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Keanu Reeves

Una bella persona

di Tommaso Martinelli

Numero 251 - Giugno 2024

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Tutti conosciamo ed amiamo il grande artista, capace di interpretare ruoli iconici passati alla storia del cinema internazionale. Ma nella vita reale è tutt’altro che il divo che potreste immaginare…


Tra gli attori hollywoodiani, oltre che per il suo notevole talento e per la sua straordinaria bellezza, è uno dei pochi, se non l’unico, apprezzato anche per la sua disarmante normalità. -taglio-Keanu Reeves, nonostante abbia sbancato il box-office a livello mondiale con film come “Matrix”, “Speed” e “Point break”, continua a condurre uno stile di vita simile, se non identico, a quello vissuto prima che i produttori di tutto il globo facessero a gara per averlo come protagonista dei propri kolossal. Keanu, come nasce la tua passione per la recitazione? “In una maniera direi spontanea, dettata da un’improvvisa esigenza avvenuta durante la fase adolescenziale. Ricordo ancora quando, per caso, decisi di prendere parte ad alcune recite scolastiche e quello che per molti miei amici di classe poteva rappresentare un semplice momento di divertimento, per me diventava un qualcosa di sempre più intenso. Quando i docenti ci chiedevano, per esempio, di portare in scena qualche opera di William Shakespeare, io lo percepivo come un grandissimo regalo, probabilmente perché in quel modo provavo un senso di libertà che nella vita di tutti giorni non vivevo. Recitare era terapeutico e lo è ancora oggi.” Rispetto a molti tuoi colleghi dello show-business sei molto poco mondano… “Questo, probabilmente perché è la parte di questo mestiere che mi interessa meno. Trovo molto più affascinante l’idea di calarmi ogni volta in panni differenti, capire la psicologia di differenti personaggi, vivere altre vite.” Mai un capriccio sul set: una mosca bianca nello scenario hollywoodiano… “Non vedo perché dovrei farne? Faccio un lavoro che coincide con la mia più grande passione artistica. Cosa potrei chiedere di più? I capricci, poi, mi sembrano troppo collegati a un senso di ingratitudine, che detesto e che per fortuna non provo mai.” Torni spesso in Italia, che ormai consideri una seconda casa… “La casa è quel luogo dove ti senti in pace con te stesso e con il mondo che ti circonda. In Italia, grazie ai suoi colori e al calore della gente, mi sento bene. Per questo, non appena gli impegni me lo consentono, ci torno sempre con ritrovato entusiasmo e con la voglia di scoprire nuovi posti.” In passato hai anche dichiarato che ti piace condurre una vita da nomade. Hai finalmente trovato il suo posto nel mondo? “Il mio posto è in tutto il mondo, perché precludersi la possibilità di sentirsi appartenenti a più di un posto nel mondo? Ho sempre amato i viaggi, la strada e l’idea che la mia casa fosse prettamente legata al set del film a cui stavo lavorando. È bello svegliarsi la mattina e metterci un po’ a capire dove ci si trovi e non vi nascondo che in qualche occasione ci ho messo un po’ a rendermene conto (sorride, ndr). Nonostante questo, però, ci sono dei momenti o dei periodi durante i quali, nel corso della nostra esistenza, è anche bello avere un unico punto di riferimento, un proprio nido, in cui potersi rintanare quando si ha voglia di staccare la spina e di meditare un po’. E anche di dedicarmi alla musica che, come dicevo prima, da sempre è un’altra delle mie più grandi passioni.” Tra gli ultimi film che ti hanno visto protagonista c’è “Matrix Resurrections”. Com’è stato tornare a vestire i panni del mitico Neo? “Emozionante, a dir poco. E non solo perché si tratta di un personaggio e di una saga cinematografica a cui il pubblico è, da diversi anni, molto legata. Ma anche perché il mio legame con Matrix rappresenta quel tipo di continuità che non è così scontata in un mestiere come il mio, dove invece è la discontinuità a farla da padrona. Tornare sul set, diretto da un regista formidabile come Lana Wachowski e ritrovare una collega come Carrie Ann Moss, che per l’occasione ha vestito nuovamente i panni di Trinity, lo considero un bellissimo regalo che la vita mi ha fatto.” Tra i vari messaggi che lancia la pellicola ce n’è uno legato alle seconde possibilità che, quando meno ce lo aspettiamo, la vita può offrire… “A ognuno di noi, credo sia capitato di ripartire da zero o di rinascere in un momento della propria esistenza in cui tutto sembrava definito in una determinata maniera, ma poi, invece, è accaduto altro. Secondo me, in quei momenti, è fondamentale attingere dalla nostra interiorità per riuscire a combattere e allo stesso tempo costruire quello che desideriamo per davvero. Certo, non che sia tutto così semplice, però poi, alla lunga, passo dopo passo, si possono raccogliere grandi soddisfazioni, addirittura più importanti e notevoli di quelle ottenute precedentemente. In quei momenti è fondamentale non essere accompagnati soltanto dalla speranza ma soprattutto dalla caparbietà che può fare la differenza, permettendoci di ritrovare anche una pace interiore.”

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