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L'importanza di dirsi grazie

di Paola Ratti

Numero 230 - Maggio 2022

Intervista al giovane cantautore napoletano Joe Romano, che fa di nuovo centro con il singolo “Hallelujah”


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Dopo l'ottima accoglienza ricevuta da “Mona Lisa”, brano che vanta il featuring con Saturnino e Riccardo Onori, Joe Romano è uscito con un nuovo singolo dal titolo “Hallelujah" (in tutte le radio e digital store per Ondesonore Records in collaborazione con Collettivo Funk e Clockbeats. Il giovane cantautore della provincia di Napoli ci conquista con pezzo emozionale e coinvolgente, che si muove sui territori del pop più raffinato estendendosi fino a quelli del gospel. -taglio-Quale occasione migliore per intervistarlo? Come nasce “Hallelujah”? Ha qualcosa di autobiografico? “Hallelujah nasce in un momento di necessità, proprio quando avevo bisogno di dire 'Grazie' a me stesso e festeggiare godendomi pienamente anche i piccoli traguardi raggiunti, cosa che non faccio quasi mai. C’è tanto di autobiografico in questo brano, scrivo spesso di ciò che vivo in prima persona”. C’è un ingrediente spirituale in questo brano? “Non credo, ma alla fine la spiritualità è soggettiva, di sicuro c’è un aspetto legato alla parte più vera dell’anima quindi se questo entra a far parte della spiritualità ben venga. Riconnettersi ad un credo qualsiasi esso sia ci rende in qualche modo più forti e meno soli”. Che valore ha per te la parola “grazie”? “Per me 'Grazie' vuol dire 'Ti voglio bene', 'Ti rispetto', 'Ti sento vicino' e tanto altro ancora. Ha un valore estremo, sono una persona molto riconoscente e mi piace far risuonare questa parola. Ogni cosa accade o non accade per un motivo, dire Grazie perchè siamo lì in quel preciso momento è fondamentale per accettare cosa stiamo diventando!” Quali sono i generi musicali di cui si nutre la tua musica? E i tuoi punti di riferimento artistici? “Amo profondamente il Pop di fine anni ’80 inizio ’90. Mi nutro però spesso di RnB, Gospel e amo approfondire la storia dei generi e dei pionieri dell’arte. Ho una passione Viscerale per Michael Jackson e ammiro fortemente i The Journey, mentre nella musica attuale guardo a Bruno Mars come a una divinità”.-taglio2- È vero che ti eri messo a scrivere 365 canzoni in 365 giorni? Dove trovi l’ispirazione? “Si. Tutto vero, e lo sto ancora facendo, ma non diciamolo in giro. Per l’ispirazione ho imparato ad Ascoltare. Le persone hanno grandi storie o anche molto piccole che non vedono l’ora di raccontare, io sto lì prendo appunti, confronto con i libri e le storie dei miti che adoro e ci scrivo su. Mi piace avere ancora qualche storia personale nel cassetto e sapere che cambiando il punto di vista le cose assumono un altro vestito e possono regalarci altre infinite emozioni”. Quanto è stata importante, per la tua formazione, l’esperienza live? “Non si potrebbe fare solo Live? Cioè nel senso, io amo proprio il profumo dei palchi, smontare gli strumenti con la mia band, la birra post concerto, le lotte per le scalette, come migliorare lo show senza questi dettagli mi sentirei lontano a questo lavoro. Credo quindi che se ci fosse una scala da 1 a mille, risponderei duemila”. Cosa ti hanno insegnato i vari contest a cui hai partecipato (X Factor compreso)? Che se te la godi senza aspettative e fai solo quello che sai fare, senza doverti trasformare, le cose arrivano, se devono arrivare. Ho imparato che la mia foga agonistica doveva essere rivolta a me stesso e non agli altri, ho imparato a condividere e che è bello sentirsi parte di qualcosa di più grande. A pretendere il meglio da me stesso”. Progetti per il 2022? “Mi piacerebbe incidere un album. Credo di averne la necessità e di suonarlo in giro ovviamente. Portare la mia musica sulla bocca delle persone, emozionarmi e divertirmi, preparare un tour e farmi del male su un palco”.





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