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Lavoro e dedizione

di Antonino Ianniello

Numero 225 - Novembre 2021

Quarto album, dal titolo ‘El Viajero’, per il musicista Andrea Rea, ancora un grande disco, tutto da ascoltare, ripensando al passato ma guardando al futuro


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Un musicista ha già spiccato il volo verso il successo, risultando ricercatissimo da molti altri colleghi di grido che sono al continuo screening di quello che offre il jazz oggi. Parliamo, ovviamente, di Andrea Rea, pianista di origini campane - nasce infatti a Pomigliano D’Arco - e romano d’adozione. -taglio- Rea ha immesso sul mercato discografico il suo quarto album dal titolo ‘El Viajero’ e confezionato per l’etichetta capitolina ‘Filibusta Records’. Il compact disc, ripetiamo è già nei negozi di dischi dal due luglio di quest’anno e che, sinceramente, invitiamo ad acquistare. Belle, infatti le sonorità che si ascoltano in ‘El Vajero’, proprio dove Rea esprime la sua continua ricerca, il suo orientamento. Sicchè la sua musica vi si ‘specchia’ in immense tinte di tradizioni jazz che fanno da filo rosso e da sostegno al suo linguaggio musicale che è tutto personale. Andrea Rea, come gli altri, è stato influenzato da un vasto ventaglio di suoni, poi trasportati in composizioni e che sequenzialmente, risultano da scoprire e gustare. La ‘track list’ del bellissimo disco si apre con un brano dal nome ‘Dillo’ che lascia sentire il viaggio di un uomo con tutti i suoi dubbi ed i suoi pensieri. Fa seguito ‘Capricho de Espanha’ dove le lande iberiche sono ben chiare e vicinissime all’ascoltatore. Di seguito vi sono ‘Tales of Freedom’, ‘El Vajero’ (che da il nome all’album), ‘Till There Was You’, Milonga Gris, ‘En la Orilla del Mundo’ e ‘The Man Who Sold The World. «In ‘El Viajero’ il filo conduttore, che attraversa la completa e marcata diversità dei brani, è senz’altro quel ‘viaggiatore’ che spazia tra i diversi generi e luoghi che ho voluto raccontare. «Prezioso, devo dire, il contributo di Giacomo Tantillo alla Tromba nel brano “En la Orilla del Mundo”. Il disco è quindi un viaggio … il viaggio, quello personale, realizzato attraverso culture e luoghi di diversi paesi, che in qualche modo hanno influenzato la mia musica, con il suono particolare del trio … che dona omogeneità al progetto.» Sull’artista possiamo dire che ha seguito i seminari di Geroge Cables, Kenny Barron, Barry Harris, Dado Moroni e Maurizio Giammarco… Oggi Rea è annoverato tra i pianisti di grande rilievo del panorama jazzistico nazionale, oltre ad essere tra quelli più richiesti. Da anni lavora al fianco di numerosi musicisti tra cui: Stefano Di Battista, Dianne Reeves e John Patitucci. Il compositore ha, poi, partecipato a numerose rassegne. Tra queste ricordiamo ‘Baronissi Jazz’, ‘Tuscia in Jazz’, ‘Piacenza Jazz’, ‘Teano Jazz’, l’oramai famosissimo ‘Pomigliano Jazz Festival’, ‘Ischia Jazz’ ‘Divino Jazz Festival’, ‘Napoli Jazz Festival’, ‘Roma Jazz Festival’, ‘Jarasum Jazz Festival (Seoul) ed al ‘Vesa Jazz’ (Tirana.) Nell’interessante lavoro del pianista partenopeo c’è anche un fondamentale apporto… quello di personalità musicali che hanno dato una mano nello sviluppo delle sue idee di partenza. Daniele Sorrentino, già contrabbassista di Stefano Di Battista e Joe Barbieri, è presente nei lavori d’esordio di Andrea Rea: ‘Arioso’ ed in ‘Impasse’. Oltre a Sorrentino vi è il batterista Lorenzo Tucci, considerato uno dei nomi di spicco della batteria jazz in Italia. È il pianista dell’O.N.J.-taglio2- (Orchestra Napoletana di Jazz), diretta dal Maestro Mario Raja. Quest’ultimo vanta collaborazioni con eccellenti artisti (Archie Schepp, Maria Pia de Vito, Maurizio Capone, Ada Montellanico, Don Moye, Joe Lovano e Richard Galliano. In “El Viajero” ognuna delle otto tracce si riallaccia e richiama esperienze, avvenimenti e ricordi personali: dall’omaggio alla musica Sudamericana: Carlos Aguirre, Martin Rojas, Hamilton De Holanda, che non a caso rappresenta un influenza costante nella musica di Rea, sino al ricordo di David Bowie. Un disco che è già un successo. Mi dici come nasce ‘El Viajero’… Quale la molla che ti ha spinto a realizzarlo? “Avevo voglia di registrare e quindi di mettere nero su bianco tutta la musica che avevo in testa. La molla è scattata durante il Lockdown, periodo che ho sfruttato per scrivere alcune composizioni ed affinare insieme al batterista Lorenzo Tucci e Daniele Sorrentino, al contrabbasso, tutti gli arrangiamenti dei brani.” Qual è la tua opinione sul Jazz italiano? Dammi lo stato dell’arte. “Credo che a differenza degli altri Paesi europei, i fondi destinati alla cultura e quindi alla promozione e diffusione del jazz siano sempre pochi. Nonostante il bacino di musicisti sia veramente fertile. Credo che non abbiamo nulla da invidiare dal punto di vista musicale agli altri paesi.» Attualmente Rea suona nel quartetto stabile di Stefano Di Battista. Ha collaborato al fianco di numerosi musicisti. Tra questi, oltre che al fianco di Stefano Di Battista, ha lavorato con Dianne Reeves, John Patitucci, Archie Schepp, Greg Hutchinson, Yotam Silberstein, Daniele Scannapieco, Nicky Nicolai, Giacomo Tantillo, Sandro Deidda, Alfonso Deidda, Aldo Vigorito, Emanuele Cisi, Giampiero Virtuoso, Daniele Sorrentino, Elio Coppola, Dario Rosciglione, Francesco Puglisi, Luca Pirozzi, Maria Pia de Vito, Dario Deidda, Roberto Gatto, Alessio Menconi, Marco Zurzolo, Tommaso Scannapieco, Giovanni Amato, Massimo Faraò, Gegè Telesforo, Richard Galliano, Dee Dee Bridgewater, Alex Britti. Secondo te esiste qualcosa di poco pulito nel mondo del Jazz? E di Umbria Jazz cosa mi puoi dire al proposito? “In ogni ambito c'è qualcosa di poco pulito. Dubito che ci siano ambienti lavorativi “puliti” e basati sulla meritocrazia. Ognuno, però, ha la sua strada e la sua storia e se ti impegni puoi ottenere i risultati sperati. Per quanto riguarda Umbria Jazz credo sia un'importante istituzione del jazz in Italia ed in Europa. È cambiato molto rispetto ai primi anni quando ospitò il meglio del jazz mondiale. Continua ad essere un punto di riferimento per tutti i musicisti e non solo.”





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