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La musica unisce

di Gian Marco Tessier

Numero 211 - Giugno 2020

Un album che parla di guerra, sonorità e sogni, attraverso le parole di Chris Obehi


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Chris Obehi nato a Warri, Nigeria, nel 1998, ha lasciato il suo Paese nel 2015, minorenne. Il suo viaggio verso l’Europa è durato 5 mesi durante i quali è stato in carcere in Libia e infine ha attraversato il Mediterraneo su un barcone. Dopo essere arrivato a Lampedusa e poi a Palermo, ha scelto di vivere dedicandosi al suo grande sogno:-taglio- la musica. In Nigeria suonava il pianoforte e il basso e quando è arrivato in una comunità per minori a Palermo, ha deciso di riprendere la propria passione per la musica e di imparare a suonare la chitarra da autodidatta. “OBEHI” che in Esan vuol dire “mano dell’angelo”, è il suo esordio discografico, in uscita in digitale per 800A Records: Nove tracce in inglese, italiano, dialetto esan e siciliano, tra brani originali e un omaggio a Rosa Balistreri, con “Cu ti lu dissi” brano che lo ha ispirato e che gli è valsa la notorietà sui social. Iniziamo un po’ da te, dove hai imparato a cantare e suonare? “Ho imparato nel mio Paese, ho iniziato con il basso da autodidatta, poi ho imparato a suonare il pianoforte grazie a mio zio che si esibiva in chiesa. Quando sono arrivato in Italia, ho subito imparato a suonare la chitarra, sempre da autodidatta, perché è uno strumento che mi è sempre piaciuto tanto. Ho iniziato a cantare sempre qui in Italia, prima nella mia stanza e poi anche in strada, è diventata una necessità per me.” Chi sono i tuoi punti di riferimento musicali? “Io amo l’afrobeat perché nel mio Paese è una delle musiche più ascoltate. Ascolto fin da piccolo il reggae e in particolare Bob Marley per i suoi testi che parlano di amore e di pace. In Italia ho iniziato ad ascoltare Ligabue, mi piace la voce di Alessandra Amoroso e anche di Elisa. Mi hanno aiutato a capire la musica italiana e anche a migliorare il mio italiano. Come hai conosciuto la musica e la cultura siciliana? “Ringrazierò sempre Francesco Riotta, un ragazzo palermitano. Mi ha fatto conoscere questa canzone, “Cu ti lu dissi” di Rosa Balistrieri, mentre facevamo delle prove a casa sua. Lui è stato come un mentore, mi ha fatto conoscere la musica, -taglio2- la cultura, le tradizioni siciliane e italiane.” La musica è stata un modo per integrarti qui? “Mi ha insegnato come integrarmi con gli altri e per certi versi, anche con me stesso. E’ stata ed è la cosa migliore della mia vita. Ho visto la guerra da vicino, nel mio paese avevo paura di morire e sono dovuto scappare. Vivevo bene nel mio Paese, mi piaceva ma dovevo assolutamente andare via. La musica mi ha salvato la vita. L’Italia mi ha cambiato la vita e la musica è stato il mio modo per integrarmi, per farmi conoscere.” Le tue canzoni riflettono la tua vita, canti in italiano, siciliano e inglese. Gli arrangiamenti hanno un sound semplice o più ritmato, più vicino alle tue origini. È il tuo sogno raccontare ciò che sei e che hai imparato attraverso la musica? “Il mio sogno è usare la musica come uno strumento. Quando leggo o sento certe cose, come ad esempio il razzismo o altri temi importanti, questi mi ispirano. Nella canzone “Come pesci” ho parlato di cosa vuol dire essere umani, di uguaglianza, di libertà. Per me la musica è gioia e divertimento ma è anche un modo per parlare di tematiche importanti. Questo mi ispira e aiuta a cacciare fuori ciò che ho vissuto e che ho dentro.” Quali sono i tuoi progetti futuri? “Io sono un sognatore. Dentro la mia stanza, in questa pandemia, ho continuato a vedere video musicali e poi canto, scrivo, suono la chitarra. Cerco di rimanere concentrato su quello che devo fare e che dovrò fare alla fine di questa pandemia. Avevo delle date in Italia e fuori ma ora sono tutte rinviate. Spero solo che quando finirà, potremo uscire, andare ai concerti, abbracciarci, cantare e tornare a ridere tutti insieme.”





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