Anche Aristotele è perfettamente consapevole che gli uomini vogliono essere felici, e questa cosa si può realizzare non attraverso ricchezze e potere, ma vivendo in modo virtuoso e razionale
La felicità, in genere, viene identificata con uno stato d’animo sereno, senza turbamenti, e con l’assenza di dolori che affliggono il corpo, ossia con uno stato di tranquillità privo di preoccupazioni. Tutti aspiriamo a essere felici, a vivere i nostri anni senza essere gravati da malanni, da sofferenze o da angosce. Siamo anche consapevoli che la felicità è qualcosa a cui possiamo aspirare, ma non possiamo essere noi a decidere per la nostra felicità. Chi è o sarà felice non lo stabiliamo noi; -taglio- al massimo possiamo contribuire a rendere felice qualcuno o noi stessi. Inoltre, la felicità può durare anni o può ridursi a un solo attimo. Chi può dire di essere stato felice sempre, per tutta la sua esistenza? Secondo Aristotele per stabilire se un individuo può dirsi felice bisogna aspettare la sua morte, perché fino a quando sarà in vita la sua felicità può improvvisamente mutare e renderlo il più infelice degli uomini. L’argomento felicità è stato oggetto di interesse speculativo di quasi tutti i filosofi fin dall’antichità, e per raggiungerla hanno anche proposto i loro consigli. L’eudemonia, la felicità, per i filosofi greci era uno dei fini della vita e ogni uomo doveva impegnarsi con tutti i suoi mezzi per raggiungerla. Ma erano anche convinti che la loro felicità era legata al volere degli dei. Inimicarsi o oltraggiare una divinità era la cosa peggiore che si potesse fare, e questa cosa poteva compromettere irreversibilmente la propria vita, felicità compresa. Non mancano nella mitologia greca personaggi colpiti da disgrazie e condannati all’infelicità per essere stati empi. Uno dei primi filosofi a parlare di felicità è stato Socrate, secondo quanto afferma Platone. Per Socrate la felicità non è legata ai beni materiali, alle ricchezze o al potere, ma si raggiunge con la virtù, con l’agire morale, e conoscendo sé stessi. Socrate nel Gorgia di Platone afferma che: “…chi è onesto e buono, uomo o donna che sia, è felice, e che l’ingiusto e malvagio è infelice”. Per Platone, la felicità si raggiunge attraverso la contemplazione del sommo Bene e del mondo delle idee, e partecipando inoltre alla gestione della polis. Platone nel libro La Repubblica, capitoli IV e V, ci descrive la città ideale Kallipolis, città bella. Le caratteristiche di questa città che la fanno bella e vivibile sono quelle di essere una comunità in cui vige la giustizia, -taglio2-l’ordine, la distribuzione di compiti e ruoli tra i cittadini, e a governarla sono i filosofi. Una città siffatta oltre a essere bella e vivibile favorisce anche la felicità dei suoi abitanti. Anche Aristotele è perfettamente consapevole che gli uomini vogliono essere felici, e questa cosa si può realizzare non attraverso ricchezze e potere, ma vivendo in modo virtuoso e razionale; però non condivide l’idea di Socrate e di Platone che per essere felici basta essere virtuosi. In pratica una vita spesa nella rettitudine morale non darebbe la felicità se contemporaneamente si soffrisse di dolori fisici o psicologici: ricchezze, potere, amici non renderebbero mai felice una persona che soffre. Epicuro è ricordato come il filosofo della felicità e del piacere fisico, ma non è proprio così, basta leggere la Lettera sulla felicità o Lettera a Meneceo per rendersene conto. In questa epistola Epicuro ci dice che la felicità si ottiene attraverso il piacere, ma è un piacere moderato, da intendere soprattutto come assenza di dolore e assenza di turbamento dell’anima. Inoltre per essere felici non bisogna temere la morte, giacché quando c’è lei non si siamo noi, e quando ci siamo noi non c’è lei. Anche per gli stoici lo scopo della vita è quello di raggiungere la felicità, che possiamo guadagnare in due modi: seguendo i desideri del corpo o della ragione. Anche per gli stoici ricchezze, potere e piaceri fisici non danno la felicità. Per loro la felicità si consegue esercitando la virtù e la ragione, cosa che ci fa essere in armonia con la natura.