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L’isola delle tradizioni

di Yvonne Carbonaro

Numero 201 - Luglio-agosto 2019

L’arcipelago campano si compone di tre meravigliose isole con caratteristiche diverse: Capri, azzurra e mondana, luogo prediletto dagli imperatori romani e poi da artisti e intellettuali di tutto il mondo, Ischia...


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L’arcipelago campano si compone di tre meravigliose isole con caratteristiche diverse: Capri, azzurra e mondana, luogo prediletto dagli imperatori romani e poi da artisti e intellettuali di tutto il mondo, Ischia, lussureggiante di verde, antica colonia greca, ricca di acque termali e infine Procida che è la più piccola delle tre e la più vicina alla terraferma: Monte di Procida, una volta proprietà della stessa isola, da cui la separa il Canale di Procida largo 3,4 km. Come Ischia ha origini vulcaniche ed è formata da una piattaforma tufacea. Il rilievo più elevato è Terra Murata con un borgo fortificato di origine medioevale e il penitenziario, (era una volta il Palazzo d’Avalos), di cui parla Elsa Morante nel romanzo: “L’isola di Arturo”. Il carcere, dismesso nel dopoguerra, sarà destinato ad attività culturali. A differenza delle altre due isole, Procida conserva abitudini e tradizioni fortemente radicate che il turismo di massa non ha mai potuto cancellare. -taglio- Accoglie volentieri i turisti, ma resta schiva e gelosa della propria cultura, delle proprie consuetudini e della propria storia. Nei borghi marinari l’architettura è tipicamente mediterranea-popolare con ingressi su scalinate ad archi rampanti e facciate di vari colori che compongono una cartolina simpaticamente policroma. Il centro storico conserva invece evidenti tracce architettoniche delle varie fasi storiche e delle varie dominazioni che nei secoli hanno riguardato il regno di Napoli e dunque palazzi signorili e imponenti chiese. Molto coreografica è la processione del Venerdì Santo che ogni anno raccoglie una moltitudine di fedeli e di turisti. La devozione popolare perpetua il culto del patrono San Michele l’8 maggio e il 29 settembre quando la statua d’oro e argento viene scortata in giro per l’isola in memoria dei suoi molti miracoli. Il più importante, secondo la leggenda, fu in occasione della seconda distruttiva incursione del pirata Barbarossa nel 1535, quando l’arcangelo con la sua spada di fuoco mise in fuga gli invasori. Infine, durante la "Sagra del Mare di Procida", che sancisce il legame dell’isola con il mare, che ha inizio il venerdì con la Messa in Memoria dei Caduti in Mare, ogni anno ha luogo l’elezione di “Graziella”, scelta tra le più belle fanciulle del luogo. Ciò in ricordo della protagonista dell’omonimo romanzo autobiografico dello scrittore romantico francese Alphonse de Lamartine del 1856, la dolce Graziella che lo scrittore conobbe e amò giungendo naufrago sulle coste di Procida. Il perimetro dell’isola è estremamente frastagliato. Le coste, in parte basse e sabbiose, offrono comode spiaggette. Le parti a picco sul mare, con grandi grotte che furono rifugio di pirati, hanno consentito la creazione di tre porticcioli sui vari versanti dell'isola. Il porto commerciale di Marina Grande, dove -taglio2- attraccano i traghetti e gli aliscafi. La Corricella, che è stata set di molte scene del celebre film “Il postino” con Massimo Troisi, e che si presenta come un caratteristico borgo di pescatori fermo nel tempo con i cumuli di reti ordinatamente piegate sul molo e i piccoli pescherecci pronti a salpare. La Chiaiolella, porticciolo turistico a sud. Circumnavigare l’isola in barca a vela e approdare alla Corricella o alla Chiaiolella d’estate nei giorni feriali, è un’esperienza piacevole e rilassante, “a misura d’uomo”, decisamente non stressante come può avvenire ad Ischia, o proibitiva come a Capri, il cui molo turistico è riservato per lo più ai grandi panfili e yacht miliardari. Il mare di Procida è area marina protetta e il vicino isolotto di Vivara fu riserva di caccia del re Carlo di Borbone che la popolò di fagiani, conigli e caprioli. Uno stretto ponte realizzato per far passare la condotta idrica, unisce l’isolotto a Procida. Dopo un lungo periodo di abbandono, Vivara è stata finalmente dichiarata, con decreto ministeriale 24/06/2002 “riserva naturale statale” nonché “sito di importanza comunitaria e zona di protezione speciale”. Nonostante le difficoltà che i pescatori incontrano ogni giorno di più per la crescente riduzione della quantità di pescato e le limitazioni legali, la vocazione alla pesca è qui ancora viva e attiva e, di conseguenza, la presenza di pesce fresco è assicurata sulle tavole dei ristoranti, che sono molti e di vari livelli. Da ricordare i “limoni di Procida”, che consentono di gustare sia la particolarissima insalata di limoni, confezionata con l’albedo (la parte bianca), che ha la caratteristica di essere dolce e spesso, e la polpa a pezzetti con olio, aglio, menta e peperoncino, sia la gradevolissima granita di limone.


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