logo-Cultura

La persecuzione dei primi cristiani

di Alfredo Salucci

Numero 232 - Luglio-Agosto 2022

I primi anni della Chiesa furono anni di ricerca, di decisioni sofferte, spesso causa di forti contrasti, e furono anche anni di persecuzioni


albatros-la-persecuzione-dei-primi-cristiani

I primi anni della Chiesa furono anni di ricerca, di decisioni sofferte, spesso causa di forti contrasti, e furono anche anni di persecuzioni. È difficile immaginare quel periodo, quando questo nuovo credo iniziava a diffondersi nell’impero romano e doveva confrontarsi con la religione dei pagani,-taglio- che aveva retto per secoli senza grandi conflitti tra romani e popoli occupati. I romani erano molto tolleranti, nel loro vasto impero le religioni erano tante. Per Roma tutto questo era la norma, tutte le religioni potevano convivere pacificamente a condizione che le fedi professate, diverse da quella dei romani, non mettessero in pericolo l’impero.
Nei primi anni i cristiani non furono considerati pericolosi, ma col passare del tempo e con l’aumentare del loro numero cominciarono a destare sospetti negli ambienti romani. Le loro idee erano troppo diverse da quelle che avevano i cittadini di Roma e molti le consideravano anche pericolose. Idee come uguaglianza e fratellanza erano per i romani un attacco allo Stato. I cristiani avevano idee differenti sulla schiavitù, che comunque non misero in discussione, sull’attività militare, a cui i cristiani non dovevano partecipare, e sul matrimonio per loro sacro e inscindibile. I cristiani non ammettevano il divorzio, i romani sì.
Per i romani ogni popolo conquistato poteva continuare a venerare i propri dei ma solo dopo aver fatto il giuramento di onorare gli dei romani e la legge romana, in pratica si realizzava un sincretismo religioso, ossia una fusione di credenze religiose diverse. Così i culti dei popoli conquistati si integravano con quello dei conquistatori e viceversa, cosa che permetteva a tutti di continuare a onorare le proprie divinità evitando che potessero sorgere lotte su base religiosa.
I cristiani, però, rispetto agli altri popoli assoggettati erano diversi. Il loro Dio non consentiva di venerarne altri, tantomeno di idolatrare l’imperatore. Per i romani lo Stato e la religione erano due cose inscindibili, e l’imperatore faceva parte del culto. Non sacrificare all’imperatore, quindi, era considerato un gravissimo atto contro lo Stato. I cristiani, poi, -taglio2-si tenevano in disparte senza partecipare alle feste in onore degli dei, cosa che preoccupava non poco Roma. Se una parte della popolazione non partecipava alle feste poteva compromettere il rapporto che il popolo romano aveva instaurato con gli dei e far venir meno la loro protezione.
Cominciarono così a circolare voci calunniose sui cristiani come quelle di ateismo, di incesto, di cannibalismo e altro. Per i romani se tutti erano fratelli e sorelle poteva anche realizzarsi un incesto. Ancora, bere il sangue e mangiare un corpo, come avveniva durate la messa cristiana, li faceva sospettare addirittura di cannibalismo. Queste voci furono favorite anche dal fatto che i cristiani praticavano una vita molto ritirata, evitando gli ambienti pubblici e vedendosi nelle catacombe. Questa profonda riservatezza, come fosse una setta, non solo colpì i romani ma li allarmò.
Iniziarono così le persecuzioni che non erano rivolte contro il Dio cristiano. La causa delle persecuzioni fu la violazione delle leggi romane. Le persecuzioni furono sempre la conseguenza di un reato. I cristiani con la loro vita e i loro principi potevano compromettere la stabilità dell’impero. Le persecuzioni iniziarono nel 64 d.C. con l’imperatore Nerone che accusò i cristiani di aver incendiato Roma. Dopo Nerone a perseguitare i cristiani furono Domiziano nel 95 d.C., Traiano nel 107 d.C., Marco Aurelio e Decio che fece oltre 3000 vittime. Ci furono altre persecuzioni fino a quella di Diocleziano che ritenendo i cristiani una calamità per l’impero pare abbia fatto oltre 20000 vittime.





Booking.com

Booking.com