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Kate Hudson

Un amore folle

di Tommaso Martinelli

Numero 230 - Maggio 2022

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Questo l’approccio della bella e brava attrice al cinema ed ai personaggi che interpreta: “C’è bisogno di professionalità, ma è un lavoro che devi amare…”


Se volessimo condensare in una sola persona la forza di una donna mamma, moglie, attrice e business woman, Kate Hudson la rappresenterebbe al meglio. Nata dal secondo matrimonio dell'attrice Goldie Hawn col cantante Bill Hudson, i genitori divorziano quando Kate ha tre anni: cresce così con un altro divo di Hollywood, Kurt Russell, compagno della madre, che lei e il fratello Oliver considerano come loro padre. Fin da bambina, l’american blonde girl prende parte a vari spot pubblicitari, debuttando nel mondo del cinema nel 1998 con il film Desert Blue, seguito da 200 Cigarettes ed il Dottor T e le donne. L’indiscutibile fascino e il talento nella recitazione le permettono di costruire una carriera straordinaria sugellata nel 2001 con la nomination all'Oscar per il ruolo di Penny Lane in Quasi famosi, per cui vince un Golden Globe. Ottiene un ottimo riscontro anche sul piccolo schermo, quando entra nel cast di Glee, celebre telefilm che nella seconda decade del 2000 ha un successo unico negli Stati Uniti e in Europa. Mamma di tre figli - Ryder, avuto dall'ex marito Chris Robinson, cantante dei Black Croves; Bingham, nato dalla relazione con un altro cantante, Matt Bellamy dei Muse; Rani Rose, avuta dall’attuale compagno Danny Fujikawa – Kate è stata testimonial di importanti brand come Jimmy Choo e Campari ed è molto attiva nella fondazione della madre, The Hawn foundation, che si occupa di programmi educativi per bambini. Un vulcano di ironia e intelligenza Kate Hudson che continua a sedurre il pubblico del grande schermo con il suo sguardo magnetico anche nella sua ultima fatica cinematografica, Mona Lisa and the Blood Moon, film scritto e diretto da Ana Lily Amirpour che, dopo aver vinto nel 2016 il premio speciale della Giura con The Bad Batch, è tornata in Concorso all’ultimo Festival di Venezia con un colorato fantasy. Kate, torni al cinema con una pellicola originale. Cosa puoi anticiparci? “Mona Lisa and the Blood Moon evoca inevitabilmente le atmosfere degli anni Ottanta e Novanta. Racconta la storia di Mona Lisa Lee (interpretata da Jeon Jong-seo, ndr), una ragazza dotata di insoliti e pericolosi poteri che in una notte di luna piena scappa da un manicomio e tenta di cavarsela da sola a New Orleans. Tra una situazione rocambolesca e l’altra, incontra prima un affascinante ragazzo selvaggio e poi il mio personaggio, Bonnie Belle, una spogliarellista agguerrita che la adotta, e suo figlio Charlie. A Craig Robinson tocca il ruolo di un agente di polizia che non può molto contro chi può manipolare la tua mente…” Come descriveresti il tuo personaggio? “Quando ho letto la sceneggiatura ho pensato di trovarmi di fronte ad un personaggio straordinario e in qualche modo liberatorio. C’è una parte della mia anima che ha molto in comune con Bonnie Belle. È una donna che ha un fuoco acceso e vivo dentro di lei e che è riuscita a sopravvivere a tante situazioni difficili. Ho lavorato molto su di lei, grazie anche all’aiuto di Ana Lily, una delle mie registe preferite.” Cosa la contraddistingue da altri registi? “Collaborare con Ana Lily è un’esperienza fantastica. Un attore che ha la fortuna di lavorare con lei si espone, si mette in gioco con tutto sé stesso, facendo anche delle scelte che sono coraggiose.” Bonnie ha un legame molto stretto con suo figlio, il piccolo Charlie (l’attore Evan Whitten, ndr): com’è stato condividere il set con lui? “Sono madre di tre figli, amo con tutta me stessa i bambini. Evan è un bambino speciale: non veniva sul set semplicemente con la parte studiata a memoria. Proponeva delle sue idee e così è stato facile improvvisare con lui. Per quanto riguarda i personaggi che abbiamo interpretato, sicuramente il rapporto che Bonnie ha con suo figlio Charlie è completamente diverso da quello che io ho con i miei figli. In molti casi lei si trova a non avere a disposizione gli strumenti necessari per essere una figura materna convenzionale. In qualche modo sopravvive solo per suo figlio e questo la porta ad essere disposta a tutto per proteggerlo.” I protagonisti del film sono tutti degli outsider: ti sei mai sentita “diversa”? “Certo, assolutamente. Sono convinta, però, che tutte le persone che fanno arte intrinsecamente si sentano degli outsider o, comunque, di non appartenere per forza a qualcosa, cercando il proprio spazio nel mondo. Quello che c’è di speciale in questa storia è la connessione, il legame che si crea tra il mio personaggio e Mona Lisa: è grazie a questo incontro che Bonnie si lascia trascinare dalla voglia di libertà della ragazza.” Ricordi un episodio particolarmente folle durante le riprese? “Una sera particolarmente calda, c’erano all’incirca 37 gradi, abbiamo girato la scena di un inseguimento per le strade di New Orleans. Ad un certo punto mi volto e vedo Ana Lily, la regista, vestita da clown. Non volevo credere ai miei occhi (ride, ndr).” Perché hai scelto di fare l’attrice? “Adoro il mio mestiere. Riusciamo ad esprimerci e ad emozionare chi ci guarda, a prescindere da quello che stiamo facendo, che sia drammatico o bizzarro.” Che ruolo ha il cinema nella tua vita? “Enorme ma cerco di spiegarlo raccontando un aneddoto. Mentre ero sul set di Mona Lisa and the Blood Moon una volta mi sono ritrovata sdraiata per terra alle tre e mezzo del mattino in piena Bourbon Street (strada nel cuore dell'antico Quartiere francese a New Orleans, ndr). Così ho pensato: “Facciamo davvero delle cose folli per il cinema!”.”

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