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La cultura ai tempi del Covid

di Maria Paola Di Palma

Numero 218 - Marzo 2021

Le tecnologie a sostegno di una fattiva rinascita culturale


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-98% di incassi al botteghino di cinema e teatri, - 40 % di fatturato per oltre il 70% delle aziende del comparto cultura e intrattenimento, 840mila i lavoratori che temono per la mancanza di occupazione e per il loro futuro così incerto, queste le cifre e le percentuali, in grandi linee,-taglio- per una “cultura” inerme sotto il giogo della pandemia. Eppure la cultura è considerata una parte essenziale della nostra vita, ma mai come in questo anno ( ndr. siamo ormai nel mese in cui iniziò il primo lockdown e ancora non riusciamo ad intravedere la fine) è stata a rischio. La pandemia contro cui stiamo combattendo ormai sembra non voler allentare la sua morsa e ha colpito tanti settori, tra questi quello della cultura, degli eventi, dello spettacolo, del cinema, che ha dovuto dire addio ormai per un lungo periodo alla sua programmazione, creando un malessere economico e sociale senza precedenti. Il coronavirus dà la stretta finale ad un settore, soprattutto la compagine legata al teatro, al cinema, alla musica classica e leggera, già da anni in crisi per mancanza di adeguati investimenti. Tutti coloro che operano in tali settori si sentono dimenticati, abbandonati, perché il Ministero e gli Enti di riferimento sembrano non comprendere l’importanza e il ruolo della produzione culturale nel funzionamento dei sistemi sociali ed economici. Per rialzarsi da questa grave crisi e ridare speranza alla compagine culturale si può pensare, e quindi attivarsi in tal senso, di sfruttare a 360 gradi le tecnologie, a partire da eventi e manifestazioni. La rinascita culturale non può prescindere dalla proposta di programmi di eventi, spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche, concerti musicali, incontri con autori, performance di danza, laboratori per bambini, senza dimenticare i musei e le mostre ospitate nei luoghi culturali. Anche Papa Francesco è intervenuto in tal senso con l’enciclica, “Laudato Si’”, dove ha ricordato: “Il patrimonio storico, artistico e culturale è parte dell’identità comune di un luogo e base per costruire città abitabili. -taglio2-Una cultura intesa non solo come i monumenti del passato, ma nel suo senso vivo, dinamico e partecipativo”. Si deve, dunque, pensare di trasformare il dramma del Covid-19 in un’opportunità, dando una svolta digitale al settore cultura, come afferma nel suo programma anche il Presidente del Consiglio Mario Draghi: “Anche nel nostro Paese alcuni modelli di crescita dovranno cambiare. Ad esempio il modello di turismo, un’attività che prima della pandemia rappresentava il 14% del totale delle nostre attività economiche. Imprese e lavoratori in quel settore vanno aiutati ad uscire dal disastro creato dalla pandemia. Ma senza scordare che il nostro turismo avrà un futuro se non dimentichiamo che esso vive della nostra capacità di preservare, cioè almeno non sciupare, città d’arte, luoghi e tradizioni che successive generazioni attraverso molti secoli hanno saputo preservare e ci hanno tramandato, non sarà come riaccendere la luce. Non si tratterà di riprendere da dove interrotto, ma fare meglio…”. L’emergenza sanitaria ha dettato nuovi ritmi e nuove priorità, grazie a tecnologie e strumenti che permettono di ampliare l’offerta, la cultura può ripartire e riprendersi, ritornando ad essere un importante collante sociale. App e piattaforme progettate ad hoc possono essere le risorse privilegiate per potenziare un approccio human-centric, amplificando l’esperienza immersiva delle persone: nei luoghi, nelle opere e negli eventi. Bisogna iniziare, dunque, a scoprire il territorio circostante con tutte le sue ricchezze, pianificare un turismo enogastronomico di qualità, con un nuovo modo di pensare alla cultura, e nel pieno rispetto della norme di sicurezza. Non perdiamo l’opportunità che ci offrono le tecnologie digitali per soccorrere la cultura, salvare il nostro patrimonio e risollevarlo da un incubo che ormai dura da troppo tempo.





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