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Josephine Bacon

di Maresa Galli

Numero 197 - Marzo 2019

Molte lingue nel mondo sono destinate a scomparire, cancellando così memorie di culture e di luoghi preziosi nella storia dell’umanità. Autori tenaci si impegnano perché ciò non accada...


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Molte lingue nel mondo sono destinate a scomparire, cancellando così memorie di culture e di luoghi preziosi nella storia dell’umanità. Autori tenaci si impegnano perché ciò non accada. È il caso di Joséphine Bacon, classe ‘47, originaria di Pessamit, nel Québec, riserva indiana all’imbocco del fiume Betsiamites, poetessa, traduttrice, interprete, documentarista di lingua Innu. Scrive in Innu-aimun e in francese e spazia dalla scrittura di versi a quella per il cinema e per la televisione. È considerata autrice simbolo del Québec per il suo impegno a favore della valorizzazione della cultura, della tradizione orale e della storia di questa Prima Nazione, così come vengono chiamate in Québec le nazioni prima della colonizzazione europea. -taglio- Da oltre quarant’anni insegna l’innu-aimun e tiene numerosi laboratori di scrittura e conferenze nelle università e presso le comunità autoctone (Pessamit, Escoumins, Pointe-Bleue, Natashquan, Obedjiwan, Sept-îles e Odanak). Insignita di un dottorato honoris causa dall’Université Laval, pubblica la sua prima raccolta di poesie nel 2009, “Bâtons à message / Tshissinuashitakana”, benché i versi le appartengano da sempre come memoria antica degli avi. “Bâtons à message” è dedicata ai nomadi itineranti. Pubblica in seguito, in collaborazione con José Aquelin, “Nous sommes tous des sauvages”, “Un thé dans la toundra” (finalista al Prix du Gouverneur général e finalista al Grand Prix du livre de Montréal), “Uiesh-Quelque part”. Insignita di numerosi riconoscimenti, tra i quali spiccano il premio dei lettori del “Marché de la poésie de Montréal”, nominata “Companion of the Order of Arts and Letters of Quebec”, vince il Premio Internazionale Ostana per la scrittura in lingua madre nel 2018. Attivissima, partecipa a reading, scrive per riviste europee e del Québec ed è voce narrante di documentari, cortometraggi e serie tv. -taglio2- Anche autrice di alcuni testi dello spettacolo di Chloé Sainte-Marie, “Nitshisseniten e tshissenitamin”, ha partecipato alle tredici puntate di “Mupu”, alle serie “Carcajou Mikun”, “Finding our talk” e “Innu-Assi”. Con la sua scrittura fa immergere i lettori nel fascino della tundra, nei riti di caccia, nei territori di sciamani in “una Terra vivente che possiede un’anima”. Nella sua raccolta “Un thé dans la toundra/ Nipishapui nete mushuat” (2013), la sua poesia parla proprio di questi territori, con rispetto e amore. “La tundra – spiega - mi ha insegnato a sentire i suoi battiti e insieme ai suoi anche quelli degli spiriti dei viventi e dei defunti. Grazie a lei ho sentito i battiti dei sogni che si compiono. L’attraversamento della tundra mi ha permesso di respirare la Terra e di calpestarne gli spazi”. Nei suoi interventi letterari in giro per il mondo prosegue infaticabile il cammino di ambasciatrice di una tradizione secolare trasmessa oralmente dagli anziani la cui voce si aggiunge oggi alla sua voce di cantore resiliente e rispettoso della vita in ogni suo battito.





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