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La terza guerra mondiale

di Adriano Fiore

Numero 256 - Dicembre 2024 - Gennaio 2025

L’Europa come gli US, una sorta di “nobili decaduti”, che spesso e volentieri vanno da loro a corte a battere cassa, che si stanno esaurendo anche in termini di idee, prospettive ed ambizioni


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Con la vittoria, inaspettata (?) di Donald Trump alle ultime elezioni americane, tutti nelle ultime settimane non fanno che chiedersi cosa accadrà, negli USA e nel mondo, e soprattutto quale sarà la posizione degli States nei tanti scenari di crisi che continuano a tenere banco sui tavoli internazionali. -taglio- Spoiler: i Repubblicani, storicamente, non sono mai stati favorevoli a fare “il poliziotto del mondo” andando in giro ad esportare, fintamente, democrazia e l’american way of life. Questa era un’idea iniziata da JFK e che poi la destra americana ha fatto sua solo con l’amministrazione Bush post 11 settembre, dove la situazione era ben diversa rispetto a ciò che stiamo vivendo negli ultimi anni. Ad oggi, per l’americano medio, ci sono guerre in posti molto lontani e di cui gli interessa ben poco. Basti pensare che sono la lobby ebraica riesce a tenere banco e a non far spegnere i riflettori sull’ennesima crisi arabo-israeliana, mentre la drammatica situazione dell’Ucraina e le mire espansionistiche della Russia di fatto non hanno quasi per nulla caratterizzato il dibattito elettorale degli ultimi mesi. Tornando alla domanda iniziale, è molto probabile pensare che il furbo Trump non farà altro che tirare i remi in barca, ritirandosi da situazioni complesse e potenzialmente pericolose per anzitutto far ripartire l’economia interna e favorire lobby meno problematiche rispetto ad armi e petrolio come quelle della tecnologia e dello spazio (leggasi “carta bianca ad Elon Musk”, peraltro probabile futuro candidato repubblicano tra quattro anni se non troppe cose dovessero andare storte). Come ci immaginiamo, quindi, un mondo senza gli USA a fare da contrappeso, a mettere bocca (e truppe) un po’ ovunque a mo’ di Risiko, come sarà il mondo senza una delle due metà? Ecco, forse il problema più grande che in Occidente abbiamo è essere proprio rimasti ad una logica post seconda guerra mondiale da Guerra Fredda: esistono fondamentalmente Stati Uniti e Russia, in rappresentanza dell’intero Occidente e Oriente, e sono loro a decidere sullo scacchiere mondiale il bello ed il cattivo tempo. Secondo Spoiler: purtroppo già da tanti anni non è più così, con economie come quella cinese ed indiana che hanno sempre più ingerenza anche sulle scelte politiche internazionale, con paesi quali il Brasile, il Giappone e la Korea del Sud che continuano una crescita costante e che inevitabilmente pretendono di avere voce in capitolo al tavolo dei grandi, ma soprattutto il nodo maggiore riguarda il Medio Oriente. Probabilmente è oramai noto a tutti che è quella l’area del mondo con la maggior concentrazione di ricchezza, e dove c’è quest’ultima si alimentano giochi di potere, ambizioni, interessi spietati e la costante voglia di avere di più. -taglio2- Anche perché le nuove generazioni oggi a capo di questi paesi, quelle che hanno studiato in Occidente, che sanno cos’è un Big Mac o un night club, che sono entrati così tanto nella nostra cultura per poi uscirvene anche con piacere per tornare alle proprie abitudini ed ai propri valori, non cercano più come i loro padri e nonni “l’approvazione” di quel circolo autoelettosi al centro della terra. Sanno bene che l’Europa come gli US, alla fine, non sono che una sorta di “nobili decaduti”, che spesso e volentieri vanno da loro a corte a battere cassa, che si stanno esaurendo anche in termini di idee, prospettive ed ambizioni. Il Medio Oriente, oggi, si sente il futuro, ed inizia così a bramare una centralità all’interno del contesto globale che, tuttavia, ancora tutti stentano a riconoscergli. E questo perché, come dimostrano anche i recenti accadimenti, continuano a farsi guerra fra di loro. “Ma gli stati europei si sono fatti guerra per centinaia di anni”, vero, ma quando è iniziata la propaganda, quando i mezzi di informazioni sono diventati più diffusi e capillari, e sicuramente oggi che ogni minuto siamo con la telecamera accesa a riprendere quello che succede, la guerra non è più un’opzione. E purtroppo quest’ultimo step gli arabi e gli israeliani ancora non l’hanno ancora fatto, condannandosi ad un futuro che non può essere foriero di nulla di buono. La Terza Guerra Mondiale, checché si pensi di Putin, Trump e Xi Jinping, è molto più probabile che cominci tra Mediterraneo e Golfo Persico, a chiudere un cerchio aperto a Yalta nel ’45 e che dopo ottant’anni non è riuscito a produrre nulla di buono in quella regione. E questo accadrà anche perché noi occidentali stavolta staremo a guardare fino alla fine, come purtroppo già avvenuto troppe volte, e sempre per motivi politici ed economici. Il bello è che, pur condizionando la vita di tutti noi, tra aumenti, missioni militari e aiuti economici, continueremo a considerarlo come un conflitto areale e non come una tragedia annunciata che non stiamo facendo nulla per evitare.





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