logo-Cultura

La sfida del tempo

di Paolo Isa

Numero 262 - Luglio-Agosto - 2025

Intervista a Clementina Tirino, autrice del romanzo tutto da leggere dal titolo “Il tempo limite”


albatros-la-sfida-del-tempo

“Succede che due anime si parlano. Succede quando due persone si guardano negli occhi. Succede in silenzio, nessuno se n’è mai accorto. Succede. Ed è successo a Chiara e Stefano, i protagonisti del romanzo.”: è così che la scrittrice Clementina Tirino inizia a raccontarci del suo romanzo dal titolo “Il tempo limite”. Sembra di imbattersi solo in un romanzo rosa, ma l’autrice è abile nel nascondere in esso temi delicati e significativi, nonché contemporanei, che tra le pagine passano come carezze e schiaffi.-taglio- Partiamo dal titolo, ricco di significati. Tu che rapporto hai con il tempo? “Nel racconto il tempo si è fermato. Succede. Raramente, ma succede che il tempo inciampi. Ed è capitato proprio a Chiara che ha un appuntamento con la vita. Ora che è stata invitata a rivalutare il suo tempo. Un giorno un oncologo le ha mostrato una clessidra e da allora deve solo fare il conto alla rovescia. Fin dall’inizio non vuole regole, si rifiuta di leggere il copione che ho scritto per lei. Vuole cambiarle le regole. Vuole cancellare i limiti. Ma cambiare le regole non significa violarle. Questo le fa pensare che si può andare avanti ancora un po’… Almeno fino a quando non fa male. Si concentra sul rischio che corre nel voler riempire ossessivamente un vuoto. Incontra Stefano, ma lui è troppo. Troppo, soprattutto, vicino alla fine. Credono di aver incontrato l’amore. Hanno entrambi paura. L’amore alcune volte fa paura. Può essere quasi vero come una leggenda e immortale come i miti. Perché non è vero che l’amore è tutto rose e fiori. Non esistono le farfalle nello stomaco. Quelle che sentivano erano formiche!” “Il tempo limite” non segue le solite regole strutturali di tutti i romanzi… “No, in questo romanzo ho osato una struttura tutta mia, rischiando di non essere capita. E devo dire che ho fatto bene a rischiare. I due protagonisti sono stati accompagnato passo a passo da altre due figure: le loro anime. Nel racconto le anime si svelano senza veli. Ci ho preso gusto e ho ancora osato, giocando con le parole mi sono affezionata in modo particolare ai personaggi. Li ho amati dal momento in cui ho scritto i loro nomi. Ho stravolto delicatamente alcuni momenti entrando in prima persona nel romanzo. Proprio così. La scrittrice parla con i suoi personaggi in un tempo indefinito e quasi surreale. Li ho creati, li ho lasciati fare. Quando mi sono accorta che da soli erano arrivati oltre li ho ripresi, li ho consolati, rimproverati e tenuti stretti fino alla fine. Perché la fine arriva sempre. È per questo che non ho un ottimo rapporto con il tempo. È troppo serio, non si ferma, il tempo scade, finisce. Il tempo arriva al finale e spegne tutte le luci.” Il finale non si svela mai, ma possiamo dire che ci hai tenuti incollati alle pagine. In questo romanzo si ha l’impressione di leggere una storia d’amore e aver intuito come va a finire, ma alla fine batti tutti sul finale e non si può non piangere… “Non è una storia d’amore. È una sfida contro le regole. È uno sbaglio che non rinnegheranno mai. È un momento infinito che entrambi dilatano quanto più possibile. Chiara e Stefano facevano la differenza con l’amore.-taglio2-Li ho spiati, li ho ingannati, corrotti con le parole, con le metafore. Poi li ho lasciati fare e li ho osservati. Io mi sono limitata ad aprire il sipario. Il resto l’hanno fatto loro. Ho scavato dentro le loro voglie, ho trovato lo sporco. L’ho pulito e ho rimandato la scena indietro. Li ho scossi. Li ho impauriti, poi ho avuto paura della mia penna. Ne è venuta fuori la loro anima. È sempre stata lì dal momento in cui ho scritto il loro nome. Ha provato a tacere, poi si è messa in mezzo. Stefano e Chiara non l’hanno sentita. L’anima ha urlato, ma niente. Alla fine si è arresa e si è lanciata nel vuoto, nuda e indifesa. Chiudere il romanzo è stato un lutto. Staccarmi da loro mi è stato difficile. Li ho amati dal primo momento, l’uno il contrario dell’altra, due che sono talmente affini da non poter stare in nessun posto insieme se non nella mia testa, nelle parole scritte e poi cancellate, negli esempi, nelle immagini colorate di fucsia. Meritavano un finale solo loro. Un finale dedicato a quegli amori che durano davvero, a prescindere da quanto tempo resistono. Un finale a misura di Chiara con le sue domande scomode e Stefano con le sue risposte mai esaurienti. Un finale che non visse felice e contento. Un finale strappato al tempo, che il tempo stesso ha deviato, ha dimenticato e poi ha ripreso. Se qualcuno li avesse potuti guardare dentro, ci avrebbe trovato tanta tenerezza, silenzi, sguardi, risate e i ricordi di quegli incontri. Avrebbe potuto vedere tanta vita, speranza e poi, al centro di tutto questo, tanto vuoto. Un vuoto che alla fine non hanno colmato. Il vuoto non si colma altrimenti non sarebbe tale e non avrebbe più il suo nome. Il vuoto è una pausa. Il vuoto aspetta, si riposa, ti dà tempo per pensare. Ti dà tempo per renderti conto del tempo stesso. Quello che non passa, quello che corre, che aspetta, che ti mette fretta. Il tempo limite che ognuno di noi ha.” E allora Clementina, che si fa? “Non bisogna fermarsi al pit-stop, ma correre. Correre senza sosta, perché il tempo è poco. Correre persino quando le ruote sono sgonfie. Fa niente se gli altri non ti capiscono.”





Booking.com

Booking.com
No valid encoded path found in value '' for ioncube.loader.encoded_paths.
The error has been logged in /anchor/errors.log
Uncaught Exception

Uncaught Exception

No valid encoded path found in value '' for ioncube.loader.encoded_paths.

Origin

on line 0

Trace

#0 [internal function]: System\Error::shutdown()
#1 {main}