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Le isole Tremiti

di Yvonne Carbonaro

Numero 217 - Febbraio 2021

Un paradiso naturale di isolette e scogli dove oltre alle leggende e la storia riecheggia la sofferenza di coloro che per secoli vi furono deportati


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Nel mare Adriatico, a largo della Puglia, a 22 km a nord del promontorio del Gargano e a 45 km a est di Termoli, il bellissimo arcipelago delle Tremiti rappresenta uno spicchio di natura protetta e quasi incontaminata. Rientra nella provincia di Foggia ed è parte del Parco Nazionale del Gargano. Più volte insignito della Bandiera Blu per il suo splendido mare,-taglio- costituisce la Riserva Naturale Marina Isole Tremiti. Il turista non vi può sbarcare con la propria automobile, vi possono circolare solo le auto dei residenti. Il nome deriverebbe secondo alcuni dal greco trimeros, τρίμερος ossia "tre posti" o "tre isole" oppure secondo altri dal "tremore" dei terremoti che le caratterizzava. Le isole sono anche dette “Diomedee” secondo una leggenda che racconta che nacquero per mano di Diomede quando, fermandosi al ritorno da Troia, gettò in mare tre giganteschi massi. “Diomedee” sono chiamati anche i gabbiani, il cui nome scientifico è “Calonectris diomedea” o Berta Maggiore, che nidificano sulle alte pareti rocciose e che emettono un grido che sembra un pianto. Si vuole che siano i compagni di Diomede così trasformati da Afrodite che piangono la morte dell’eroe, a detta del mito, sepolto lì. La presenza umana è documentata a San Domino fin dal Neolitico. Le isole sono state naturalmente territorio romano e Augusto vi relegò a vita la nipote Giulia in soggiorno forzato. Carlo Magno vi esiliò Paolo Diacono che riuscì a fuggire. L'abbazia di Santa Maria a Mare sull’isola di San Nicola fu realizzata nel IX secolo dai benedettini come dipendenza dell'abbazia di Montecassino. Nell'XI secolo raggiunse il massimo splendore con possedimenti e ricchezze e la riedificazione della chiesa con consacrazione nel 1045. L’arcipelago ha subito incursioni di pirati turchi e dalmati. Nel 1567 l'abbazia-fortezza di San Nicola riuscì a resistere agli attacchi della flotta di Solimano il Magnifico. L’Abbazia come istituzione religiosa fu soppressa nel 1783 da re Ferdinando IV di Napoli che istituì una colonia penale nella fortezza. In epoca napoleonica i murattiani vi si trincerarono all'interno resistendo validamente agli assalti della flotta inglese nel 1809. Fu così che Murat concesse la grazia ai deportati che avevano collaborato alla resistenza contro gli inglesi. Nel 1843 Ferdinando II delle Due Sicilie con l'intento di ripopolare le isole vi fece insediare molti pescatori provenienti da Ischia che poterono così sfruttare proficuamente la pescosità di quel mare. -taglio2-Nel1938 Mussolini fece deportare centinaia di omosessuali a San Domino che furono sottoposti a duro confino. Il complesso di San Nicola, abbandonato da secoli, oggi è visitabile per la parte che resta e cioè pezzi del perimetro esterno, la facciata della chiesa e alcuni pregevoli pavimenti musivi. Ciò che meraviglia il visitatore è il dialetto che vi si parla, pur rientrando nella provincia di Foggia, non è pugliese bensì un napoletano di sapore arcaico. La strana situazione trae le sue radici dal citato uso di deportarvi i galeotti del Regno di Napoli i cui discendenti continuano ad abitarle insieme ai discendenti dei pescatori di Ischia che, come si è detto, la corona più tardi vi fece insediare. Gli abitanti ammontano oggi a meno di 500. Il capoluogo dell’arcipelago è San Nicola, sede del comune e in cui si trovano i principali monumenti storici. San Domino che è la più grande e contiene varie strutture turistiche che gravitano sull’unica spiaggia sabbiosa, la Cala delle Arene. Il giro di San Domino include la Grotta delle Viole, la Grotta delle Rondinelle, la Grotta del Sale e la Grotta del Bue Marino. L’isola di Capraia, detta anche Caprara o Capperaia, è disabitata pur essendo la seconda per estensione. Infine Pianosa, Il Cretaccio e La Vecchia sono scogli bellissimi sotto il profilo naturale ma completamente senza abitanti. Girare per quelle coste è un’esperienza indimenticabile per il susseguirsi di bellissime calette e per la presenza di una ricca fauna nei fondali. Pesci e polpi, non essendo abituati ad essere cacciati, si avvicinano senza sospetto. Insomma un paradiso naturale sia a terra che a mare. Oggi sono raggiungibili in elicottero in pochi minuti con il servizio dell'Alidaunia o via mare con gli aliscafi e i traghetti che partono dai porti di Termoli, Ortona, Peschici, Rodi Garganico e Vieste. In merito alla ricettività esistono oggi vari alberghi, villaggi turistici e campeggi collocati tra il verde e il mare. La cucina tipica è a base di pesce e frutti di mare ma non mancano le verdure.





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