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Lieti ritorni

di Maresa Galli

Numero 184 - Gennaio 2018

Femminista ante litteram, donna energica e ad un tempo romantica, amazzone e amante: “La Fanciulla del West” torna a Napoli


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“Un’opera intimista”: così Hugo De Ana definisce “La Fanciulla del West”, l’opera pucciniana che inaugura la Stagione lirica e di balletto 2017-2018 del Teatro di San Carlo. L’opera in tre atti, su libretto di Guelfo Civinini e Carlo Zangarini, dal dramma “The girl of the Golden West” di Davide Belasco, era assente da Napoli dal ’75 ed è stata accolta con favore dal pubblico desideroso di ritrovare il capolavoro pucciniano che andò in scena per la prima volta al “Metropolitan Theatre” di New York il 10 dicembre 1910, diretta da Arturo Toscanini e con protagonisti Emmy Destinn, Enrico Caruso, Pasquale Amato. Oggi Minnie è interpretata dal soprano statunitense Emily Magee, lo sceriffo Jack Rance dal baritono Claudio Sgura, il bandito Dick Johnson/Ramerrez dal tenore Roberto Aronica. La storia è ambientata nel 1850, periodo della corsa all’oro in California. Minnie gestisce un locale, la “Polka”, ai piedi delle montagne della Sierra californiana dove si svagano i lavoratori della miniera, lontani da casa, in uno sconfinato West da conquistare. Molti amano segretamente Minnie che invece si innamorerà, credendolo solo uno straniero, di un feroce bandito. Minnie difende la propria felicità, e l’amato, con tutta la sua forza. È un’eroina diversa, nata dopo tanti celebri personaggi femminili pucciniani: Manon, Mimì, Tosca, Cio Cio San, e le successive Magda, Suor Angelica, Giorgetta, Liù, che si votano al sacrificio estremo, all’espiazione. Minnie, invece, non pagherà la sola colpa di aver amato. -taglio- “Vive sola in un mondo di uomini – spiega la Magee – e, nonostante in molti tentino di corteggiarla, sogna un amore puro. Si tratta di un ruolo duro, difficile da eseguire”. Hugo De Ana, che firma regia, scene e costumi, insieme a Vinicio Cheli quale light designer e Sergio Metalli Projection Designer, propone una lettura de “La Fanciulla del West” nel solco della tradizione. La direzione di Juraj Valčuha, direttore musicale del San Carlo, contempera lo spiccato sinfonismo della partitura, con l’orchestra che traccia la storia, detta parola e gesto, evoca atmosfere e paesaggi. Con quest’opera scritta dopo il suo famoso viaggio negli Stati Uniti, Puccini dà vita a un rinnovamento che tiene conto dei nuovi linguaggi musicali del ‘900 e delle novità provenienti dalla Francia e dalla Germania, con echi di Debussy e Strauss, con influssi espressionisti e folklorici americani, molti riferimenti al teatro wagneriano e richiami alla scuola viennese. Opera di transizione, che non ha goduto della stessa fortuna di “Tosca” e de “La Bohème”, è di grande modernità, apprezzata dai suoi contemporanei, “in primis” da Maurice Ravel. Un magnifico racconto musicale con protagonista l’orchestra, che intesse melodie vocali capaci di rendere tutte le sfumature emotive dei personaggi. Ritenuta da De Ana un’opera cinematografica, è rappresentata come un set western, ma dei western dei maestri Sergio Leone e John Ford, cogliendo quella che all’epoca fu una geniale intuizione di Puccini: l’ambientazione, anticipando -taglio2- un genere che avrebbe caratterizzato il cinema di tutto il ‘900 anche nei suoi aspetti di “epica” contemporanea. Le scene sono consone al cantato-recitato dei personaggi dove protagonista assoluta è la musica, e dove tutti sono protagonisti di un grande affresco corale, come componenti di una comunità povera che sogna il passato, gli affetti lasciati alle spalle. Molto suggestiva la scenografia che apre il I tempo, con sullo sfondo manifesti di film del periodo del cinema muto, come, tra gli altri, “Intolerance” di D.W. Griffith. Di sogno la tormenta di neve del II atto, realizzata con videoproiezioni, così come suggestive sono le scene del III atto, con un paese desolato a far da sfondo al cappio destinato al bandito-amore di Minnie, allo sfoderare di pistole e fucili prima della redenzione, della pace. Molto bravi il Coro preparato da Marco Faelli, il baritono, Claudio Sgura anche ottimo attore, il tenore Roberto Aronica. Apprezzati anche il Nick di Bruno Lazzaretti, l’Ashby e il Sonora rispettivamente interpretati da John Paul Huckle e Gianfranco Montresor, Paolo Orecchia, il Sid, Antonello Ceron, Trin, Tommaso Barea, Bello, Orlando Polidoro, Harry, Enrico Cossutta, Joe, Ivan Marino, Happy, Donato Di Gioia, Larkens, Enrico Marchesini, Billy Jackrabbit, Alessandra Visentin, Wowkle, Carlo Checchi, Jake Wallace, Francesco Musinu, José Castro, Armando Valentino, un postiglione.





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