e coesistere alternative. Nessuno deve spiegare ad un altro come vivere e pensare. La gentilezza è fondamentale in una società arrabbiata”. Non c’è dubbio, dal 2018 al 2021 sono cambiati, sono cresciuti, si sono evoluti. Tra queste due date c’è in mezzo il mondo, un mondo di contraddizioni universali, fatto di domande che ti attraversano e di risposte spesso sbagliate. Un mondo che però ha bisogno di essere raccontato. E loro, con la loro musica fatta di ironia e genialità, lo stanno raccontando benissimo.





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