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L’incantevole Lucia di Lammermoor

di Maresa Galli

Numero 227 - Febbraio 2022

Grande successo al Teatro San Carlo di Napoli per il capolavoro donizettiano, secondo titolo della stagione lirica


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“Lucia di Lammermoor” di Gaetano Donizetti è il secondo titolo in cartellone della Stagione Lirica 21/22 del Teatro di San Carlo. Composta proprio per il Massimo nel 1835, durante la direzione artistica del compositore bergamasco (1822 - 1838), il capolavoro, su libretto di Salvadore Cammarano, è tratta da “The Bride of Lammermoor”, -taglio-romanzo del 1819 di Walter Scott. Opera celeberrima, composta in sole cinque settimane, è una delle più amate del melodramma romantico. Allontanandosi dal modello inglese, fissa gli archetipi dell’opera romantica italiana. Dopo il grande successo della sua prima rappresentazione, il 26 settembre 1835, ha visto oltre sessanta edizioni in scena al San Carlo, cimento di grandi voci come Maria Callas, Renata Scotto, Mariella Devia. La nuova messa in scena, lo scorso mese di gennaio al Lirico, è una produzione del Teatro di San Carlo firmata da Gianni Amelio, ripresa da Michele Sorrentino Mangini che ha lavorato molto sulla psicologia dei personaggi. Le scene sono di Nicola Rubertelli, i costumi di Maurizio Millenotti, la coreografia di Stéphane Fournial, le luci di Pasquale Mari. Dirige Orchestra e Coro Carlo Montanaro, Maestro del Coro José Luis Basso. Il soprano statunitense Nadine Sierra interpreta Lucia, il samoano Pene Pati, al suo debutto in Italia, è Sir Edgardo di Ravenswood: due grandi voci, due interpreti dotati di presenza scenica. Nel cast, inoltre, Gabriele Viviani nei panni di Lord Enrico Ashton; Alexandros Stavrakakis nel ruolo di Raimondo Bidebent; Daniele Lettieri è Lord Arturo Bucklaw e Tonia Langella è Alisa; Nicola Pamio interpreta il ruolo di Normanno. Michele Mangini Sorrentino afferma: - “mi sono avvicinato all’opera come fosse un grande film mettendo in evidenza il dramma che si avverte già dalle prime note”. E sulla scelta della disposizione prevalentemente frontale dei cantanti sulla scena, il regista spiega: - “essa esalta da un lato il valore del canto e dall’altro conferisce sacralità alla recitazione, come in una liturgia e se la fedeltà al libretto è assoluta, Amelio ci regala uno o due colpi da maestro, come quando fa consegnare a Edgardo, che ne è privo, l’arma per il proprio atto estremo, non da un cavaliere o da un soldato in armi, ma da un uomo di Dio. È significativo ed è una denuncia sociale.-taglio2- Eroine della lirica come Lucia – conclude – servono a farci progredire come società”. Dopo aver avuto “il privilegio di cantare un’aria da “Lucia” sul palco del Teatro di San Carlo nel recital di Belcanto - racconta Nadine Sierra - interpreto un’opera meravigliosa scritta da Donizetti per questo stesso teatro, con un personaggio complesso. Ci sono molte ombre nell’animo di Lucia e la principale viene proiettata dalla sua famiglia e dal dovere accettare un matrimonio che accresca ricchezza e prestigio del suo casato. Il suo impazzimento lo intendo quale momento di libertà. Finalmente può esprimere se stessa attraverso la maschera della follia”. La follia di Lucia di Lammermoor ci presenta un esempio del suo tentativo di difendere i propri sentimenti e la propria identità contro la logica prevaricatrice dell’uomo. Per la scena Donizetti previde l’uso della glassarmonica, l’armonica a bicchieri, lo strumento inventato da Benjamin Franklyn e usato in età contemporanea anche dai Pink Floyd, nell’opera suonato da Sascha Reckert. Dal suono gelido e instabile, quasi onirico e distante, è adeguato a Lucia come se fosse già entrata in un’altra dimensione, distaccata dalle cose terrene. Pene Pati, una delle più belle voci tenorili contemporanee, è a Napoli per la prima volta, innamorato del Lirico. “La virtù più grande del mio personaggio? L’impegno nei confronti di Lucia, il suo amore totale. La strenua volontà di combattere per lei e addirittura morirne” - afferma. Eccellenza del belcanto, cimento delle divine, l’opera è squisita espressione del linguaggio ottocentesco, col canto legato, le cadenze, l’ampio respiro musicale. Gli interpreti fanno bella mostra di agilità vocale, sovracuti, timbriche e volumi all’altezza dei personaggi del capolavoro donizettiano. Ottima prova di Orchestra e Coro. Lunghi applausi per la bravissima Sierra, per Pati, per il baritono Viviani, per la regia. La prima dell’opera è stata dedicata alla compianta arpista Antonella Valenti, prematuramente scomparsa.





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